Andretta nuovo Amministratore Unico Acquedotto Lucano, riflessioni di Raffaele Tantone (Assessore Comune di Matera). Di seguito la nota integrale.
Ieri ho partecipato all’assemblea dei soci di Acquedotto Lucano Spa, per me è stato un onore rappresentare la comunità materana e non ho fatto mancare il mio contributo al dibattito, a distanza di 24 ore ritengo opportuno offrire alcune riflessioni sul futuro del sistema idrico lucano e dei rapporti fra poteri pubblici e diritti dei cittadini.
In primo luogo a fronte degli appelli al rispetto del voto democratico , è opportuno sottolineare che ci si trovava in sede di un’assemblea dei soci di una società per azioni, pertanto sarebbe meglio affrontare la discussione sul piano del diritto privato e del codice civile invece che del diritto pubblico, anzi proprio la confusione figlia di questo tempo, fra assemblee elettive ed assemblee societarie va annoverata fra le cause del deterioramento delle relazioni politiche e sociali esistenti.
Pertanto gli strumenti su cui confrontarsi sono quelli del codice civile concessi ai soci di società per azioni, fra di essi rientra la facoltà di votare in assemblea e di esprimere candidature in seno agli organi societari.
Cosa che diversi sindaci lucani hanno fatto, proponendo l’autorevole candidatura del Prof Greco, sul punto occorre precisare che per la prima volta dal 2002, anno di costituzione di AL spa, i rappresentanti dei comuni si sono avvalsi di tale facoltà.
Poi il fatto sul fatto che i Sindaci in passato, non l’abbiano mai fatto e che addirittura non abbiano battuto ciglio, quando la rappresentanza dei territori si è ulteriormente ridotta con la nomina di un amministratore unico al posto del consiglio di amministrazione e che ciò sia accaduto quando al governo della regione vi era il centrosinistra, mi permetto di dire rappresenta la cartina di tornasole del progressivo inaridimento del ciclo politico del centrosinistra del 1995 poi culminato nella sconfitta alle scorse regionali, ma non di certo può rappresentare una giustificazione per autolimitare ad libitum i diritti dei soci-Sindaci sanciti dal codice civile.
In secondo luogo AL spa è certamente una società per azioni, ma obiettivamente non varrebbe un granchè senza i milioni di euro pubblici erogati per finanziarne la gestione, la manutenzione e gli investimenti, oltre che senza una concessione in esclusiva a vendere l’acqua ai lucani.
In sintesi si tratta di una società che senza una scelta politica mirante alla distribuzione di tali risorse difficilmente sopravviverebbe sul mercato, per cui il diritto pubblico uscito dalla porta rientra dalla finestra, in questo caso risultano più pertinenti gli appelli all’accettazione del voto popolare compiuti da autorevoli esponenti del governo regionale.
Ma si tratta di due piani distinti, quello del rispetto del voto popolare riferito alle elezioni relative all’ente Regione e quello del controllo pubblico e democratico sulla risorsa acqua sancito anche da un referendum popolare, che come detto è stato compresso o non esercitato a dovere da diversi lustri, ma su cui occorre recuperare e lavorare insieme fra enti locali e Regione al fine di mettere mano ad una riforma del sistema idrico nel suo complesso e della societa AL spa in particolare, per cui senza una diversificazione dei ricavi e senza massicci investimenti in termini di risparmio energetico e di contenimento della dispersione idrica, saremo costretti ogni volta ad aumentare le tariffe ai cittadini o a richiedere altri fondi pubblici alla Regione.
Con questo spirito costruttivo diversi comuni hanno inteso presentare una candidatura , proprio per stimolare un dibattito riformista e non giacobino fra i diversi livelli istituzionali.
Per tali ragioni valuto positivamente la richiesta del rappresentante della Regione di rinviare l’ultimo punto all’ordine del giorno circa il rinnovo del collegio sindacale, poiché la stessa Regione ha preso atto della non esaustività delle indicazioni statutarie circa le procedure di voto oltre che dell’assenza di correttivi a tutela delle minoranze non politiche ma societarie.
In assenza di indicazioni statutarie e del codice civile più specifiche rispetto alle modalità di elezione del collegio sindacale, ritengo opportuno segnalare la possibilità di applicare per analogia le norme a tutela delle minoranze previste per l’elezione del consiglio di amministrazione di AL, oppure senza avventurarsi nel citare gli espedienti utilizzate nelle società quotate, può essere utile rifarsi al buon senso secondo cui se in un’assemblea c’è una maggioranza del 58% che elegge un amministratore unico, di solito si concede alla minoranza del 40% la possibilità d’incidere sulla nomina del collegio sindacale, che è l’organo che deve assicurare il controllo di tale amministratore.
In tal senso ho positivamente interpretato il rinvio della votazione richiesto dall’Ente Regione, come un’occasione per esprimere la maturità di una classe dirigente al dialogo interistituzionale senza posizioni preconcette.
Diversamente si aprirebbe una disputa normativa che in assenza di un regolamento di svolgimento delle assemblee dei soci AL, finirebbe per alimentare una frattura fra enti locali e Regione di cui nessuno ha bisogno e che i cittadini non comprenderebbero.