Negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso 156mila imprese giovanili, che ora pesano meno del 9% sul totale imprese mentre nel 2011 tale quota era di circa undici punti e mezzo. In media ogni trimestre si iscrivono alla Camera di commercio 150-160 nuove imprese giovanili della provincia di Potenza e 110-120 della provincia di Matera. Ma di 100 imprese giovanili neoiscritte, a 3 anni di distanza, ne sopravvive il 77%, e a 5 anni il 68%. L’Ufficio Studi Confcommercio ha fatto un’analisi sul tema prendendo in considerazione il periodo che va dal 2000 al 2019: “Le giovani generazioni in Italia prima della pandemia”. Con la pandemia invece sono 2.500 le aziende che hanno chiuso nel 2020 in Basilicata: 971 nel Materano e 1.531, in provincia di Potenza, tra queste il dato più alto riguarda il commercio con la chiusura di oltre 300 negozi ed esercizi di somministrazione in provincia di Matera e più di 500 in provincia di Potenza.
La conclusione è che la pessima performance ha due cause: la prima è la demografia, la seconda è l’eccesso di difficoltà che incontra un giovane imprenditore potenziale nel realizzare il suo progetto lavorativo. Il che porta a una suggestione immediata: forse incentivi, sussidi e decontribuzioni, ampiamente utilizzati negli anni, non sono il sistema più efficace per rilanciare l’imprenditoria giovanile e, in generale, l’occupazione delle giovani generazioni. Ci vogliono, presumibilmente, politiche di maggiore ampiezza e stabilità: aggiustare i deficit di contesto, microcriminalità, logistica, formazione del capitale umano, migliorare la burocrazia, ridurre la pretesa fiscale.
“C’è stato un mondo prima del Covid e – evidenzia Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – ce ne sarà uno dopo, con dati economici e analisi sociologiche che assumono connotati completamente diversi influenzati in maniera decisiva dagli effetti della pandemia. In Basilicata e al Sud però c’è una situazione, che già prima dell’avvento del coronavirus, presentava delle negatività quasi “storiche”: la disoccupazione e la marginalizzazione delle giovani generazioni. In quadro così problematico una risposta efficace potrà venire dall’attuazione di quanto è previsto nel Pnrr, che ha come priorità trasversali le donne, i giovani ed il Sud, ma per rilanciare l’imprenditoria giovanile e, in generale, l’occupazione delle giovani generazioni sicuramente occorrono meno tasse e burocrazia e politiche più orientate a ridurre i gap di contesto: microcriminalità, logistica, formazione del capitale umano”.
Commentando l’analisi dell’Ufficio Studi su giovani e lavoro negli ultimi vent’anni fermandosi al 2019, cioè prima della pandemia, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha sottolineato che “il sostegno alle imprese giovanili rende più diffusa, robusta e duratura la crescita economica”. “Per questo – ha osservato Sangalli – è fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr destinate ai giovani soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche”. “Favorire nel nostro Paese l’imprenditoria giovanile – ha concluso Sangalli – è la risposta più efficace alle sfide della competizione internazionale e della globalizzazione”.