L’adeguamento del sistema portuale al Sud è fondamentale per i programmi di import-export e di sviluppo imprenditoriale che favoriscano la ripresa degli scambi commerciali nell’area euromediterranea e tra i Paesi Europei e quelli Africani dopo la pandemia. Per questo riconosciamo l’impegno del Governo con l’annuncio di destinare ai porti meridionali circa 1,4 miliardi, ovvero il 43% destinato al Mezzogiorno dei 2,6 miliardi (da spendere tra il 2021 e il 2026) del Fondo complementare al Pnrr, integrati da ulteriori fondi del ministero per circa 600 milioni. E’ il commento di Alfredo Cestari, presidente della Camera ItalAfrica che aggiunge: nei porti sarà realizzata l’elettrificazione delle banchine, il cosiddetto cold ironing, che consentirà alle navi in sosta di accedere alla corrente elettrica da terra anziché tenere i motori accesi, con quello che determina in termini di inquinamento atmosferico e acustico. Sono previsti anche investimenti per l’aumento delle disponibilità di combustibili alternativi (Gnl) che consentirà di ridurre le emissioni inquinanti.
Non può che preoccuparci comunque – continua Cestari – il grido di allarme lanciato da Uniport, associazione delle imprese portuali nazionali secondo cui i porti del Sud sarebbero esclusi dai Fondi del Green Ports. Il Bando del ministero della Transizione Ecologica stanzia 270 milioni di euro per le proposte progettuali nel settore dell’intermodalità e logistica integrata e in particolare per interventi in tema di energia rinnovabile ed efficienza energetica nei porti, che esclude dalla platea dei possibili beneficiari le Autorità di Sistema Portuale del Sud – Italia. In sostanza risulterebbe dal provvedimento che i beneficiari del bando sono esclusivamente le Autorità del Centro-Nord.
Uniport rileva l’incongruenza dell’esclusione del Meridione, motivata anche nelle premesse del provvedimento con l’indicazione che il Sud ha già beneficiato di un precedente bando di tipo PAC nel periodo 2014-2020. Non può costituire una scusante utilizzazione della misura citata, essendo quest’ultima slegata dall’evento pandemico, evidentemente successivo al seennio di aiuti comunitari, per il quale è stato approvato l’intervento straordinario del PNRR le cui articolazioni sono finalizzate alla ripresa economica di tutto il territorio nazionale e a mitigare gli effetti negativi della crisi economica indotta dalla chiusura di molte attività a causa del Covid 19.
ItalAfrica – sottolinea Cestari – è da tempo impegnata a rilanciare le quattro ZES delle regioni del Sud mettendo in guardia: senza una organica implementazione ed un efficace sviluppo dei sistemi intermodali composti da porti-retroporti-interporti, insieme con gli aeroporti, le piattaforme logistiche e gli altri hub, sarebbe stravolta la chiave del funzionamento delle Zone Economiche Speciali che è legata a questa azione contestuale. Partiamo dalle esperienze positive e consolidate negli anni delle Zes realizzate in ambito Ue ed extra Ue per indicare come rafforzare il ruolo strategico di queste aree a cominciare dalla ‘governance’. Ed è quello che il Ministro Carfagna intende fare – aggiunge Cestari – dando attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza puntando su maggiori poteri ai commissari. Si punta ad una reale semplificazione amministrativa, con un’autorizzazione unica rilasciata dai Commissari Zes ai quali la riforma assegnerà più poteri: saranno l’unico interlocutore degli investitori, presiederanno la Conferenza unica dei servizi e avranno una struttura di supporto propria.
Ma senza strade, linee ferroviarie, interporto, aeroporto, e – aggiunge – la Basilicata continua ad essere l’unica regione italiana senza aeroporto, senza piattaforma logistica non sarà possibile chiedere a grandi e medi gruppi industriali esteri ed italiani di venire qui a localizzare attività produttive.