Il Movimento 5 Stelle di Matera chiede che ciascun candidato alle prossime amministrative in Basilicata si impegni a sottoscrivere e a promuovere, appena insediatosi sugli scranni comunali, il codice etico descritto nella “Carta di Pisa”.
Sono passati 20 anni dall’arresto di Mario Chiesa, amministratore del Pio Albergo Trivulzio, e dall’inizio dell’indagine “Mani Pulite”, ma sembra che nulla sia cambiato.
La Corte dei Conti stima oggi in 60 miliardi di euro i costi della corruzione sull’erario dello Stato: gli indici sulla trasparenza e la corruzione pubblicati da Transparency International Italia dicono che il Sistema di Integrità Nazionale Italiano, con una valutazione media di 55,04, non può ritenersi soddisfacente.
Secondo questo studio la corruzione, in Italia, può infiltrarsi ovunque. Il Sistema di Integrità Nazionale è stato analizzato attraverso l’osservazione di alcuni pilastri e dai risultati emerge che:
1) la maglia nera va ai partiti politici che “… a fronte di una notevole disponibilità di risorse, abbinata ad un elevata indipendenza, sono caratterizzati da minimi livelli di trasparenza, responsabilità e integrità. Il loro ruolo nella lotta alla corruzione è nullo”;
2) risultano invece punti di forza del Sistema di Integrità Nazionale la Corte dei Conti, il Sistema Giudiziario e la Direzione Centrale dei servizi elettorali.
A distanza di 13 anni dalla sua promulgazione, il 16 marzo scorso è arrivata la ratifica a livello nazionale della Convenzione Penale sulla Corruzione. Meglio tardi che mai? Ci poniamo però qualche interrogativo.
Fino a che punto le leggi possono impedire alla nostra società questa deriva verso il malaffare?
Fino a che punto il penalmente rilevante può essere l’unica voce che le istituzioni pubbliche derogano alla magistratura evitando di esprimere un proprio parere su ciò che all’interno delle stesse amministrazioni pubbliche è moralmente riprovevole?
E’ vero o no che il rispetto verso le nostre istituzioni passa attraverso comportamenti rispettabili dei suoi amministratori?
A giudicare dal rapporto di Transparency International, chi finora si era assunto il compito di traghettare la politica fuori dalle acque torbide della corruzione e delle inchieste giudiziarie ha fallito.
I partiti politici, nella loro generalità hanno fallito il mandato. Un tradimento verso quegli amministratori, compagni di partito, che a rischio anche della propria vita hanno difeso la legalità e hanno tutelato il Bene Comune.
Una risposta popolare all’esigenza di trasparenza e legalità a difesa del Bene Comune è stata sostenuta dal Movimento 5 Stelle in occasione della proposta di legge “Parlamento Pulito” e dal Movimento dell’Acqua con la presentazione della proposta di legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico e con la mobilitazione e la vittoria dei referendum. Un popolo è andato alle urne anche per rifiutare il legittimo impedimento e la strada nucleare. C’è stata la richiesta massiccia e della maggioranza dei cittadini di immaginare la politica in un modo diverso, di immaginare la gestione del pubblico non come il territorio di nessuno, ma come lo spazio garantito a tutti.
Ad oggi questi due esempi di partecipazione democratica sono stati mortificati:
– la richiesta “Parlamento Pulito” del 8 settembre 2007 non ha avuto alcun esito;
– i referendum dell’acqua del 12 e 13 giugno non sono applicati.
Crediamo che un argine al malaffare sia diminuire la distanza dei cittadini dalle istituzioni permettendone la partecipazione. La mancata applicazione di questa regola nuoce gravemente alla salute della nostra democrazia, allontana i cittadini e aumenta la conflittualità sociale.
Oggi, a distanza di 20 anni da “Mani Pulite”, crediamo che la politica non possa investire ancora la magistratura anche delle sue responsabilità. Crediamo che la magistratura debba avere gli strumenti per sanzionare i reati, che alcune leggi, come il falso in bilancio, vadano ripristinate.
Crediamo anche che l’adozione da parte degli amministratori di un codice etico possa sanzionare politicamente, fino al decadimento del mandato, tutti quei comportamenti spregevoli e immorali che insozzano le nostre istituzioni e aumentano la percezione di illegalità nelle comunità.
Crediamo che ogni amministratore debba governare in pubblico con disciplina e onore e promuovere la partecipazione dei cittadini all’interno della propria amministrazione attivando gli strumenti necessari.
Crediamo che le responsabilità pubbliche che si ipotizza possano aver contribuito all’ Affaire Fenice vengano giudicate in una dimensione etica prima che penale.
Auspichiamo che le responsabilità di chi avrebbe dovuto tutelare il Bene Comune non vengano intombate come i rifiuti con una prescrizione e un tuttapposto come già accaduto in altre inchieste.
Il Movimento 5 Stelle di Matera chiede che ciascun candidato alle prossime amministrative in Basilicata si impegni a sottoscrivere e a promuovere appena insediatosi sugli scranni comunali il codice etico descritto nella “Carta di Pisa”.
Che il suo mandato sia all’insegna della “diligenza, lealtà, onestà, trasparenza, correttezza e imparzialità che qualificano l’esercizio delle funzioni di pubblica responsabilità da parte degli amministratori”.
Che porti a compimento il suo mandato all’insegna di questi principi e ne accetti, nel caso i suoi atti e comportamenti ne contraddicano lo spirito, le sanzioni fino alla remissione del mandato.
Il Sindaco di Matera, in modo polemico e per ora solo a chiacchiere, ha aderito alla sottoscrizione e promozione del codice etico; ad oggi siamo ancora in attesa della comunicazione ufficiale di tale sottoscrizione in Consiglio Comunale.
Ci auguriamo che le amministrative del 6 e 7 Maggio inaugurino un nuovo corso morale nella politica regionale affinché i futuri amministratori siano “potabili” per i loro cittadini e che siano trasparenti, come l’acqua.