Sono 22.832 i cittadini stranieri residenti in Basilicata al 31 dicembre 2020, con una variazione del +1,2% rispetto al 2019 e un’incidenza del 4,2% sul totale della popolazione residente. Il dato è stato diffuso questa mattina nella sala Mandela del Comune di Matera in occasione della presentazione del dossier statistico Immigrazione 2021.
All’incontro coordinato e concluso dal giornalista Gianluigi De Vito sono intervenuti il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, il docente universitario Donato Disanzo dell’Università di Palermo, Paola Andrisani della redazione regionale IDOS Basilicata, Emanuele Montemarano, legale FederColf, Enza Lacetera per l’associazione Tolbà, Sonia Sommacal, vice presidente di ADU (Associazione Diritti Umani), Pino Passarelli, presidente associazione Migranti Tutti e Francesco Castelgrande, coordinatore dell’associazione Migranti Basilicata.
Michele Capolupo
Di seguito il Rapporto immigrazione 2021 per la Basilicata.
La diffusione dell’epidemia da Covid-19 in Basilicata, benché più contenuta nel confronto con altre aree del Paese, ha avuto un impatto significativo sull’economia regionale, già risultata in lieve flessione nel 2019. In una terra alle prese con gli elementi di debolezza tipici del Sud, la popolazione residente continua a invecchiare, come dimostra un indice di vecchiaia che negli ultimi 10 anni è passato da 146,5 nel 2009 a 207,4 nel 2020. Inoltre, in quest’ultimo anno, forse ancor di più rispetto al passato, si è ripetuto il mantra ossessivo dell’“emergenza migranti” e anche in Basilicata il carattere strutturale dell’immigrazione ha stentato ad essere parte delle logiche che guidano le scelte politiche locali. Il fenomeno migratorio appare piuttosto oggetto di un cinico marketing politico, che coniuga a una considerevole incapacità nella sua lettura e nelle scelte di governance del territorio, una caratterizzazione in termini di emergenza “strutturale” ciclica che contribuisce sia a giustificare restrizioni dei diritti tout court, sia a costruire un nemico contro il quale convogliare disagi e rabbia. A tale proposito, va segnalata la riapertura, a febbraio 2021, del Cpr di Palazzo San Gervasio (chiuso a maggio 2020, ndr), malgrado le ripetute denunce da parte delle associazioni di violazioni dei diritti umani perpetrate al suo interno , nonostante le raccomandazioni del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma. Un centro oggetto di plurime inchieste da parte della Procura di Potenza, non ultima quella su maltrattamenti e abusi d’ufficio .
Un paradosso e un’assurdità parlare ancora di “emergenza migranti” in Basilicata anche se si guarda ai dati statistici, i quali presentano un’immigrazione che anche nel 2020 è risultata piuttosto stabile.
Un’istantanea. La stabilità e il radicamento
Sono 22.832 i cittadini stranieri residenti in Basilicata al 31 dicembre 2020, con una variazione del +1,2% rispetto al 2019 e un’incidenza del 4,2% sul totale della popolazione residente. Essi si ripartiscono uniformemente fra le due province: il 51,4% in quella di Potenza, con un’incidenza del 3,3% sul totale dei residenti; il 48,6% in quella di Matera, con un’incidenza del 5,7%. Anche per quanto attiene al genere, la ripartizione dei residenti stranieri risulta equilibrata, con le donne che rappresentano il 49,9% del totale. La comunità più numerosa resta quella romena (pari al 37,3% dei residenti stranieri), seguita da quelle albanese (9,5%), marocchina (8,1%), nigeriana e cinese (4,3%), indiana (4,1%) e ucraina (3,3%). Rispetto alla componente femminile, dopo le cittadine romene (le quali rappresentano il 44,9% delle straniere residenti in Basilicata), albanesi (pari all’9,2%, con una prevalenza nella provincia di Matera) e marocchine (7,7%), troviamo le cittadine ucraine (5,1%), cinesi (4,1%, anch’esse concentrate in prevalenza nel materano) e bulgare (4,0%).
A fine 2020, i cittadini non comunitari titolari di un permesso di soggiorno sono 11.167. Si tratta per la maggior parte uomini (55,8%), fra i 30 e i 44 anni (il 32,6% del totale), celibi/ nubili (il 61,4%) e provenienti prevalentemente da Albania, Marocco, Cina, India, Ucraina e Nigeria. I titolari di permesso di soggiorno a termine rappresentano il 57,1% del totale: un dato interessante è quello relativo al permesso per assistenza minori, che vede una netta prevalenza di titolari in provincia di Matera (538 su 558 totali).
Nel 2020 le presenze nel sistema di accoglienza regionale risultano ancora in calo: a fine anno sono 1.383 i migranti ospitati (-7,4% rispetto al 2019), pari all’1,7% di tutti i migranti presenti nei centri di accoglienza a livello nazionale, dei quali 833 collocati nei Cas e 550 nei centri Sai/ex-Siproimi, con una incidenza dello 0,3% sul totale della popolazione residente. Aumentano, invece, i titolari di un permesso di soggiorno per motivi di famiglia (pari al 48,4% del totale), mentre diminuiscono i nuovi nati da genitori stranieri (204 rispetto ai 233 del 2019) e le acquisizioni di cittadinanza italiana (349 rispetto alle 418 dell’anno precedente).
