In occasione del 17° anniversario della sua scomparsa l’ex parlamentare DC Peppino Molinari ricorda l’impegno politico a servizio della sua terra di Vincenzo Verrastro.
Di seguito la nota integrale.
Vincenzo Verrastro si era formato ad Avigliano nelle file dell’Azione Cattolica, alla scuola di sacerdoti antifascisti come Vincenzo D’Elia e Vito Genovese. Maturò una solida coscienza cristiana e civile in un ambiente fortementeanticlericale.
Con la fine del fascismo e la ripresa della vita democratica cominciarono le pressioni degli amici dell’Azione Cattolica perché accettasse qualche responsabilità in ambito politico in rappresentanza del mondo cattolico.
Nel mese di febbraio 1944 fu tra i fondatori della sezione della Democrazia Cristiana di Avigliano, del cui direttivo entrò a far parte insieme a Rocco Colonnese, Luigi Mecca, Paolo Rosa e Giuseppe Lacerenza.La tessera n. 1 fu quella del sacerdote Vito Genovese. Era convinto che la Dc dovesse mirare al raggiungimento del bene comune attraverso la promozione della giustizia sociale, la difesa della dignità umana, la lotta contro i privilegi, il sostegno alle classi più disagiate.
Il 2 luglio 1945, su proposta del locale Comitato di Liberazione, con decreto prefettizio fu nominato sindaco di Avigliano il sarto Paolo Rosa, un vecchio popolare di integerrima onestà. Nella giunta entrò un membro di ciascun partito, tra cui Vincenzo Verrastro, in rappresentanza della Dc.
Nel 1946, nelle prime elezioni amministrative del dopoguerra, la Dc entrò in una lista ibrida di centro-destra. Verrastro non condivise quella decisione che presentava la Dc come il partito della conservazione e non volle candidarsi come consigliere al Comune.Si verificò una clamorosa vittoria delle forze social comuniste che si insediarono nell’amministrazione comunale di Avigliano.
Nel maggio 1952 ci fu il rinnovo dei Consigli comunali e provinciali. Il Comitato provinciale della Dc persuase Verrastro a candidarsi come consigliere provinciale nel Collegio di Avigliano: una candidatura di bandiera, dall’esito molto incerto.Egli si candidò anche come capolista della Dc al Comune di Avigliano.
Rispetto alle più fosche previsioni, Verrastro fu eletto al Consiglio provinciale e nominato, poi, assessore nella Giunta dell’Ente. Per il rinnovo del Consiglio del Comune di Avigliano, si verificò una seconda affermazione delle Sinistre. Il risultato ottenuto dalla Dc fu però abbastanza accettabile e il capolista ebbe 2.330 voti di preferenza, con sei, dei dieci consiglieri, assegnati alla minoranza.
Con grande spirito di abnegazione Verrastro cominciò a visitare le innumerevoli frazioni dell’agro di Avigliano. I primi approcci furono difficili, se non di totale chiusura nei suoi confronti perché gli avversari invitavano a diffidare della sua persona. Non facendosi impressionare da ciò, egli cominciò a discutere con la gente, puntando a una oggettiva individuazione e soluzione dei problemi più urgenti. Dovette constatare le condizioni di miseria che mortificavano la dignità di tanti contadini che vivevano spesso in povere capanne, condividendo l’unico vano con gli animali. Mancavano acquedotti, illuminazione pubblica, asili e scuole. A sciogliere il ghiaccio contribuirono alcune utilissime realizzazioni che Verrastro premurò al Genio Civile di Potenza, agli Enti Irrigazione e della Riforma fondiaria.
Tali realizzazioni fecero nascere forti e duraturi legami di amicizia fra Verrastro e i contadini. Così egli scrisse molti anni dopo: «io mi guardai sempre bene dal voler strumentalizzare quella gente per miei fini politici che non avessero, alla radice, una finalità esclusiva in loro favore. Fu proprio questa impostazione rispettosa dei contadini e della loro personalità umana e civile che mi consentì una collaborazione onesta e fruttuosa.»
Nelle sedute del Consiglio comunale si avvertì subito la sua prestigiosa presenza, oltre quella di una minoranza attivissima e preparata. Per i giovani consiglieri dell’opposizione fu un’esperienza che si rivelò un’autentica palestra di democrazia e di formazione alla vita amministrativa.
Dopo un altro quinquennio di stasi e di contrasti nella maggioranza social comunista, la situazione economica di Avigliano si era aggravata e la disoccupazione era dilagante. Si giunse così alla consultazione del 27 maggio 1956 per il rinnovo del Consiglio comunale e dell’Amministrazione provinciale. La lista della Dc, capeggiata da Vincenzo Verrastro, conquistò il Comune, riportando la maggioranza assoluta dei voti. Fu eletto sindaco Andrea Viggiano. Contestualmente, avvenne la sua riconferma all’Amministrazione provinciale dove assunse la vice-presidenza della Giunta.
