La campagna vinicola 2021 si chiuderà per la Basilicata con una riduzione del 10% rispetto al 2020 passando da 73 mila ettolitri dello scorso anno ai 65 mila ettolitri di quest’anno. Con l’approssimarsi delle operazioni di vendemmia – riferisce Cia-Agricoltori – le previsioni di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini si fanno più attendibili. Le problematiche legate alle sempre più mutevoli e imprevedibili condizioni climatiche impongono un più attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori
In Basilicata – secondo il rapporto più aggiornato – l’andamento vegetativo ha subìto una partenza posticipata di circa 10 giorni, così da poter avere un’epoca di vendemmia finalmente normale ed in linea con l’andamento stagionale. Le uve si presentano sane e in perfetto turgore vegetativo. Le prolungate piogge di giugno hanno creato un’importante riserva idrica, le viti non sono andate mai in stress presentando una parete fogliare uniforme e in perfetta attività vegetativa. Le importanti escursioni termiche tra il giorno e la notte, presenti già da luglio, hanno permesso alla vite di respirare e di avere un’attività fotosintetica lineare. La vendemmia si presenta di grande qualità ed in perfetto equilibrio produttivo.
Volendo fare una sintesi rispetto alle diverse aree geografiche del Paese, si osserva una flessione piuttosto generalizzata, con pochissime eccezioni, ma con differente intensità delle riduzioni. Anche quest’anno non sono mancati eventi climatici di inusuale ed eccezionale portata. Dopo un autunno e un inverno caratterizzati da temperature nella norma e buona piovosità, si sono presentate la primavera e l’estate con grande imprevedibilità. Ad aprile un’ondata di gelo ha colpito i vigneti in molte zone, danneggiando molti germogli ormai già ben sviluppati, limitando così la futura fruttificazione. Un lungo periodo di siccità, che ancora persiste, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo.
La variabilità meteorologica genera apprensione sulla tenuta qualitativa delle uve, anche se ad oggi lo stato sanitario delle stesse si presenta generalmente buono, con rari problemi di attacchi di peronospora e oidio, circoscritti e ben gestiti con opportuni trattamenti.
Dopo una campagna 2020/21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea rispetto alla campagna precedente), la prospettiva di una minor produzione per la vendemmia in corso, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull’andamento futuro dei listini.
Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità su cui peserà il sempre ottimo lavoro degli enologi e delle imprese in cantina. Guardando al calendario, la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord.
La Cia-Agricoltori riaccende inoltre l’attenzione sul vino in giacenza: alla data del 30 giugno 2021 negli stabilimenti enologici lucani ci sono oltre 150mila ettolitri di vino in giacenza, di cui 86mila di dop, 35.700 di igp, 28mila di altri vini e 45mila di vini varietali. Il maggiore quantitativo è di vini dop in provincia di Potenza con circa 80mila ettolitri. La situazione rispecchia l’andamento nazionale: il 51,2% del vino detenuto è a Dop, con una prevalenza del rosso (55,1%). Il 26,9% del vino è a Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso (57,5%), mentre i vini varietali detenuti costituiscono appena l’1,4% del totale. Il restante 20,5% è costituito da altri vini.
Dal lockdown al pieno rilancio, ma non prima del 2022. Dopo l’anno della pandemia, che è costato al settore del vino un crollo medio dei fatturati del 15%, il vino Made in Italy ha innescato la risalita e per la fine del 2021 è atteso un rimbalzo del 9%. Ma per tornare ai livelli pre-Covid, la strada da fare è ancora lunga.
Per la Cia-Agricoltori ” bisogna prendere atto dei cambiamenti interni al mercato del vino a livello nazionale e internazionale, conoscere i nuovi player in campo, capire l’evoluzione delle esigenze dei consumatori. Ci vorrà tempo, ma sarà vera ripartenza solo cambiando metodo. Serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica. Dobbiamo essere in grado di valorizzare l’unicità delle piccole e medie imprese, promotrici di territorio e cultura, puntare su alleanze nuove con il settore fieristico e più innovative e mirate modalità di scambio con i buyer esteri”.