Ferragosto 2021 consacra il modello lucano di albergo innanzitutto quale luogo di vacanza in sicurezza. Un elemento, che l’esplosione dell’epidemia del corona virus ha messo in primissimo piano, è il senso di sicurezza non solo sul piano igienicosanitario, ma complessivo, come se si ricreasse un contesto in cui ognuno si sente insieme sé stesso e allo stesso modo appartenere auna comunità, seppure creata dalla causalità. Un rapporto di Federalberghi sul “valore albergo” – che il Centro Studi Turistici Thalia ha rielaborato a livello regionale – contiene utili indicazioni per gli albergatori lucani impegnati a rendere indimenticabile il soggiorno dell’estate 2021. I quattro maggiori pregi degli alberghi italiani secondo gli intervistati dell’indagine sono: la pulizia, che assume un valore ancora più grande dopo l’epidemia del coronavirus; la loro buona localizzazione; la disponibilità e qualità dei servizi e l’attenzione verso l’ospite.
Sono queste le motivazioni della nomination del Premio Thalia 2021 da parte del Centro Studi Turistici Thalia a Mariangela De Biase, vice presidente del Consorzio Turistico Maratea ed albergatrice (Hotel Villa del Mare – Acquafredda). La scelta di Ferragosto non è casuale perché coincide con i giorni di più intenso lavoro degli albergatori.
Il Centro Studi Turistici Thalia sottolinea che “la percezione dello “spessore” emotivo dell’albergo non risiede solo nell’attribuzione di valore alla scena, cioè all’albergo come “contenitore”, ma l’albergo, nella sua capacità di generare ricordi, emozioni, e segnare così il tempo che vi si trascorre all’interno”. Nel “modello albergo Maratea” c’è un’ambizione intensa (seppure non confessata) nel fare l’albergatore, perché significa immaginare un mondo e un modo per prendersi cura delle persone. Significa immaginare le loro giornate, la loro vita, le loro aspettative. Magari sbagliando, magari solo approssimandosi ai desideri, magari sbagliando completamente target (come si dice nel marketing), ma sempre con l’ambizione di immaginare i bisogni e i desideri degli altri, cioè il modo migliore per rendere il soggiorno, se non sempre e in tutti i casi, “memorabile” (come vorrebbe l’immaginario alberghiero), ma almeno gradevole, gradito, da ricordare e persino memorabile nei casi migliori. È un mondo dominato, per necessità e per piacere, dell’empatia. Ed è quello che accade con De Biase a Maratea con la mission di far star bene le persone che hanno scelto proprio quell’albergo, proprio quella destinazione.
Oltre al distanziamento sociale “naturale”, servizi efficaci di tracciamento, buon livello di vaccinazione, formule vacanza borgo-albergo, presenza turistica senza sovraffollamenti, anche il “modello albergo” è tra i fattori che in questa fase della stagione estiva determinano il successo a Maratea dove le disdette di prenotazioni sono state decisamente al di sotto della media nazionale e di quanto accade in altre località italiane di mare.
Secondo l’indagine, il 70,9% degli intervistati afferma di voler tornare sempre in un albergo dove ha trovato una particolare situazione gratificante che rappresenta nella memoria un’immagine duratura. “Non ci sarebbe questo sentimento, se – dice De Biase – non ci fosse un senso, se il soggiorno in albergo non avesse fornito un senso, che si vuole mantenere e preservare. L’albergo crea una dimensione completamente diversa dall’ordinario. L’hotel è un mito e insieme un rito. Anzi è un mito perché ha codificato un rito. Quando si sta in albergo, senza neppure pensarci, ci si comporta in maniera diversa dalla vita “ordinaria”, perché l’albergo evoca qualcosa di superiore: uno stile di vita, un’aspirazione, un’ambizione”.
Quando il 42% degli Italiani afferma che in albergo c’è una grande varietà di persone e quindi può succedere di tutto, indica che in quel luogo si crea una chimica unica, irripetibile nelle case, perché l’albergo costituisce un microcosmo dai confini impermeabili, perché dipende da noi che lo scegliamo e dagli altri che lo scelgono e dalle ragioni per cui gli uni e gli altri lo scelgono e quelle ragioni sono evocative di uno stile di vita congegnato, atteso, costruito con il pensiero in tutto il tempo prima dell’arrivo della hall. Qualcuno va ancora oltre, perché sostiene che nell’albergo si esprimono anche gli aspetti più intriganti delle persone. E qui la dimensione emotiva, anzi psicologica, si fa ancora più intensa, perché l’albergo sembra il luogo dove ognuno riesce a esprimere il proprio sé in maniera più esplicita, più attesa, più compiuta. È il posto dove la propria identità potenziale (e contraddittoria) si esprime meglio, ecco perché ogni soggiorno è una promessa e le promesse evocano una condizione superiore e magari più felice. Sembra quasi un perseguimento della felicità: il più grande mito che muove gli uomini e le donne e in cui l’albergo ha trovato la sua piccola parte.