Meno del 10% delle imprese del Sud – come ha riferito di recente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio -attinge alle risorse nazionali per la promozione delle imprese italiane all’estero, pari a 5,4 miliardi di euro. E’ essenziale interrogarsi sui motivi e correre ai ripari. Lo afferma Alfredo Cestari (ItalAfrica) sottolineando che informazione, consulenza ed assistenza sono gli strumenti privilegiati per utilizzare i numerosi canali di agevolazione messi a disposizione dal governo dopo la firma del Patto per l’Export. È un’esigenza forte per tutto il Paese, ma essenziale per il Sud: negli scorsi mesi, infatti, su un totale di 100 imprese richiedenti incentivi, soltanto 8 domande sono pervenute da aziende meridionali. Il Mezzogiorno sconta ritardi su “formazione e innovazione tecnologica .Anche per questo Ministero degli Esteri e Ministero del Sud (Carfagna) hanno siglato un Protocollo finalizzato a rafforzare la capacità delle nostre aziende meridionali di competere sul mercato. Non ci sono più alibi per l’emergenza pandemica: nel 2020, nonostante il Covid, la forbice tra import ed export è stata positiva. L’export delle imprese ha resistito alla pandemia e da lì dobbiamo ripartire e investire: una opportunità straordinaria di rinascita per tutto il sistema, dalle imprese già affermate sui mercati esteri a quelle più piccole delle filiere. Ora la sfida è far conoscere all’estero il made in Italy, tutto quello che l’Italia esprime di buono sul proprio territorio.
Per Cestari c’è un appuntamento da non sottovalutare: EXPO DUBAI al quale tutte le Regioni anche del Sud si preparano in ordine sparso e, fatto ancora più grave, senza un programma di promozione come se bastasse mettere in vetrina un po’di cose. Se non si corre ai ripari si rischia l’ennesima opportunità sprecata per promuovere il tessuto produttivo delle Regioni sostenendo ed espandendo in modo strategico le opportunità commerciali, di collaborazione industriale, di trasferimento tecnologico e di investimento prevalentemente delle pmi sui mercati internazionali. Serve una strategia per supportare la penetrazione delle filiere produttive sui mercati internazionali, favorendo in particolare l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese”.