Piazza Duomo, lo spazio adiacente la Cattedrale di Matera, ha accolto clero, fedeli, Pastori dell’Anima e Cavalieri di Maria Santissima della Bruna per la seconda Messa celebrata da Monsignor Pino Caiazzo in onore di Maria Santissima della Bruna, patrona di Matera.
Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato , il Prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri, il sindaco di Matera Domenico Bennardi, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, il presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese, il comandante della Polizia Locale di Matera, Paolo Milillo, il senatore Saverio De Bonis, il deputato Gianluca Rospi, i consiglieri regionali Enzo Acito, Piergiorgio Quarto e Luca Braia e i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine, Eliseo Nicoli per la Polizia di Stato, Nicola Roberto Lerario per i Carabinieri e Giuseppe Antonio Cardellicchio per la Guardia di Finanza.
Al termine della cerimonia religiosa la statua della Madonna della Bruna, accompagnata dall’arcivescovo, ha raggiunto l’ospedale di Matera, la casa di riposo Brancaccio, attraversando i principali quartieri della città a bordo di un pick up prima di raggiungere Piccianello da dove, secondo la tradizione, viene collocata sul carro trionfale per la processione serale. Al termine della Santa Messa ci sarà il trasferimento in Piazza Duomo, dove è prevista la Preghiera del Santo Rosario e affidamento della Città a Maria.
Michele Capolupo
Di seguito il testo integrale dell’omelia di Monsignor Pino Caiazzo nella Santa Messa in Cattedrale.
Carissimi,
la festa della Madonna della Bruna ricorda la visitazione di Maria a S. Elisabetta. Matera è uno dei pochi luoghi cristiani dove già intorno al 1300 si celebrava questa festa che poi si estendeva a tutta la Chiesa, grazie ad un suo vescovo elevato successivamente al soglio pontificio, Urbano VI.
E’ l’evangelista Luca che in modo dettagliato ci descrive un momento della storia della salvezza che svela il Dio che da lontano si fa vicino, il totalmente Altro che viene a stare con gli altri, sue creature, il Verbo (la Parola) che si fa carne, l’inaccessibile e l’intoccabile che si fa toccare e volontariamente mettere a morte su una croce come un malfattore.
Tutto questo viene definito con l’espressione: umanizzazione di Dio, resa possibile dal “si” di una ragazza di Nazareth, Maria. La Parola di Dio non è più solo annuncio ma trova in Maria la tenda dove può dimorare. Una tenda che si sposta, si mette in movimento, attraversa regioni, paesi, deserti, soprattutto incontra gli uomini lungo le strade della storia.
Una tenda, Maria, che compie il suo primo viaggio da Nazareth fino ad una zona montuosa vicino Gerusalemme per poi, da lì dove tutto si compie, arrivare in tutto il mondo, quindi anche a Matera.
Una tenda, quella di Maria, che in questa città soprattutto il 02 luglio si mette in movimento attraversando le strade della città per consegnare ad ogni materano la Parola che si è fatta carne: Gesù, nostro Signore e Salvatore.
Le porte, i balconi e le finestre che apriamo al suo passaggio sono un invito che facciamo alla Madonna della Bruna: vieni, tenda di Dio, a stare nelle nostre case, nelle nostre famiglie
Fu proprio Benedetto XVI che all’inizio del suo pontificato disse: “Aprite le porte a Cristo! Chi lascia entrare Cristo non perde nulla, assolutamente nulla di ciò che fa la vita libera, bella, grande. No! Solo con questa amicizia si aprono le porte della vita. Solo con questa amicizia si aprono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo con questa amicizia sperimentiamo ciò che è bello è ciò che ci libera… Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, da tutto. Colui che si dà a lui riceve il cento per uno. Si, aprite, aprite le porte a Cristo e incontrerete la vera vita”.
Maria, la Tenda di Dio fra noi, ci dice l’evangelista, si alzò e andò in fretta verso la montagna, in una città di Giuda che la tradizione ha identificato con Hain Karem, dove il mio predecessore, Mons. Antonio Ciliberti, fece collocare l’icona della Madonna della Bruna.
Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo che sarebbe diventata la Madre di Gesù, dallo stesso ha avuto un’altra rivelazione: la cugina Elisabetta, nella sua vecchiaia era già al sesto mese di gravidanza. E’ a questo punto che Maria sente che deve mettersi in movimento. Certamente l’amore, l’affetto, la carità verso sua cugina la spingono ad andare.
Ma c’è di più. Deve necessariamente mettersi in dialogo con la cugina: ognuna delle due ha da fare delle rivelazioni all’altra, ognuna delle due parla il linguaggio dello Spirito di Dio, ognuna delle due riesce a leggere la propria storia penetrando tutta la storia della salvezza. Solo così si può capire la preghiera del Magnificat.
