L’esplosione della pandemia nel 2020 ha lasciato il segno anche sul mercato fondiario, con una significativa contrazione dell’attività di compravendita, ma senza rilevanti conseguenze sulle quotazioni dei terreni. Questi, in estrema sintesi, i risultati dell’indagine curata dai ricercatori delle sedi regionali del CREA Politiche e Bioeconomia, con il supporto del CONAF (Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali).
Anche in Basilicata – evidenzia Cia-Agricoltori – le quotazioni dei terreni di seminativi ed ortofrutticoli sono rimaste stazionarie con una media di 8,8 mila euro ad ettaro (minimo 3,4 mila ad ha, massimo 27,7 mila ad ha) su un totale di 304mila ettari di supericie agricola utilizzata. Queste le quotazioni in dettaglio in Basilicata: montagna interna media 6,6 mila euro (minimo 3,4 mila/ha, massimo 27,7mila/ha); montagna litoranea media 8,3 mila/ha (minimo 6,1 mila/ha, massimo 22,5 mila/ha); collina interna media 9,3mila/ha (minimo 4,6mila/ha, massimo 25,6 mila/ha); pianura media 10,9mila/ha (minimo 9,5mila/ha, massimo 17,7mila/ha).
Nel complesso, gli effetti del Covid sono stati meno gravi del previsto, grazie alla ripresa delle attività di compravendita nella seconda metà dell’anno, che è riuscita a compensare, seppure non pienamente, la flessione del primo semestre.
Il numero di atti di compravendita di terreni agricoli, conclusi nel 2020, è diminuito dell’8,4% rispetto al 2019, invertendo una tendenza positiva che durava dal 2014. Il credito per l’acquisto di immobili in agricoltura, secondo Banca d’Italia, ha subìto una brusca battuta di arresto dopo il recupero iniziato nel 2012, riportando in primo piano il tema della difficoltà di accesso al credito, più volte denunciato dagli operatori del settore. Nonostante l’incertezza della situazione economica generale, per gli operatori del settore i segnali di ripresa potrebbero ripercuotersi anche sul mercato fondiario, il PNRR potrebbe essere di aiuto, mentre permangono le perplessità legate alla riforma della Pac.
Anche per il mercato degli affitti l’emergenza sanitaria non ha inciso in maniera sostanziale, con effetti limitati ad alcuni comparti che hanno registrato un’attività in flessione, come floricoltura, viticoltura e agriturismo. L’incertezza legata alla pandemia ha indotto molti operatori a preferire l’affitto piuttosto che optare per l’acquisto di nuovi terreni. Nel complesso, pertanto, l’istituto dell’affitto continua a rappresentare il principale strumento a disposizione degli imprenditori per ampliare le proprie superfici aziendali. Si è rilevata una maggiore propensione al rinnovo dei contratti in affitto piuttosto che alla stipula di nuove contrattazioni, quasi sempre senza modificare l’importo del canone, per via della proroga concessa ai Programmi di Sviluppo Rurale. La scadenza dei contratti di affitto rimane di fatto tradizionalmente collegata alle politiche comunitarie.
“Non può esistere crescita e sviluppo in agricoltura – commenta Rudy Marranchelli, presidente AGIA-Cia – senza accesso dei giovani alla terra, con un vero ricambio generazionale nelle campagne. Un modo per favorire la staffetta generazionale è quello che incentivi all’affiancamento tra un agricoltore in procinto di andare in pensione e un giovane, per favorire l’uscita delle generazioni più anziane e il trasferimento di conoscenze attraverso il ricorso a servizi di consulenza e tutoraggio. Senza dimenticare le terre pubbliche e quelle incolte, con la nostra adesione e partecipazione attiva a Sibater “Supporto Istituzionale alla Banca delle Terre” in partnership con Anci, per la valorizzazione dei beni non utilizzati in 8 Regioni del Mezzogiorno”. Di terra disponibile e inutilizzata – aggiunge Marranchelli – ce n’è e anche tanta. E l’agricoltore del 2021 non appartiene più all’immaginario di un tempo: sono sempre più numerosi i giovani che sperimentano metodi nuovi di produzione che impattano di meno sull’ambiente. Cresce il loro ruolo che in questi processi di cambiamento iniziano ad avere anche le tecnologie che rendono più sicure le macchine e che consentono di raccogliere e utilizzare tanti dati che riducono gli input in campo e rendono più efficiente la gestione delle aziende.
AGIA-CIA sta svolgendo un ruolo rilevante sui processi di innovazione, sia attraverso progetti sperimentali e di educazione, sia attraverso l’interlocuzione con l’Europa per incidere e per tradurre la strategia Farm to Fork e Biodiversity.
Marranchelli sottolinea un altro aspetto importante: l’agricoltura di oggi non è solo coltivare la terra, l’agricoltore ha un ruolo di presidio dei territori ed è un pilastro importante per la terza economia, un modello di sviluppo che pone al centro le persone e che ha come filo conduttore la sostenibilità economica nel rispetto di quella ambientale e sociale.