Consigliere regionale Perrino (M5s): “Stessa spiaggia, stessa Merra: 100mila euro per una task force e il lavoro dell’ufficio demanio marittimo rimasto nei cassetti del dipartimento”. Di seguito la nota integrale
Apprendiamo che nell’ultima seduta di Giunta Regionale è stata approvata la delibera recante il “Mantenimento delle strutture funzionali alle attività balneari in ragione di concessione demaniale marittima al fine di attenuare gli effetti sull’economia causati dalla Pandemia “Covid – 19”. Una atto molto atteso dagli operatori del settore e sul quale erano state chieste delle rettifiche da parte del Consiglio dei Ministri.
Rimane tuttora in piedi la questione relativa alla proroga delle concessioni balneari al 2033 e le premesse non sono incoraggianti. Nelle scorse settimane è emersa una polemica tra l’Assessora Merra e i rappresentanti datoriali del settore balneare della nostra regione sulla costituzione di una task force per la ricognizione dei lidi e per la normazione delle concessioni balneari. Task force che, a detta delle associazioni di settore, risulterebbe superflua in quanto a sottendere a questa materia vi sarebbe l’ufficio regionale del Demanio Marittimo. Si evidenziava, inoltre, il fatto che questo ufficio avesse già predisposto due bozze di delibera utili allo scopo di attuare la proroga al 2033.
L’Assessore Merra, in una nota, aveva seccamente smentito la presenza di documentazione in tal senso.
Ebbene, l’ufficio demanio marittimo, da noi interpellato attraverso formale richiesta di accesso agli atti, ha confermato di aver trasmesso queste due bozze lo scorso dicembre 2020:
Ora non ci è chiaro a che gioco sta giocando l’Assessore Merra, ma è evidente a tutti che qualcosa non quadra nei rapporti tra linea politica e linea prettamente amministrativa della Regione Basilicata. Ci troviamo di fronte all’ennesimo gioco a rimpiattino a spese della collettività.
Ora sarebbe opportuno che la Merra spiegasse il motivo reale dell’istituzione di questa task force per la quale sono state impegnate risorse per centomila euro. A questo punto è lecito chiedersi a cosa realmente serva l’opera degli uffici regionali preposti, quindi già pagati per fare il loro lavoro, se poi si opta per strumenti che comportano una ulteriore spesa di denaro pubblico.