Per quel che riguarda la scolarizzazione, nell’a.s. 2019/2020 sono 3.115 gli studenti stranieri iscritti nelle scuole della regione, di cui 1.262 nati in Italia. Prevalentemente figli di cittadini romeni, albanesi e marocchini, la maggior parte si concentra nella scuola primaria e nelle scuole secondarie di secondo grado, dove risultano soprattutto iscritti negli istituti professionali (37,6%) e tecnici (35,7%).
Il lavoro e l’imprenditoria migrante
Stando ai dati Istat della Rilevazione continua sulle forze di lavoro (Rcfl), a fine 2020 gli stranieri rappresentano il 4,2% dei circa 187mila occupati in regione (di cui il 33,4% donne), con un tasso di occupazione pari al 43,9% e un tasso di disoccupazione dell’8,2%. Per quel che riguarda i settori e i comparti di impiego, circa la metà dei lavoratori stranieri risulta occupata nei servizi (il 45,3%, tra cui il 15,8% nel commercio e il 12,4% nel lavoro domestico), seguiti dall’agricoltura (34,4%) e dall’industria (20,4%, tra cui il 9,0% nelle costruzioni). Il 46,7% svolge un lavoro manuale non qualificato, il 21,0% risulta sovraistruito e il 4,8% è sottoccupato. Resta inoltre rilevante il divario tra le retribuzioni destinate ai lavoratori stranieri e a quelli italiani: i primi guadagnano in media 840 euro al mese, mentre i secondi 1.291 euro.
Una componente specifica e ormai strutturale del mercato del lavoro migrante in Basilicata è costituita dai cittadini stranieri impiegati in agricoltura. I tre gruppi nazionali più numerosi (albanesi, romeni e marocchini) mostrano una vera e propria “fidelizzazione”
territoriale e si concentrano prevalentemente fra Metapontino e Vulture Alto Bradano, dove si registra una crescita più recente di migranti “transitanti” provenienti prevalentemente dall’Africa subsahariana. Tuttavia, se il blocco della mobilità dovuto al lockdown ha reso evidente da un lato la centralità dei lavoratori stranieri nei processi di produzione agricola locale, dall’altro ha acuito i fenomeni di sfruttamento della manodopera. La Regione avrebbe a sua disposizione numerosi progetti approvati e fondi già stanziati dall’Ue per il contrasto e la lotta al caporalato, ma stando a quanto dichiarato dal Tavolo nazionale anticaporalato , avrebbe speso solo il 10% delle risorse disponibili. Secondo quanto riportato, infatti, sarebbero pronti fondi consistenti per la realizzazione dei nuovi centri di accoglienza per i braccianti a Boreano, Gaudiano, Scanzano e per la ristrutturazione dell’Ex Tabacchificio di Palazzo San Gervasio, oltre a risorse per i centri provvisori del Bradano e del Metapontino. Tuttavia, come ogni anno, si accumulano inspiegabili ritardi e inadempienze, che in tempi di pandemia risultano essere ancora più gravi.
L’altra componente specifica, e anch’essa strutturale, dell’occupazione straniera è quella relativa al lavoro domestico e di cura. I dati rilasciati dal Ministero dell’Interno sugli esiti della procedura di emersione dei rapporti di lavoro (D.L. 34/2020) indicano che delle 1.300 richieste pervenute in Basilicata (di cui ben 801 soltanto in provincia di Matera), 849 hanno riguardato il lavoro domestico (con prevalenza del ruolo di collaboratore familiare) e 451 il lavoro subordinato (quasi tutte riguardanti il lavoro agricolo). Tuttavia, con un’inspiegabile lentezza, a fine 2020 risultano essere soltanto 204 i permessi di soggiorno rilasciati a completamento dell’iter di emersione.
Stando al Secondo rapporto annuale sul lavoro domestico dell’Osservatorio nazionale Domina, nel 2019 i lavoratori domestici regolarmente assunti in regione sono 3.115, dato in forte calo rispetto al 2012 (-19,2%). Il 43,0% proviene dall’Est Europa, anche se vi è una componente italiana decisamente significativa (47,4%), e le lavoratrici donne rappresentano il 90,9% del totale, con un’età media di circa 49 anni. Le prospettive demografiche rivelano come il numero di persone da impiegare nel lavoro di cura sia destinato ad aumentare: nel 2050, in Basilicata vi saranno 27mila anziani in più (ultraottantenni) a fronte di 22mila bambini in meno (0-14 anni).
Positivi, infine, i numeri che riguardano il lavoro autonomo. I dati Infocamere/G. Tagliacarne indicano che a fine 2020 le imprese immigrate attive in regione (delle quali ben il 70,3% è gestito da cittadini non Ue) sono 2.331 (il 3,8% del totale), con un incremento del 4,2% rispetto al 2019. Le imprese individuali gestite da cittadini nati all’estero sono 1.802, il 32,5% delle quali ha un titolare donna. Il 66,4% di questi imprenditori svolge la propria attività nel settore dei servizi (soprattutto nel comparto del commercio: 48,4%), il 15,1% in agricoltura e il 15,8% nell’industria (tra cui il 9,0% nelle costruzioni). Le nazionalità più rappresentate tra i titolari di impresa nati all’estero sono quella marocchina e cinese (rispettivamente il 21,3% e il 7,0% del totale).
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La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)