Il 20 luglio scorso con un post su facebook don Pasquale Giordano, parroco della chiesa Mater Ecclesiae di Bernalda, in provincia di Matera aveva messo in guardia dalla partecipazione alla messa se non vaccinati. Il post, ovviamente, ha scatenato una serie di reazioni ma ci ha pensato la Conferenza Episcopale Italiana a chiarire come bisogna comportarsi al tempo del Covid dopo l’entrata in vigore del Green Pass.
Con un pro memoria inviata a tutti i vescovi e le comunità presenti in Italia la presidente della Conferenza episcopale italiana chiarisce come si applicherà il “green pass” per la vita della Chiesa: il patentino sanitario non sarà necessario per messe, processioni e centri estivi ma per le altre attività organizzate o gestite da enti ecclesiastici, dalle mense ai convegni ai ricevimenti per i matrimoni.
“In merito all’ultimo aggiornamento normativo riguardante il ‘Green Pass’, introdotto con il Decreto Legge del 23 luglio 2021, condividiamo una scheda informativa al fine di poter informare e orientare la vita delle comunità nei prossimi mesi”, si legge in una lettera di accompagnamento inviata dalla Cei, che è guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti.
Nel pro memoria si sottolinea che la certificazione verde “non è richiesta per partecipare alle celebrazioni. Si continuerà a osservare quanto previsto dal Protocollo CEI-Governo del 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato Tecnico-Scientifico: mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote”. Inoltre, in vista del mese di agosto, tradizionalmente denso di processioni legate alla figura di Maria e dei santi patroni, “come per le celebrazioni, non è richiesta la certificazione per le processioni. Sono ancora valide le raccomandazioni e le misure comunicate l’11 giugno 2020: obbligo d’indossare la mascherina e di mantenere una distanza interpersonale di 2 m per coloro che cantano e 1,5 m per tutti gli altri fedeli. Ciò, in modo particolare, per evitare assembramenti. Queste misure, tenendo conto della varietà di tradizioni e delle diverse prassi nelle Diocesi – sottolinea la Cei – sono ancora attuali e possono continuare a essere garantite. Criteri di riferimento restano il buon senso e l’andamento della situazione epidemiologica nel luogo e nel momento in cui si svolge la processione”. Infine, “sono esplicitamente esclusi dall’obbligo di possedere la certificazione verde i partecipanti ai centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione. Questo significa che non è necessario il ‘Green Pass’ per le persone coinvolte nei centri estivi parrocchiali (oratori estivi, CRE, GREST, ecc…), anche se durante essi si consumano pasti”.
Invece, ricorda la Cei, “la certificazione è invece obbligatoria, a partire dal 6 agosto, per accedere ad altre attività organizzate o gestite da enti ecclesiastici, come ad esempio: servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio (anche bar) per il consumo al tavolo, al chiuso; spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportive; musei, altri istituti e luoghi di cultura e mostre; sagre e fiere, convegni e congressi; piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso; centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, dei centri estivi, e le relative attività di ristorazione”. La certificazione “è anche necessaria per partecipare ai ricevimenti successivi a celebrazioni civili o religiose (feste di nozze o altre ricorrenze) e per accedere alle RSA. Sono esenti dall’obbligo del ‘Green Pass’ – si ricorda – i minori di età inferiore ai 12 anni e i soggetti esenti sulla base d’idonea certificazione medica. Il controllo della certificazione spetta agli organizzatori dell’attività”.
Nella lettera che accompagna la scheda illustrativa, la Cei raccomanda agli oltre 200 vescovi italiani “ove ricorrano condizioni di sicurezza, di non far mancare al nostro popolo questi gesti di preghiera, partecipazione e speranza perché la Chiesa sia presente in questo tempo così particolare”. Infine, “la ripresa autunnale delle attività pastorali sarà probabilmente ancora condizionata dalla pandemia. Siamo però convinti che il Cammino sinodale, che entrerà nel vivo proprio dopo l’estate, costituisca un’occasione propizia di rilancio e di accompagnamento delle comunità, oltre che una voce profetica rispetto alle istanze del presente e del futuro”.