Anche noi, dopo due feste consecutive celebrate nel rispetto delle normative governative a causa della pandemia, stiamo seguendo il movimento di Maria che lo scorso anno ha posto la sua dimora in tutte le chiese parrocchiali, nei santuari e rettorie e quest’anno attraversa buona parte delle strade della nostra città, così come avverrà al termine di questa liturgia Eucaristica.
La pandemia non ha spento in noi il desiderio di accogliere Maria, quale Madre che ci difende da ogni male, ma lo ha alimentato facendoci gustare ancor di più il senso della festa.
La chiusura della Basilica Cattedrale a causa del G20 ci ha consentito di metterci in cammino andando nella Parrocchia dell’Annunziata, a Piccianello, per ascoltare e adorare in questa stupenda e unica Tenda la presenza di Dio tra noi, Gesù Cristo. Una partecipazione davvero significativa ed orante nonostante le alte temperature.
L’incontro tra Elisabetta e Maria mette una di fronte all’altra due donne che portano dentro il segreto della vita. Giovanni Battista, già a sei mesi nel seno di sua madre, riconosce che nel grembo di Maria c’è il cibo di vita eterna, Gesù.
Quest’incontro riaccende la speranza, fa ritrovare la gioia e l’esultanza al punto che la danza diventa adorazione del mistero della vita divina che si cela nel seno di Maria. E Maria viene riconosciuta da Elisabetta come terra benedetta perché in lei c’è il Benedetto, quindi la benedizione piena di Dio per l’umanità intera.
Quest’incontro ha una sua peculiarità: tutte e due le mamme comunicano all’altra attraverso ciò che ognuna di loro porta dentro. Sono Giovanni Battista e Gesù i veri protagonisti che non si vedono ma si sentono e le loro rispettive mamme crescono spiritualmente e umanamente.
Anche noi sentiamo il bisogno d’incontrarci, relazionarci, ritornare alla normalità della vita. Nonostante ci siamo serviti di piattaforme digitali, di mascherine, distanziamenti, igienizzanti per comunicare, stiamo ancora vivendo lontani dalla normalità. Per ritrovarci dobbiamo incontrarci nella novità che questo tempo ci offre: trovare, sull’esempio di Maria ed Elisabetta, nuovi modi di relazionarci e di crescere.
Questo significa uscire dalla logica della superficialità dei rapporti. Per noi credenti significa cercare e trovare in ognuno un segno di Dio. Nell’umano bisogna scorgere lo spirituale. La nostra carne è abitata da Dio ma spesso, purtroppo, viene umiliata e mortificata, usata come oggetto e sfruttata. Ritrovare il senso della sacralità della carne significa adorare la presenza di Dio che dà gusto al nostro vivere, riannodando rapporti umani che ci elevano verso cieli aperti. Significa danzare, esultare, gioire.
E’ sicuramente un cammino in salita, comporta fatica, sudore, dispendio di energie, sacrificio, così come è stato in salita il cammino di Maria verso la montagna. Uscire dalle proprie certezze, che a volte scaturiscono da paure, angosce, le sofferenze, ci fa incontrare ed entrare in relazione con gli altri che potrebbero essere segnati dagli stessi problemi.
Bisogna scalare le montagne dei pregiudizi, dei rifiuti familiari o sociali. Come Maria dobbiamo andare oltre il dito puntato che giudica, condanna, e dare spazio al contagio dell’amore, l’unico vaccino capace di annientare il virus della morte che ci tiene lontani.
Ogni incontro procura liberazione, gioia, esultanza perché è il contrario dello scontro. La gioia di Elisabetta diventa quella di Maria e quella di Maria contagia Elisabetta. La condivisione di quest’incontro fa crescere entrambe: è ciò di cui abbiamo bisogno anche noi. L’abbraccio sincero e veritiero tra le due cugine trasmette il calore della maternità, l’amore verso la vita, la pace che viene da Dio, alimentando la fede e la speranza per quest’incontro sublime di carità.
La festa della Visitazione viene anche chiamata festa del Magnificat. Anche noi, come Maria, vogliamo aprire la mente e il cuore alla voce dello Spirito di Dio per essere capaci di leggere le grandi cose che Dio ha compiuto e sta compiendo nella nostra vita.
Invochiamo l’intercessione di Maria affinché rivestiti della misericordia di Dio noi stessi diventiamo sua misericordia.
Così sia.
✠ Don Pino
La fotogallery della Santa Messa in piazza Duomo a Matera (foto www.SassiLive.it)