Liste di attesa, Cgil, Fp Cgil, Cisl e Cisl Fp: “Tempi troppo lunghi, Regione ponga fine alla pratica della cosiddetta intramoenia allargata”. Di seguito la nota integrale.
L’abnormità dei tempi delle liste di attesa in Basilicata per le prestazioni sanitarie specialistiche e ambulatoriali se in parte è figlia della grave carenza di medici e di personale sanitario che interessa il nostro sistema sanitario regionale, è anche conseguenza dell’assenza di chiare linee guida che a tutt’oggi consentono di svolgere l’attività intramoenia allargata, ovvero in ambulatori esterni a quelli ospedalieri. Questo mentre in molte regioni non è ormai più possibile, segno di un progressivo adeguamento agli adempimenti normativi che ne hanno limitato il ricorso.
L’intramoenia cosiddetta “allargata”, infatti, doveva essere una pratica transitoria per dare tempo agli ospedali di adibire al proprio interno spazi adatti all’esercizio della libera professione, ma da anni la Regione Basilicata mantiene in vita il regime transitorio per tutte le strutture nonostante la gran parte, anche grazie a risorse messe a disposizione dalla Regione stessa, si sia nel frattempo adeguata.
La giunta regionale prenda atto delle conseguenze di questa pratica in termini di efficienza minima non raggiunta sulle liste di attesa e ponga un argine e, così come hanno fatto in altre regioni, si consenta l’intramoenia solo nelle strutture pubbliche ospedaliere e delle aziende sanitarie.
Allo scopo di ridurre il perdurante problema delle liste di attesa bene farebbe la Regione ad introdurre nelle linee guida regionali una condizionalità sull’intramoenia legata alla previa riduzione percentuale delle liste di attesa rese in regime istituzionale.
L’attività libero professionale deve essere uno strumento per contribuire ad integrare l’offerta istituzionale quando la ridotta disponibilità di prestazioni mette a rischio la garanzia del diritto alla salute dei cittadini.
Chiediamo che la Regione proceda con urgenza ad aggiornare le linee guida per il recupero delle liste d’attesa dei pazienti non Covid perché il diritto alla salute passa dalla effettiva esigibilità delle prestazioni sanitarie nei tempi e nelle modalità corrette.