“Il Rapporto Svimez “Il lavoro nella pandemia: impatti e prospettive per persone, settori e territori” contiene un avvertimento da non sottovalutare: è possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora piu’ negativi rispetto alle loro aspettative perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati specie in tema di innovazione e digitale. Dopo lo studio precedente di maggio, sempre della Svimez, sul rischio di espulsione dal mercato per quasi 20 mila imprese meridionali, siamo di fronte ad una sorta di “ultima chiamata” per Governo, Regioni, associazioni di categoria ad adoperarsi presto e bene per la sopravvivenza delle imprese del Sud”. E’ quanto evidenzia Alfredo Cestari (ItalAfrica) sottolineando che nel rapporto viene messo in evidenza come le imprese a rischio di chiusura siano quelle che “hanno forti difficoltà a ‘resistere’ alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021”. Quasi la metà (48%) delle imprese italiane è fragile (non innovative, non digitalizzate e non esportatrici). Al Sud arrivano al 55%, per quasi il 50% al Centro, per il 46% e il 41% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est.
“Per questa ragione – sostiene Cestari – diamo grande rilevanza al protocollo di intesa siglato tra il ministro per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, Luigi di Maio, e il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, per rilanciare l’imprenditoria e l’economia del Mezzogiorno, puntando sempre più efficacemente sull’internazionalizzazione del suo sistema produttivo. Una strategia che seguiamo con grande attenzione e sosteniamo con il massimo impegno.
Per invertire la rotta, quindi, l’intesa mira anzitutto a sistematizzare le iniziative a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese meridionali, attraverso la definizione comune di specifiche progettualità che potranno trovare collocazione all’interno della programmazione 2021-2027 dei fondi di coesione dell’Unione Europea. A queste si affiancheranno sempre più iniziative per il rafforzamento della competitività delle imprese, puntando con decisione sulla digitalizzazione.
Gli appuntamenti ravvicinati del G20 a Matera e in altre città del Sud – continua – si caricano dunque di nuove aspettative in particolare per la promozione dell’area appulo-lucana che si prepara alla ripartenza del turismo e all’attrazione di investimenti mettendo al centro le opportunità della Zes Jonica, a quello degli scambi commerciali con l’altra sponda del Mediterraneo di cui il porto di Taranto è l’approdo naturale sino ad investimenti di imprese italiane del Sud in Africa.
Partendo dalla necessità di utilizzare al meglio il G20 per rilanciare l’attrattività del Mezzogiorno – riferisce Cestari – ItalAfrica sta lavorando da tempo per la promozione delle ZES di Puglia-Basilicata, Campania e Calabria. La strategia proposta è di operare a favore dello sviluppo delle Regioni del Sud a rischio spopolamento con una serie di progetti di investimento di grandi dimensioni utili a creare nuovi posti di lavoro e condizioni di vita migliori per i residenti. Al centro le proposte di “Sud, polo magnetico”, che in sintesi consiste nel mettere a disposizione del sistema economico, produttivo e istituzionale il prodotto delle analisi socio-economiche quale strumento di supporto alla individuazione di nuovi mercati per le imprese del Sud che si trovano davanti una realtà trasformata dalla crisi e nella quale sono chiamate ad operare con maggiore competitività. In sintesi – conclude – indichiamo un percorso che guarda a breve termine alla sopravvivenza e a medio termine al rilancio dell’imprenditoria locale”.