“L’Italia, soprattutto nelle regioni più indietro specie al Sud, e la filiera agroalimentare nazionale non possono perdere il treno degli ingenti investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È il caso del bando per le infrastrutture idriche, cruciale per lo sviluppo e il rilancio del comparto primario, appena approvato dal Ministero delle Politiche Agricole e che punta a finanziare 149 progetti per oltre 1,5 miliardi di euro. Di questi, pochissimi riguardano opere di Regioni del Mezzogiorno, in particolare Basilicata e Puglia, nessuno in Sicilia. Ringraziamo il ministro Patuanelli per aver fatto chiarezza sull’iter procedurale, ampiamente condiviso con le amministrazioni locali, e per aver teso la mano affinché nessuno rimanga indietro”. Lo dichiara i deputati Luciano Cillis e Gianpaolo Cassese, esponenti M5S in commissione Agricoltura, a margine del question time a Montecitorio sui progetti per l’ammodernamento delle reti irrigue nell’ambito del Pnnr.
“Ci siamo battuti in Europa per ottenere questi fondi e in Parlamento per destinare parte di queste al Sud. Oggi sono emerse chiaramente, però, le responsabilità di una classe dirigente locale non in grado di redigere e programmare investimenti adeguati – aggiungono -. Il PNRR serve a crescere, a creare redditività e valore aggiunto. Occorre, dunque, qualità della spesa e progetti che portino ricchezza ai nostri territori. L’agricoltura senza acqua è impensabile, soprattutto quando dobbiamo scontrarci con la desertificazione e i cambiamenti climatici”.
“Sarà necessario, dunque – proseguono -, cogliere le prossime occasioni di finanziamento, come i 440 milioni di euro previsti in Legge di Bilancio. Da parte nostra lavoreremo affinché si stanzino sempre più risorse per l’ammodernamento delle opere irrigue, ma è necessario che le Regioni cambino passo e redigano progetti all’altezza. Ma, soprattutto, si finisca di fare volutamente confusione attribuendo a decisioni politiche scelte che hanno carattere meramente tecnico. E’ necessario, inoltre, un bagno di umiltà. Emblematico, in tal senso, il caso siciliano dove dei progetti presentati nessuno rispondeva ai parametri del PNRR, spesso andando oltre il periodo di fine investimenti previsto per il 2026”.