Per la rubrica “La storia siamo noi” Nino Vinciguerra ricorda il libraio materano Giacinto Calculli. Di seguito la nota integrale.
Nino Vinciguerra: “Giacinto Calculli, la coerenza di un libraio”.
Un palazzo che domina Piazza Vittorio Veneto è quello del Banco di Napoli. Un edificio che evidenzia, in tutta la sua espressione, l’architettura adottata dal regime fascista. E’ una di quelle strutture sorte all’indomani dell’elevazione di Matera a capoluogo di provincia (R.D. n.1 del 2 gennaio 1927); fu inaugurato il 20 maggio 1940 ma la sua costruzione ebbe inizio nel 1936 quando il “progresso” decise di abbattere la vecchia palazzina sede della Cartolibreria Calculli. Questa attività commerciale rappresentava un punto di riferimento culturale anche perché era l’unica fornita di libri di elevato livello. Il titolare era un personaggio “del popolo” che ha coniugato la sua vita con quella della città e dei cittadini materani: Giacinto Calculli (1884-1958), per tutti don Giacinto, libraio. Benestante, con occhialini tondi dalle lenti azzurre, era la classica figura di libraio. Esageratamente parsimonioso (batteva sul vetro del bancone il pennino per accertarsi che fosse davvero uno) e non risparmiava rimproveri a chi osava appoggiarsi alle vetrine del suo negozio. Eppure quel personaggio burbero, accorto nella vendita, poco cerimonioso ma colto, si svelava premuroso verso il lettore attento a cui, addirittura, faceva credito. Don Giacinto amava il riconoscimento di libraio cittadino ed era disponibile verso i giovani studenti con i quali si poneva come riferimento culturale. Infatti dava poco ascolto ai clienti comuni preferendo discutere con i frequentatori interessati e con clienti di cui aveva potuto apprezzare doti e buona volontà; a questi, soprattutto se giovani studenti, dispensava consigli e offriva le novità letterarie e giornalistiche. Era stato amministratore del periodico socialista “Il Sasso” che si pubblicò a Matera, in piena guerra, tra il 1914 e il 1916 (il Direttore Responsabile era l’avv. Donato Leone); un piccolo giornale che, pur con ingenuità e incongruenze tecniche e redazionali, collegava la politica nazionale alle battaglie locali. Con l’avvento del fascismo Calculli subì spesso vessazioni e angherie di vari piccolo-borghesi sistematisi nelle strutture del nuovo regime, proprio a causa della sua palesata fede socialista; pur pagando spiacevoli conseguenze (dalla plateale rottura delle insegne del suo negozio al boicottaggio dell’attività commerciale, dal divieto di visite di amici che si intrattenevano nella saletta interna della libreria alla cessione degli stabili dov’erano ubicate la libreria stessa e la sua abitazione) non si era mai piegato al nuovo ordine. Nel 1931 però stava per trasferirsi in Toscana su invito degli editori Laterza che gli avrebbero concesso il loro deposito regionale ma non se ne fece nulla per l’improvvisa perdita di un figlio. Nel dopoguerra, con l’affermarsi di nuovi canali culturali e con “l’evoluzione” di altre librerie, per molti il rapporto con l’anziano e ormai stanco libraio divenne più rado e, mestamente, quel pezzo di storia cittadina, la libreria Calculli, chiuse per sempre i battenti.
Bibliografia: Sacco Leonardo, Matera contemporanea, Cultura e società, Basilicata Editrice, Matera 1983)