Meritocrazia Italia: “L’economia circolare è una realtà”. Di seguito la nota integrale.
I recenti Rapporti della Commissione europea e delle principali organizzazioni internazionali rivelano da tempo la necessità di sviluppare adeguate misure finalizzate ad agevolare la transizione dal modello di economia lineare, attualmente prevalente, verso quello di economia circolare, per dinamiche di sostenibilità e competitività e un uso efficiente delle risorse (anche) idriche.
È per certo tra le priorità del momento, atteso che l’Italia è particolarmente esposta al riscaldamento globale e alle siccità prolungate. Si stima, infatti, che per ogni grado di temperatura in più, la risorsa idrica viene colpita del 20%.
Fondamentale sarebbe un approccio sistemico ed olistico, per nuovi standard di business, circolari e inter-settoriali, dell’industria idrica. Essa si troverebbe così, oltre che ad avere un ruolo più centrale in contesti urbani, a interagire vantaggiosamente con settori affini, come quello energetico, agricolo o dei materiali da costruzione.
Tuttaviagli ostacoli lungo i percorsi di economia circolare sono oggi numerosi: politiche incentivanti inadeguate, di accettazione del consumatore e percezione sociale, di economia di scala, di standardizzazione e di qualità/competitività delle risorse recuperabili edi maturità, affidabilità e diffusione tecnologica.
Sarebbero all’uopo opportuno:
– introdurre nuove forme di finanziamento agevolato tramite canale tradizionale oppure tramite le piattaforme di stakeholder, come quella del fosforo, appena avviata anche in Italia (la piattaforma può integrare sinergicamente gli interessi di tutti i gruppi rappresentativi, in modo virtuoso e sostenibile, e facilitare la definizione di strategie e programmi condivisi per politiche, regolamenti e modelli di governance adeguati, anche superando le barriere normative e/o regolamentari all’economia circolare. Le piattaforme, inoltre, possono contribuire a far crescere la conoscenza e consapevolezza di cittadini, enti ed aziende);
– incentivare le numerose nicchie di mercato e innovative partnership pubblico-privato che creino innovazione e fungano da modello virtuoso, a supporto del percorso regolatorio e legislativo;
– puntare a meccanismi in grado di integrare i sistemi e le infrastrutture esistenti, recuperando materia, come valore aggiunto, in un contesto di minore impronta energetica e di carbonio;
– mutuare anche in Italia il modello europeo c.d.Innovation Deal (che si prefigge l’obiettivo di superare le barriere tramite azioni volontarie – ovvero senza alcun finanziamento economico – limitate nel tempo e ben pianificate, dove tutti i partecipanti cooperano fattivamente;il piano di lavoro deve prevedere scadenze ben definite e deve essere completato solitamente in 1-2 anni, con sottoscrizione in modo trasparente di una formale dichiarazione di intenti).