Presentati a Melfi risultati sulla ricerca sulla via Appia, sindaco Valvano: “Da Melfi l’esempio per la carta archeologica regionale”. Di seguito la nota integrale.
Da Melfi l’esempio per la Carta Archeologica regionale. Presentata ieri – in diretta sulla pagina facebook del Comune- la ricerca archeologica per ricostruire il percorso della Via Appia nel territorio di Melfi.
Il progetto è il frutto di una collaborazione tra il Comune di Melfi che ha fortemente voluto un Protocollo d’Intesa stipulato ad agosto del 2020, l’Università di Foggia, Dipartimento di Studi Umanistici e nello specifico il Laboratorio di Cartografia Archeologica (diretto dalla prof.ssa Maria Luisa Marchi) e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Basilicata (arch. Francesco Canestrini e dott,ssa Sabrina Mutino).
Per il sindaco Valvano “è un importante lavoro di ricerca per l’intera Basilicata, condotto sul nostro territorio nello scorso anno, da un’equipe di studiosi di caratura nazionale. A Melfi è nota la genesi di questa attività di studi, collegata ad una criticità che ha interessato l’opinione pubblica circa l’ipotesi progettuale di insediamento di una nuova cava su una porzione di territorio molto delicato.
Lo scorso anno con tutti gli Enti coinvolti ci siamo posti il problema della compatibilità. Da qui lo spunto per svolgere un’attività di indagine archeologica da trasformare in metodo di programmazione, in un metodo preventivo che eviti l’emergenza e consenta alle Istituzioni interessate di poter assumere decisioni consapevoli sapendo cosa c’è da valorizzare sul territorio in una logica di sviluppo basato sulla conoscenza”.
L’onorevole Nunzio Angiola sta seguendo con grande attenzione “la candidatura della Via Appia a Patrimonio Unesco e il ripristino della ferrovia storica Rocchetta Sant’Antonio-Gioia del Colle, in un panorama di valorizzazione degli itinerari storico-culturali apulo-lucani”.
L’equipe del Laboratorio di Cartografia Archeologica guidata dalla prof.ssa Marchi, composta da Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa e Grazia Savino, ha condotto un ricerca di ricognizione topografica nel comprensorio di Melfi ricostruendo il percorso della via Appia – Regina Viarum dal Ponte sull’Ofanto a Venosa ed una rete di tratturi che collegavano Melfi con Monteverde e con il Ponte Pietra dell’Oglio, il principale dei quali è il tratturo di San Guglielmo.
Le indagini hanno permesso attraverso una ricerca multidisciplinare con ricognizioni sul campo, analisi bibliografica, lettura e interpretazione delle fotografie aeree, analisi delle cartografie storiche e voli mirati con il drone, di ricostruire il percorso della Regina Viarum dall’Ofanto a Melfi.
Dal famoso Ponte sull’Ofanto (Pons Aufidi degli antichi Itinerari romani) la strada antica che si ripercorre attraverso una serie di Tratturi, tra cui anche il Regio Tratturo, raggiungeva Venosa in un suggestivo percorso costellato di insediamenti, ville, villaggi e necropoli, la principale delle quali quella da cui proviene il famoso sarcofago di Rapolla conservato al Museo Archeologico M. Pallottino di Melfi.
Ma di non minore importanza i risultati che hanno portato alla ricostruzione della rete di Tratturi e tratturelli che collegavano Melfi con Monteverde. Il principale di questi tratturi era senza dubbio il Tratturo di San Guglielmo, un percorso di devozione e di pellegrinaggio in una suggestiva cornice di indubbia bellezza naturalistica.
L’equipe dell’Università diretta da Maria Luisa Marchi è composta da un gruppo di archeologi: Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Magda La Trofa e Grazia Savino.
Le attività di ricerca si sono svolte in stretta collaborazione con la funzionaria Sabrina Mutino, sotto il coordinamento prezioso del Soprintendente Francesco Canestrini che ha seguito con grande disponibilità il progetto.