La Società Cooperativa Sociale Il Cerchio Magico in una nota chiede al Comune di Venosa la sospensione del bando di locazione asilo nido. Di seguito la nota integrale.
“Non torneremo alla normalità, perché la stessa era il problema”. Era lo slogan che maggiormente riecheggiava dai balconi dei cittadini italiani durante il periodo più aspro della pandemia che ha incrociato la nostra storia; i momenti di isolamento hanno spinto ognuno di noi a ripensare alle proprie priorità e ad affrontare con maggiore consapevolezza il futuro. Si auspicava che anche le istituzioni potessero riflettere su misure da mettere in campo per rendere più efficaci gli interventi ed intercettare le reali necessità di un Paese già penalizzato da importanti contraddizioni prima dell’avvento del virus.
Abbiamo, infatti, apprezzato la linea politica d’indirizzo, esplicitata dal Governo nel corso del precedente anno, che rimetteva al centro del dibattito il contrasto alla povertà educativa, la riacquisizione degli spazi comuni da parte dei bambini e la tutela dell’infanzia, intesa come parte sociale più esposta alle conseguenze di un evento straordinario e dall’impatto devastante. Abbiamo cercato, quindi, di cogliere immediatamente la possibilità e proporre modelli educativi alternativi che permettessero ai bambini di riprendere il loro ruolo all’interno della comunità, partendo dalla loro gestione dei momenti difficili e dall’esempio che hanno rappresentato nella ricerca di stimoli positivi, nonostante le limitazioni imposte. L’esperienza del “Centro Estivo Campo Natura 2020” non aveva convinto solo noi del fatto che un nuovo approccio fosse possibile, ma anche le famiglie della città, entusiaste di vedere i progressi quotidiani dei propri piccoli e i benefici che ne sono scaturiti.
Siamo rimasti basiti, invece, dopo la lettura del bando di gara per la locazione dell’immobile comunale ad uso asilo nido e le nostre perplessità sono cominciate addirittura dalla constatazione del solo titolo; preoccupa il fatto che in un rapporto tra l’ente e il futuro soggetto assegnatario, il Comune risulti un mero locatore e non rimanga titolare di un servizio così importante per la comunità, rinunciando a contributi regionali destinati agli asili nido e minando seriamente la gestione da parte delle realtà imprenditoriali del territorio. Da un sommario studio di fattibilità ci risulta che in assenza di un sostegno pubblico, la retta minima ammonterebbe a circa 600€ a bambino, caricando le famiglie di un costo eccessivo ed escludendo dalla partecipazione le fasce meno abbienti della popolazione. Ciò comporterebbe una riduzione significativa della domanda, non consentendo all’impresa sociale di svolgere al meglio la propria funzione e di sostenere i relativi costi, nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di lavoro e sicurezza.
Alla luce di quanto esposto, siamo dell’idea che il titolo della locazione rappresenti sì uno scarico di responsabilità da parte dell’amministrazione comunale, ma abbia anche la presunzione di vincolare l’ente gestore alla fornitura del servizio con una qualità maggiore e con risorse decisamente non adeguate agli standard richiesti.
Qualeazienda investirebbe nella gestione di un servizio che vedrebbe rientrare esclusivamente le spese relative al personale?
Quale sarebbe la qualità delle attività proposte in assenza di risorse, essendo le stesse quasi esclusivamente destinate al pagamento dei dipendenti?
Quante famiglie versano in condizioni talmente favorevoli da poter sostenere una retta così elevata, sapendo che la media nazionale è di circa 300€?
Sarebbe opportuna una revisione del bando in oggetto, coinvolgendo magari le parti sociali impegnate da anni nella tutela dei diritti dell’infanzia in una più efficace programmazione, analizzando in maniera più approfondita anche le voci di spesa da sostenere, per favorire il raggiungimento dell’obiettivo di miglioramento. Un paradosso
La scrivente Cooperativa non presenterà la propria offerta economica per le ragioni già esplicitate, ma intende esprimere il proprio dissenso verso una linea politica che sembra andare in direzione totalmente opposta a quelle che sono le necessità sociali ed imprenditoriali della realtà nella quale viviamo. Chiediamo fortemente di garantire maggiore considerazione e rispetto nei confronti di un settore relegato agli ultimi posti nel dibattito politico, ma che, ad oggi, rappresenta inequivocabilmente una delle maggiori possibilità occupazionali per le nuove generazioni, contrastando lo spopolamento e la perdita di importanti risorse umane, utili a far ripartire adeguatamente il nostro territorio.
Ci auguriamo che oggi non sia la data di scadenza di un bando che comprometterebbe incontrovertibilmente il futuro della nostra comunità, ma l’inizio di un serio ragionamento che porti ad investire efficacemente nell’educazione e nell’istruzione dei nostri bambini, mettendo a disposizione strumenti adeguati alle loro esigenze, che tanto abbiamo detto di aver compreso non più di qualche mese fa.