La Cgil e la Fp Cgil di Matera intervengono per fare chiarezza e denunciare la criticità preoccupante della sanità materana e lucana ed in particolare sulla condizione relativa alle liste d’attese delle prestazioni sanitarie aggravatesi ulteriormente durante la fase pandemica Covid – 19 che non vede ancora azioni concrete per determinare una inversione di tendenza che garantisca il diritto alla salute dei cittadini. Di seguito la nota integrale.
I tempi di attesa delle prestazioni sanitarie in Italia sono un problema annoso, soprattutto nelle Regioni del Sud. Il Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA) 2019-2021, aveva previsto una serie di misure per l’abbattimento delle liste di attesa; purtroppo l’emergenza pandemica ha determinato un ulteriore arretrato difficile da smaltire. In Italia, mediamente, i tempi d’attesa per una visita specialistica, un’indagine diagnostica, uno screening o un intervento sono praticamente triplicati rispetto al periodo pre Covid.
Per capire il fenomeno sono di aiuto i rapporti pubblicati recentemente dall’Istat e dall’Agenas e riferiti al fenomeno delle prestazioni sanitarie saltate nel 2020 e non ancora recuperate.
I dati del Rapporto Istat 2021 ci dicono che nel 2020 è stata registrata la mortalità più alta dal secondo dopoguerra e che l’aspettativa di vita è tornata ai livelli del 2012; purtroppo, quello che ancora non è possibile rilevare è in che misura il buco nero di prestazioni sanitarie saltate impatterà nei prossimi anni su mortalità e aspettativa di vita nel nostro Paese.
Nel Rapporto Istat sono riportati i dati riferiti agli effetti della pandemia sulle prestazioni sanitarie ambulatoriali. Se a livello nazionale nel 2020 le prestazioni sono diminuite del 20,3% rispetto al 2019, in Basilicata si registra il peggior risultato tra le Regioni, con una diminuzione del 50,8%. Se si analizzano i dati delle prestazioni per tipologia, in Italia nel 2020 le visite specialistiche (di controllo o prime visite, finalizzate a impostare un eventuale piano diagnostico terapeutico) si sono ridotte di quasi un terzo. In Basilicata si sono ridotte del 65%.
Il Rapporto Istat ci consegna, quindi, la fotografia di una Basilicata che ha la peggiore performance tra le Regioni italiane, pur essendo stata appena sfiorata dalla pandemia.
Per avere un quadro completo è necessario leggere anche i dati forniti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che mette a confronto le prestazioni ospedaliere erogate nel corso del 2019 con quelle di tutto il 2020, basandosi su un sistema complesso di 23 indicatori. La Basilicata registra un risultato pessimo, con una riduzione complessiva dei volumi nel 2020 rispetto al 2019 del 25,5% e collocandosi al penultimo posto, seguita solo dalla Calabria che ha un dato peggiore. Inoltre, esaminando nel dettaglio gli indicatori riferiti agli screening, in Basilicata si registra una diminuzione del 74% dei volumi di screening cervicale, del 67,90% dei volumi di screening colorettale e del 43,20% dei volumi di screening mammografico.
Numeri così negativi parlano da soli e non hanno bisogno di ulteriori commenti. Deve essere precisato che i numeri che leggiamo pubblicati nei report di Istat e Agenas (pubblici e consultabili sui siti web istituzionali) sono forniti dalle Regioni, che rilevano i dati. La rilevazione dei dati non è un’attività fine a sé stessa ma ha principalmente due finalità, quella di supportare i processi decisionali e quella dell’accountability, intesa come responsabilità delle pubbliche amministrazioni che sono tenute a “rendere conto” del proprio operato, non solo con riferimento alla generica performance ma soprattutto con riferimento al mandato ricevuto dai cittadini-elettori.
I report dell’Istat e dell’Agenas risalgono al 9 luglio, ma il Governo Regionale al momento non ha ritenuto di discutere e rendere conto della drammatica situazione della sanità regionale, dei motivi e delle responsabilità di quanto è accaduto nel 2020, delle misure adottate o da adottare con l’obiettivo, di recuperare le prestazioni sanitarie non erogate e abbattere le liste di attesa su tutto il territorio regionale.
Tutta la comunicazione della Regione in materia di sanità è monopolizzata dall’Istituzione della Facoltà di Medicina, che è un tema importante, ma il cui impatto sull’erogazione delle prestazioni sanitarie potremo valutarlo tra diversi anni, non disgiunto dalla valutazione costi-benefici dell’investimento e dalla sua sostenibilità. Al contrario, su una questione come quella dell’aumento delle liste d’attesa che ha determinato e determinerà effetti devastanti sui cittadini della Basilicata si mantiene un silenzio assordante.
Se abbiamo potuto leggere e analizzare i dati regionali forniti da Istat e Agenas, non conosciamo né possiamo analizzare i dati riferiti all’Azienda Sanitaria di Matera. Dopo la manifestazione del 25 maggio e la riunione del tavolo permanente di confronto tra ASM e Cgil Cisl e Uil del 17 giugno, nonostante le reiterate richieste, l’ASM non ha fornito nessuno dei documenti e dei report che si era impegnata a trasmettere alle Organizzazioni sindacali. Immaginiamo che la situazione delle liste d’attesa non possa che essere in linea con quella regionale fotografata dai report di Istat e Agenas, ma l’assenza nella messa a disposizione dei dati ci porta a pensare che la situazione possa essere in provincia di Matera peggiore rispetto a quella generale della Basilicata.
La responsabilità della situazione attuale non può essere addebitata all’attuale management dell’ASM, dato che il Commissario è stato nominato il 22 marzo e l’assetto complessivo della Direzione strategica è stato definito solo da poco più di un mese, con la nomina del Direttore amministrativo. La responsabilità maggiore è della Giunta regionale che, invece che nominare un Direttore generale per tre anni ha scelto di nominare un Commissario per 6 mesi e lasciare l’Azienda sanitaria materana nel limbo dell’indeterminatezza che l’ha caratterizza negli ultimi tre anni, con vertici aziendali cambiati ogni 6/12 mesi.
Chiediamo che si dia una guida stabile e duratura al vertice dell’ASM e che si proceda velocemente alle assunzioni di personale, in quanto la grave carenza di personale è uno dei fattori determinanti la mancata erogazione delle prestazioni sanitarie.
Chiediamo anche che venga convocato con urgenza il tavolo negoziale regionale previsto dall’art. 6 del CCNL 2016-2018 del Comparto Sanitò Pubblica, volto ad emanare le Linee generali di indirizzo alle Aziende e agli Enti del Sistema Sanitario Regionale. Non si comprende come mai per la Dirigenza Medica e Sanitaria il confronto selle materie di cui all’art. 6 sia stato esperito nella riunione del 18 maggio 2021 e per il personale non dirigente si sia ancora in attesa di una convocazione. La valorizzazione del personale del comparto è una leva strategica per assicurare l’erogazione tempestiva delle prestazioni sanitarie ai cittadini e alle cittadine. Per garantire una sanità più adeguata ai bisogni di salute attuali bisogna abbandonare i vecchi modelli ospedalocentrici e medicocentrici.
Lug 22