“Mentre i vari esponenti di governo celebrano le magnifiche sorti e progressive del nostro paese una volta che saranno arrivati i fondi dell’Europa, scopriamo che qualcosa nel PNRR non torna. A quanto pare degli 82 miliardi di euro che spetterebbero al Sud soltanto tra i 22 e i 35 sarebbero già garantiti con certezza, mentre gli altri non sono precisati nel documento inviato a Bruxelles e comunque affidati a bandi in cui le capacità delle diverse amministrazioni potrebbero incidere in maniera pesante. Visto così, sembra un bel gioco di prestigio. Per giunta, quel già ingiusto 40% al Meridione è da intendersi sugli investimenti ‘territorializzabili’, non sul totale. E ancora, stando ad autorevoli economisti, alcuni interventi accorpati al PNRR erano già stati finanziati, come la rete Napoli-Bari. Se uno dei principi cardine di questo imponente pacchetto di misure europeo doveva essere il riequilibrio del divario tra Nord e Sud come volano di rilancio dell’intero paese, allora siamo lontani anni luce. La destinazione dei fondi al Meridione dovrebbe essere scevra da condizioni, bandi e distinguo: è indispensabile per centrare uno degli obiettivi prioritari, e vincolanti, dell’Unione europea. Ma già, è vero: siamo nel paese in cui è ammissibile che in un concorso pubblico siano inseriti quesiti smaccatamente discriminatori verso i napoletani, dipinti quasi lombrosianamente come ladri atavici. La strada dell’equità è ancora molto lunga ahimè”.