Nel pacchetto di 159 progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica presentati da Regioni, Comuni e Città Metropolitane nell’ambito del programma “PinQua” sulla qualità dell’abitare, finanziato con il Decreto del Ministro delle Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili, c’è solo un progetto che riguarda la Basilicata e nello specifico il Comune di Potenza per 15 milioni di euro. A riferirlo è una nota congiunta Uil e Feneal, a firma dei rispettivi segretari regionali Tortorelli e Paolicellli.
La spesa ammonta a 2,8 miliardi di euro a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e circa 20 milioni derivanti da residui 2019 e 2020, per attuare il Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PinQua). Il 40% dei fondi verrà destinato a progetti da realizzare nelle Regioni del Mezzogiorno.
Gli interventi previsti sono finalizzati a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, a rigenerare il tessuto socioeconomico dei centri urbani, a migliorare l’accessibilità, la funzionalità e la sicurezza di spazi e luoghi degradati, spesso localizzati nelle periferie.
E’ evidente – sottolineano Tortorelli (Uil) e Paolicelli (Feneal) – che in Basilicata qualcosa non ha funzionato nella progettazione perché un solo intervento è troppo poco e non risponde alle esigenze dei cittadini specie quanti vivono in abitazioni da ristrutturare o di edilizia popolare oltre ai lavoratori del comparto costruzioni che hanno sofferto l’emergenza Covid con la stasi dei cantieri. La centralità che assume il “territorio” nel determinare la qualità della vita porta alla necessità di una profonda riflessione sui processi di trasformazione urbana che hanno prodotto una progressiva erosione dei diritti sociali: rapporti tra spazi urbani e i legami sociali, cambiamenti delle funzioni tradizionali, cambiamenti demografici della popolazione, la transizione digitale, quella ambientale. Di fronte a tali cambiamenti le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzarsi in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: in quest’ottica si aprono possibilità nuove che offrono l’opportunità di un’azione politica mirata a far si che la “questione urbana” diventi centrale nell’affrontare nuovi modelli di sviluppo economico-sociale. Per questo, insieme a Cgil e CISL e alle organizzazioni di categoria Fillea e Filca, sosteniamo la necessità di pianificare un progetto complessivo che permetta di rivitalizzare città e contesti urbani, anche in risposta a nuovi bisogni e al crescente disagio abitativo, componente fondamentale del più ampio disagio sociale del paese, drammaticamente emerso come punta di un iceberg in questa fase pandemica. Occorre porsi la finalità di migliorare sia la qualità degli insediamenti che il benessere sociale delle comunità, identificando interventi che mirino anche a soddisfare le esigenze ambientali, di inclusione, di protezione e promozione della salute delle persone. Nelle città, infatti, esistono criticità riguardanti lo stato del patrimonio edilizio, pubblico e privato, in chiave edilizia e funzionale, il riutilizzo di spazi e strutture dismesse, la riqualificazione di aree degradate (periferiche, ma non solo), la riconnessione funzionale tra parti di città, l’emergenza abitativa di fasce deboli di popolazione; si pone un problema di impronta ecologica impattante e di sostenibilità ambientale. Di conseguenza, politiche e investimenti nelle città rappresentano dei punti cardine nel processo di transizione verso resilienza e sviluppo sostenibile.