Dopo i successi registrati con le precedenti pubblicazioni “Sassi d’amore”, “Matera nel cuore” e “Poesia, senso d’amore” il poeta e giornalista materano Carlo Abbatino ha pubblicato una nuova raccolta di poesie dal titolo “E’ sempre e ancora amore”, Magi editore.
La pubblicazione è un omaggio a Dante Alighieri nel 700° anniversario della sua morte e proprio per questa motivazione Carlo Abbatino riceverà dall’editore il Gran trofeo omaggio a Dante Alighieri.
Il libro di poesie “E’ sempre e ancora amore” di Carlo Abbatino disponibile nelle librerie Mondadori in piazza Vittorio Veneto e libreria dell’Arco in via delle Beccherie (via Margherita) nel centro storico di Matera.
L’editore Luigi Ruggeri dichiara: Carlo Abbatino è un “cantore moderno dell’amore”. I suoi scritti possono definirsi un concentrato di tracce di Umanesimo, da cui emerge come la visione dell’uomo sia fortemente rivalutata e non solo come qualcosa di fragile e precario di fronte alla grandezza di Dio.
Una fiducia ottimistica nelle capacità dell’uomo di plasmare la propria vita e di ricercare la propria felicità in questa terra con le sue capacità.
È chiaro ed evidente quindi che la lettura di queste poesie risenta della cultura umanistica che considera l’uomo non come soggetto ma come oggetto: una vera e propria ultima diga, perché il cervello maturi pensieri forti sul piano del contenuto e non deboli, superficiale, acritici; cioè un non-pensiero.
Umanesimo cristiano questo del Nostro alla sequela della corrente umanista, diffusa nel XVI secolo soprattutto in Francia, Fiandre e Germania, che intendeva conciliare i principi base dell’Umanesimo con il cristianesimo.
Con parole che sanno di vero, Abbatino, parla di sé, della sua vita, dei suoi affanni e dolori, proponendo il tutto con un alone di umanesimo idoneo ad arginare quel vento prepotente che in ogni epoca, ha messo in crisi la difesa dell’uomo nella sua soggettività.
Carlo, forte della sua nobiltà d’animo, ci insegna come bisogna essere capaci di produrre passione, sentimento e pensiero, perché ognuno di noi veramente viva, e non diventi un soggetto solipsistico, quasi come un atomo di solitudine, un corpo senz’anima e senza dignità.
E il suo linguaggio, fatto di parole illuminate e illuminanti, può essere uno strumento al servizio di chi volesse utilizzarlo per non omologare tutto e tutti.
La sua è una “Voce” che si erge chiara con chiare riflessioni espressioni di un “viaggio verso l’ignoto”, ricerca aperta e cammino infinito per cercare un tentativo di poter secolarizzare la reliquia del ricordo.
Poesia anche come “canto” che proviene da una ferita sanguinante dell’anima, caratterizzata dal continuo cogliere il “frutto della memoria” esercitato senza mai sciuparne il suo delicato e nostalgico fiore.
Come per Giovanni Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa, anche per Carlo, lo scritto deve provenire da un poeta fanciullo capace di arrivare alla verità mediante l’irrazionalità e l’intuizione. La poesia diventa così analogica, cioè svelamento o di scoperta e non di invenzione.
E per ciò che concerne il linguaggio v’è da osservare come esso sia uno strumento al servizio di chi volesse utilizzarlo per non omologare tutto e tutti.
E proclama Abbatino questo cristianesimo del “fare” per sostenere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e per sconfiggere l’emarginazione sociale, che rigetti ogni forma di discriminazione.
A conclusione di questa mia presentazione, avverto il bisogno di ringraziare Carlo per l’ennesimo contributo offerto con la Sua poesia, voce forte, per proclamare quanto di più bello esiste ancora nel cuore di uomini e donne.
Egli, in questa epoca difficile riesce a far urlare i tanti silenzi sapendo guardare oltre l’invisibile e non tacendo mai davanti al visibile.
La sua voce potrebbe apparire per certi versi troppo dottrinale; non è così perché si tratta comunque di presenza viva e necessaria, perché la poesia appartenendo all’uomo come l’uomo alla poesia non si rassegnerà al disamore e alla disumanità: la poesia non abbandonerà mai l’uomo.
Il giorno che avverrà vuol dire che l’uomo è morto, come un prodotto tra le merci sul bancone di un mercato.
Nella foto Carlo Abbatino in piazza Vittorio Veneto a Matera (foto www.SassiLive.it)