L’Associazione Cuochi Italiani si prepara a celebrare lunedì 25 ottobre il World Pasta Day con la consapevolezza che un piatto di pasta su quattro mangiati nel mondo è italiano. La giornata dedicata al piatto simbolo della dieta mediterranea che noi abbiamo ribattezzato euromediterranea – sottolinea Enza Barbaro, presidente ACI – giunta alla 23ma edizione è una manifestazione ideata e curata da Unione Italiana Food e IPO – International Pasta Organisation. Nel 2020 il mondo ha mangiato circa 17 milioni di tonnellate di pasta, un milione in più rispetto al 2019 e il doppio rispetto a dieci anni fa, con l’Italia a fare da capofila per produzione, consumi e export di questo alimento (nel 2020, solo nel Belpaese, il consumo ha fatto registrare 1 tonnellata in più rispetto all’anno precedente).Il settore dei pastai italiani conta quasi 120 imprese, oltre 10.200 addetti e genera un valore di 5,6 miliardi di euro. Più della metà della produzione italiana, il 62%, finisce all’estero, principalmente in Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Giappone. Nel 2020, i Paesi da dove arrivano le performance più importanti sono Cina, Canada, Spagna e Arabia Saudita.
Rispetto al gennaio/luglio 2020, l’export di pasta dei primi 7 mesi del 2021 segna un calo del 9,4% a valore, ma il confronto con i dati “pre-Covid” dello stesso periodo 2019, evidenzia un +13%.
Guardando ai volumi di pasta esportati i 5 mercati più strategici sono Germania (+6%), Francia (+2%), Giappone (+4%) e soprattutto Usa (+10%).
In Italia la pasta – dice Barbaro che ha realizzato un libro di ricette di piatti tradizionali per i quali la pasta è uno degli ingredienti base – è qualcosa strettamente connaturata alla sua storia. Ogni italiano consuma mediamente 23,1 chili all’anno. Il World Pasta Day in Italia viene celebrato con una particolare attenzione ai temi della solidarietà. Secondo OXFAM, nel 2021 20 milioni di persone hanno raggiunto livelli estremi di insicurezza alimentare, portando il totale a 155 milioni di persone in 55 Paesi. Per questo Unione Italiana Food ha organizzato l’iniziativa #Haveagoodpasta, coinvolgendo i pastai italiani che si rivolgono agli amanti del primo per eccellenza per donare un piatto di pasta ai meno fortunati.
E visto che siamo in argomento vale la pena di sfatare una fake sul consumo di pasta di sera perché ritenuto troppo calorico.
Innanzitutto – sottolineano i dietologi – la pasta, come il riso, il pane e altri cereali, contiene una certa quantità di carboidrati che non deve mancare a ogni pasto, in quanto costituisce la nostra fonte energetica primaria: se assente, il nostro organismo è costretto a recuperare energia da altri nutrienti, come ad esempio dalle proteine. Non c’è un motivo nutrizionale per evitare la pasta in favore di altri carboidrati complessi, anzi: essendo ricca di semola di grano duro, la pasta ha un indice glicemico molto più favorevole rispetto al pane o al riso, soprattutto se del tipo integrale.
Tuttavia ci sono alcuni accorgimenti a cui prestare attenzione: la pasta è sempre servita con un condimento, che può migliorarne o peggiorarne gli equilibri nutrizionali. Una pasta alle verdure saltate non avrà mai le stesse calorie e gli stessi valori nutrizionali di una pasta ricca di burro, besciamella, panna o formaggi.
Ed è anche una falsa credenza che la pasta appesantisca la digestione se consumata nei pasti serali: la pasta – chiarisce Barbaro che svolge attività di educazione alimentare nelle scuole – si digerisce molto più facilmente e rapidamente della carne o dei formaggi e potrebbe, quindi, favorire anche una migliore qualità del sonno.