Con le casse vuote del Comune e una forte richiesta di lavoro, i primi due anni furono molto duri per i novelli amministratori democristiani. Tuttavia, facendo ricorso ai numerosi provvedimenti emanati dallo Stato, in particolare per l’edilizia popolare e scolastica, si programmarono diverse opere per dotare il Centro urbano e le frazioni di abitazioni popolari e di nuovi edifici scolastici.
Con l’intervento di Verrastro furono affrontati, altresì, i problemi delle comunicazioni: nella costruzione delle varie strade trovarono lavoro molti operai disoccupati. Nel 1957 egli promosse la costituzione del Consorzio Carmine-Monte Caruso,in seguito alla quale furono intrapresi estesi lavori di bonifica e la realizzazione di strade interpoderali. Si ampliarono la rete elettrica e quella idrica nelle frazioni e nel centro urbano.
Verrastro stimolò i lavori del Centro di colonizzazione dell’Ente Riforma, istituito prima in Avigliano Centro e poi a Piano del Conte, per accelerare l’assegnazione delle quote dei latifondi espropriati ai Doria, ai Tufaroli e ad altri proprietari. Vincendo lo scetticismo dei coloni non residenti nelle zone espropriate dall’Ente Riforma e rimasti nella condizione di fittavoli, si premurò perché potessero acquistare i fondi condotti in fitto, con il ricorso ai mutui agevolaticoncessi dalla Cassa per la formazione della Piccola proprietà contadina: nel 1958 circa 850 capifamiglia, a Sant’Angelo di Avigliano e a Possidente, divennero proprietari dei terreni coltivati.
Al termine del primo quadriennio amministrativo, con un bilancio più che lusinghiero, nella consultazione del 6 novembre 1960 l’elettorato premiò la lista della Dc con una più ampia maggioranza e con un più elevato numero di preferenze per il capolista. Quale sindaco del Comune fu designato Gennaro Claps.
Fu ultimata la nuova casa comunale, con annesso ambulatorio medico, fu ampliato l’Orfanotrofio provinciale e rifatta la pubblica illuminazione. Il paese fu dotato di una rete telefonica automatica, estesa anche ad alcune frazioni. Nella zona di Lagopesole furono realizzati un campo sportivo e un cimitero. Alcune iniziative industriali assorbirono molta manodopera, tanto che l’Ufficio di collocamento comunale esaurì la lista dei disoccupati. Furono anni di grande soddisfazione per aver sconfitto “la tradizionale indigenza generalizzata” in Avigliano.
Al rinnovo del Consiglio comunale del 22 novembre 1964 per la terza volta fu accordata la fiducia alla Dc, con un plebiscito di preferenze al capolista e la riconferma dei 19 seggi al Comune. Divenne sindaco Domenico Antonio Accuosto. Per Verrastro si trattò della quarta rielezione al Consiglio provinciale dove gli fu rinnovata la presidenza della Giunta.
Pur avendo incarichi sempre più gravosi, Verrastro era convinto della necessità della sua permanenza nel Consiglio comunale non solo per sostenere i suoi amministratori ma per essere più vicino alla comunità, per seguire i suoi problemi più spinosi e per poter offrire concreti contributi alla loro soluzione.
Preziosa fu la sua presenza in Consiglio allorché, nel 1967, si pose il problema della vendita e del taglio del bosco Carmine-Monte Caruso. L’erede del principe Doria Pamphilj aveva stipulato un compromesso per l’alienazione del bosco con una ditta di Rionero in Vulture, assuntrice di un appalto per la fornitura di traverse alle Ferrovie dello Stato. I contadini, in grande agitazione, occuparono il bosco. Trattandosi di un bene di proprietà privata, non era facile impedirne la vendita né il Comune aveva disponibilità finanziarie per procedere all’acquisto. Il problema trovò soluzione graziealla propostafatta da Verrastro al ministro dell’Agricoltura: il bosco sarebbe stato rilevato dal Demanio forestale.
Gli altri sindaci democristiani di Avigliano furono Giuseppe Possidente, Gerardo Coviello, Giuseppe Tripaldi e Francesco Mancusi.Il 29 febbraio 1992, in una fastosa cerimonia indetta per la consegna alla cittadinanza del nuovo statuto, il sindaco Francesco Mancusi, esternando il suo ringraziamento a tutti i “primi cittadini” che dal 1946 avevano diretto la civica amministrazione, consegnò loro una medaglia d’oro e una pergamena. A Vincenzo Verrastro, per lunghissimi anni consigliere anziano, fu conferita una targa d’oro, a ricordo del decisivo ruolo svolto per il progresso sociale della popolazione e della Basilicata.
La “Nazione aviglianese”, grata per le sue tante benemerenze, lo ricorda sempre, con rimpianto e affetto. Il legame di Vincenzo Verrastro con la sua terra d’origine, d’altro canto, fu assai profondo: Avigliano rimase sempre per lui, sino alla fine, un autentico luogo dell’anima.