Sabato 3 luglio negli spazi aperti del Borghese in via Lucana a Matera, l’avvocato Giuseppe Mattia per tutti “Pinuccio”, ha presentato il suo ultimo libro “Le storie di una commedia infinita”. Per l’occasione si è avvalso dell’ausilio di Raffaello De Ruggeri ex sindaco della città e del professor Angelo Bianchi. Il libro, caratterizzato dalla presenza di tanti personaggi, protagonisti indiscussi di divertenti aneddoti, costituisce il sapiente mix di ricordi, immagini e irriverenti curiosità, domiciliate in un paese mai nominato dell’entroterra lucano, Tolve. L’introspettiva aneddotica regna sovrana, sapientemente dosata da una innata passione per la scrittura di matrice storica dell’autore. L’avvocato Mattia infatti si rivela perfettamente a suo agio come cantore di una tradizione orale sempre più dispersa quotidianamente nei meandri del passato. Nei 22 episodi riportati domina una ventata di freschezza narrativa, una passione innata per la scrittura, con una prosa fluida piacevole a leggersi. Il racconto con spiccati connotati di matrice autobiografica, si avvale di un sedime storico, uno spaccato della storia di Tolve. Partendo dal 1700 in poi assistiamo ad un incalzare convinto del momento narrativo cinematografico con fermo immagine su date e presenze costanti di comune interesse. La vis polemica domina incontrastata, trova agio nella pesantezza popolare. I fatti nella loro presunta originalità si nutrono di battute che danno il sale ad una vicenda popolare in continuo divenire. La stessa invenzione popolare della bretella-simbolo e del suo potere di riuscire a conquistarsi il primato dell’arrivismo politico, finisce con il delineare episodi che si rincorrono nell’arco di 200 anni. Quello “sprigionato” dallo scrittore è un lessico di qualità, ovvero il risultato di una cultura umanista profonda, vissuta senza spirito di protagonismo, ma sapientemente indirizzata nelle molteplici relazioni umane dei contatti quotidiani. E’ bello vedere come nei personaggi degli episodi la saggezza si trasforma repentinamente in tracotanza e magari anche in oscenità. Il filo conduttore dell’opera ci porta a dialogare con sensazioni, stati d’animo, sentimenti, non certo frutto di invenzioni ma risultato di testimonianze lontane. Assistiamo ad una meditazione continua sulla condizione umana, spesso povera di virtù illuminate ma tanto vicina alla natura dell’uomo e alle sue vicissitudini. Quella di Giuseppe Mattia e della sua narrativa è l’espressione di un umanesimo culturale dove difficile rinnegarlo la morte è un momento seppur importante della vita. Lo chalet poi rappresenta la parte interiore più bella del libro, ricercata, appropriata e sentita la sua descrizione. Vi è in tutti i personaggi la piena cognizione che bisogna sempre studiare il futuro per riuscire a dominarlo, infatti citando Italo Calvino un racconto, un barbaglio, un cigolìo finiscono con l’essere l’espressione sincera di una cadenza della vita. Nel contempo tutti gli episodi rappresentano anche la testimonianza di come l’autore si sia opportunamente servito di studi di storia, di rigore e di ricerca archivistica. Lo scrittore finisce con l’offrire al lettore una commedia umana in senso dantesco, un libro di umanità profonda, vissuta, generato da un borghese illuminato, dotato di una brillante competenza linguistica. Significativo osservare poi che manca un filo conduttore unico, ma ogni aspetto fattuale trova piena riconoscibilità nella storia pur come già detto mai nominando il paese luogo dell’opera. Tante le variabili che si succedono e che riescono ad esorbitare da una mancanza di una traccia unificante, tutto questo non riesce in alcun modo ad inaridire i toni disincantati. Pertanto le molteplici sfaccettature della struttura narrativa si intersecano perfettamente con la cultura che si fa portatrice dei vizi paesani. Si avverte, in conclusione in tutta la stesura espositiva il grande amore dell’autore per il sud in generale e per il suo paese Tolve in particolare, risultato questo di chi non perde occasione per onorare le proprie origini- radici e tramandare le tradizioni paesane ai più giovani. Un bravo convinto a Pinuccio Mattia.
Lug 09