C’è l’intesa sulla campagna 2021 del pomodoro da industria al Centro Sud. Dopo una lunga trattativa, l’Anicav, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, e le OP, le Organizzazioni dei Produttori del bacino Centro Sud Italia hanno definito il Contratto Quadro d’area per la gestione della prossima campagna di trasformazione del pomodoro. Lo riferisce Cia-Agricoltori sottolineando che la Basilicata conferisce annualmente all’industria una produzione di circa 1,2 milioni di quintali che insiste su 1.200 – 1.300 ettari. La coltivazione del pomodoro da industria è concentrata nell’area nord della Basilicata, al confine con il Foggiano, principalmente nei comuni di Lavello, Palazzo San Gervasio, Montemilone, Melfi e Genzano di Lucania, tutti in provincia di Potenza. Nel giro di un decennio la produzione lucana si è quasi dimezzata.
Secondo l’intesa raggiunta le parti, sulla base di una serie di criteri oggettivi, hanno riconosciuto alla parte agricola un sovrapprezzo di 10 euro per i maggiori costi di produzione, sia sul lungo che sul tondo, assorbendo interamente quanto concesso nella scorsa campagna per le criticità legate alla siccità e all’emergenza sanitaria.
I prezzi medi di riferimento applicabili saranno: 105,00/ton per il pomodoro tondo e 115,00/ton per il pomodoro lungo, oltre a una maggiorazione del 40% per il biologico.
Con la firma del contratto quadro, le parti hanno confermato l’attenzione della filiera alla sostenibilità etica, ambientale e sociale.
In particolare, in un’ottica di tutela del territorio le OP si sono impegnate, anche attraverso la definizione di parametri qualitativi più restrittivi, a garantire una raccolta ecosostenibile e la consegna di un prodotto quanto più possibile privo di terreno e pietre al fine di venire incontro alle difficoltà registrate negli anni dalle aziende di trasformazione nella gestione del terriccio, soprattutto nel bacino idrografico del Sarno.
Le parti, inoltre, sosterranno e promuoveranno le attività connesse al reclutamento dei lavoratori e alla gestione telematica dell’offerta di lavoro e dei servizi di trasporto poste in essere nell’ambito del progetto “Fi.Le. – Filiera Legale”, finanziato a valere sul PON Legalità e la cui area di intervento è la provincia di Foggia.
Quella che si prospetta, in generale, è una campagna di trasformazione molto complessa per il pomodoro da industria in Italia. A fronte di un incremento programmato della produzione del 10/15%, bisognerà fare i conti con le difficoltà di approvvigionamento della banda stagnata e con il conseguente importante aumento del costo di acquisto delle scatole che, sommato agli ulteriori rincari, in particolare degli altri imballaggi e dell’energia, oltre che della stessa materia prima, andrà a gravare in modo significativo sul costo dei prodotti finiti.
Da qualche anno, come riferisce l’Alsia, la coltivazione del pomodoro da industria si sta diffondendo nuovamente anche nel Metapontino, grazie alle nuove varietà resistenti alle virosi. Di fatto, sono le O.P. che, sempre alla ricerca di terreni “freschi” ovvero liberi da parassiti che tipicamente si insediano per mancanza di rotazione, propongono contratti a nuovi agricoltori.
Anche il mercato del fresco viene alimentato per buona parte dalle campagne del Lavellese. Le varietà utilizzate sono le stesse di quelle citate per l’industria: di conseguenza, le piante non vengono tutorate né legate ma, a differenza del pomodoro destinato all’industria, la raccolta viene fatta esclusivamente a mano, ed più accurata. Questi pomodori vanno a soddisfare la richieste dei consumatori che tradizionalmente fanno la trasformazione in maniera artigianale.
Le coltivazioni di varietà prettamente “da mensa” sono in parte in Val d’Agri, dove si contano una decina di ettari le cui produzioni trovano sbocco sul mercato del Napoletano, parte nella valle del Mercure (Rotonda e Viggianello) con circa una dozzina di ha con le varietà Belmonte, Ancillotto, Fiorella, Oskar, ed infine poco altro nel Metapontino.