Venerdì 17 settembre 2021 alle ore 18,30 presso il chiostro della Prefettura di Matera nell’ambito della mostra “Storia di una città. Matera nelle maioliche di Giuseppe Mitarotonda”, a cura di Edoardo Delle Donne, organizzata dal Circolo Culturale La Scaletta in collaborazione con la Prefettura di Matera e con il Dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo dell’Università della Basilicata, è in programma il secondo appuntamento del ciclo di incontri, Il mito e la storia. Dialoghi intorno alla Città di Matera, a cura del Prof. Aldo Corcella e la partecipazione dell’artista Giuseppe Mitarotonda, con il secondo appuntamento.
– 17 settembre, ore 18.30, Il concetto di Antropocene tra consapevolezza e criticità, Prof. Marcello Schiattarella;
– 24 settembre, ore 18, La ceramica e lo spazio dell’architettura, Prof. Antonio Conte;
– 30 settembre, ore 18, La costruzione della Cattedrale di Matera, Prof. Antonello Pagliuca.
Come in un incontro tra due piani narrativi diversi per spazio e tempo, ma uniti dalla medesima idea di riconoscersi nella propria storia, durante il periodo espositivo, professori dell’Università della Basilicata, del Dipartimento delle culture europee e del Mediterraneo, si confronteranno sul passato (e dunque il suo lascito per il futuro) della città di Matera e le sue più interessanti vicende, partendo proprio da alcuni dei temi proposti nelle opere di Giuseppe Mitarotonda.
Per le serate l’ingresso è libero ma su prenotazione con esibizione di Green Pass, per il rispetto delle normative anti-Covid, all’email info@lascaletta.net o al num. 0835 336726.
L’incontro di venerdì 17 settembre, dal titolo Il concetto di Antropocene tra consapevolezza e criticità, vede la presenza del Prof. Schiattarella che spiega: ‹‹Nel maggio del 2000 Paul J. Crutzen e Eugene F. Stoermer pubblicarono un breve articolo dal titolo The “Anthropocene”, su una rivista minore destinata ad un ristretto pubblico di specialisti. Nonostante ciò, la nota ebbe notevole risonanza e nel 2002 il solo Crutzen pubblicò il suo “manifesto” sull’Antropocene con una “Letter” su Nature. Da allora il concetto di “epoca dell’uomo” si è largamente diffuso dapprima all’interno della comunità scientifica, interessando settori disciplinari anche molto diversi tra loro, per poi entrare prepotentemente nella cultura di massa. Il termine ha conosciuto una grande fortuna e contribuito alla presa di coscienza di una problematica assai vasta, che comprende naturalmente il cambiamento climatico globale, da parte di moltissime persone della più svariata provenienza sociale e culturale. Tuttavia, a livello scientifico, molti aspetti critici riguardano l’uso e la corretta applicazione del concetto di Antropocene e il suo inserimento all’interno della scala geocronologica, e le soluzioni prospettate appaiono talvolta contrastanti››.
Ogni pannello della mostra del ceramista materano Giuseppe Mitarotonda, composto da formelle (circa 20) di vario numero e dimensione, in ceramica maiolicata, evoca ritmi, luci, colori, stagioni antiche e un passato che reca nel fondo la verità più umana ed intima della storia di Matera. Il filo conduttore è il tema del ricordo dell’antico, tramite l’arte, affinchè diventi storia; la pittura è liquida, limpida, svelta, e per tale ragione, forma e spazio diventano puro colore, quel colore che è un mezzo capace di esercitare un influsso diretto sull’anima.
Si ricorda che la mostra sarà visitabile fino al 10 ottobre 2021 con i seguenti orari: lun/sab 10/13 – 17/20, dom 10/12.30 – 17/19.30 (ingresso libero con esibizione di Green Pass).
Giuseppe Mitarotonda. Nasce a Matera il 7 aprile 1939. Dopo una breve esperienza nel campo del design industriale frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera. Rientrato a Matera, apre un suo laboratorio nel quale sperimenta varie tecniche operative privilegiando il percorso della ceramica come naturale necessità di una particolare espressione artistica. Negli anni Mitarotonda, giunge ad una concezione dell’arte quale unione di due elementi sostanziali: lo sguardo, come motore primo, come visione scatenante e l’immaginazione, elemento intimamente formale. Alla formazione di tale pensiero contribuiscono gli incontri e le collaborazioni con grandi artisti, che giunti a Matera, frequentano come naturale luogo di incontro il suo laboratorio, da Pietro Consagra a Francesco Alvarez, da Mino Maccari a Dadamaino (Edoarda Emilia Maino), fino a Kengiro Azuma e H. B. Assadour. Ma più intensa tra tutte sarà la collaborazione ed il rapporto di vera amicizia, con il pittore José Ortega, durante il soggiorno dell’artista spagnolo nella città dei Sassi. Così nasce in Mitarotonda, un senso più profondo per il colore inteso come principio visivo, trasceso nel concetto che il cielo è metafora dell’azzurro e non viceversa.