Cento minuti nel live che ha segnato il ritorno di Pino Daniele nella città di Matera. Dallo stadio XXI Settembre alla Cava del Sole. Nel 1981 il cantautore napoletano con la passione per il blues e la chitarra si esibiva insieme a Rino Zurzolo, Karl Potter, James Senese, Tullio De Piscopo, Toni Esposito e Joe Amoruso per suonare i pezzi di “Vai mo’”, nel 2009 è ritornato per far vibrare la Cava del Sole con i suoi grandi successi, riarrangiati con suoni molto elettrici. Il suo elecrtic jam tour ha riscosso un grande successo anche nelle tappe estive e il concerto a Matera, della durata di cento minuti, si è chiuso con un solo bis, “Che dio ti benedica” uno dei grandi successi di Pino Daniele. Dopo Claudio Baglioni e Burt Bacharach è toccato allo “scugnizzo” con la passione per il blues chiudere i grandi eventi 2009 nella Cava del Sole. Pino Daniele ha suonato e cantato diciassette brani, ripercorrendo in un’ora e quarantaminuti la sua trentennale carriera artistica. Alle 21,20 l’artista sale sul palco allestito nella Cava in compagnia di Michael Baker (batteria), Matt Garrison (basso) e Gianluca Podio (piano e tastiere). Subito due successi, “Quando” e “Napule è…” per poi arrivare ai giorni nostri con il primo singolo “il sole dentro me”, nel quale duetta con il rapper J Ax. Un brano tratto dall’album “Electric jam”, la prima parte discografica di un unico progetto artistico (la seconda arriverà a novembre e si chiamerà “Acoustic Jam“). Pino Daniele torna indietro con “Sara” e la romantica “Che male c’è”. Quindi arriva il saluto al pubblico della Cava del Sole, un posto definito “meraviglioso”. Pino Daniele preannuncia che sarà di poche parole perchè lui ama far parlare la musica ma concede qualche battuta per presentare il nuovo pezzo, “Vivo fra le nuvole”, dedicato “a chi non riesce a sopportare la tv ma non trova interessante nemmeno ascoltare la radio”. Nun me scuccià, Dubbi non ho e Mal di te sono i tre brani che precedono una performance “electric jam” da applausi. Quindi arrivano altri due brani particolarmente amati dai suoi fans: “Amore senza fine” e l’ultimo singolo in rotazione nelle radio, “Dimentica”. Finale dedicato ai “cavalli di battaglia”: “O’ scarrafone”, “A me mem piace o’ blues”, “Io per lei” e “Yes I Know my way” per poi chiudere con il bis “Che dio ti benedica”. Il pubblico probabilmente si aspettava un concerto ancora più lungo ma Pino Daniele saluta tutti e si defila dietro le quinte. Pazienza. Cento minuti possono bastare per giudicare le qualità di un grande artista, che adesso volerà anche a New York per suonare la sua musica. Molto blues ma anche molto elettrica.
Michele Capolupo
Non mi è piaciuto l’impatto del cantante nei confronti del pubblico.
Non mi sono sentito coinvolto e l’esibizione mi è sembrata troppo scontata.
Infine non mi è sembrato bello vederlo in un fuoristrada nero andare via dalla cava del sole mentre il pubblico lo stava ancora applaudendo per l’ultima canzone.
Un Pino Daniele freddo, distaccato, distratto ed annoiato: un vero e proprio fantasma del formidabile artista degli anni ’80.
Il concerto di ieri sera è stato, nonostante la bellissima “location” che avrebbe meritato ben altro, di scarsa qualità artistica e tecnica: pessimi i suoni tranne quelli della batteria che da sola, grazie ad un grandissimo Alfredo Golino (non Michael Naker), ha puntellato un gruppo non coeso che spesso si è trovato “fuori” in modo imbarazzante; noiosissimo il repertorio “nuovo”, fatto di canzoni tutte uguali l’una all’altra; “soli” tremendi tranne quello del batterista, a cominciare da Pino Daniele a cui qualcuno dovrebbe spiegare che non è McLaughlin, passando per un tastierista penalizzato dai suoni terribili fino ad un bassista che ha spesso dimenticato il ruolo ritmico ed armonico del proprio strumento.
Insomma, Pino Daniele ha fatto cilecca, sia artisticamente che, mi sia consentito, umanamente, per come ha trattato un pubblico che ha pagato bei soldi.