Il quadro che emerge da uno studio realizzato dal centro Tagliacarne conferma che le imprese che operano all’interno delle filiere sono le più innovative ed hanno aspettative più positive sui tempi d’uscita dalla crisi. I loro punti di forza sono essenzialmente due: la maggiore propensione ad innovare rispetto alle altre e una superiore apertura ai mercati stranieri. Risultato: il 41% prevede di recuperare i livelli produttivi pre Covid già entro quest’anno (rispetto al 36% delle altre aziende), ma la percentuale raggiunge il 45% considerando le imprese in filiera che hanno investito nelle tecnologie 4.0 (contro il 35% delle altre aziende digitalizzate).
“In questo contesto – commenta Alfredo Cestari, presidente Camera ItalAfrica – intendiamo sostenere l’impegno espresso dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete , per supportare le aziende specie al Sud ad affrontare la duplice fondamentale transizione, ecologica e digitale operando in filiera e in rete. E’ questo, come dice Prete da attento conoscitore della realtà imprenditoriale meridionale ed italiana, sicuramente un vantaggio per le Pmi che altrimenti farebbero fatica ad affrontare queste trasformazioni operando da sole. Il nostro Progetto “Sud Polo Magnetico” è a disposizione del sistema camerale proiettandolo in particolare verso l’internazionalizzazione”.
Sull’incidenza delle filiere sul tessuto produttivo di ciascuna regione, si sfata un luogo comune secondo il quale il Sud è arretrato. Infatti se al primo posto c’è la Provincia Autonoma di Bolzano (con l’83,8% delle imprese in filiera sul totale locale), seguono Basilicata (81,1%) e Molise (80,8%).
Dallo studio emerge, in sostanza, come la collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore – dalla creazione sino alla distribuzione di un bene o servizio – rappresenta un importante fattore di competitività per gli imprenditori, soprattutto se abbracciano il digitale avanzato. Le leve strategiche su cui queste imprese puntano per stare sul mercato sono principalmente l’innovazione e l’export, considerando che il 62% delle aziende che lavorano insieme ha fatto investimenti per innovare (contro il 38% delle altre) e il 22% esporta, con punte che arrivano al 30% nelle filiere 4.0 (contro il 24% delle altre digitalizzate).
Cestari aggiunge: “Come ItalAfrica in prosecuzione dell’attività riferita al Progetto Sud Polo Magnetico lavoriamo per l’ incremento della competitività delle imprese, sia in maniera diretta, attraverso la consulenza e l’assistenza tecnica per il sostegno finanziario agli investimenti, sia in maniera indiretta, attraverso azioni volte al potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali. In tutto questo diamo rilevanza a programmi di digitalizzazione. Un’attività che si svolge in forma sinergica per offrire pari opportunità alle imprese che investiranno e quindi si localizzeranno in ciascuna delle quattro Zes del Sud”.