Senatore Lomuti (M5s): “Regione Basilicata e Ministro Giorgetti scomparsi sullo stabilimento di Melfi. È tempo di agire. Serve chiarezza. Urgono quelle risposte che i lavoratori aspettano ormai da troppo tempo. Con il lavoro e le vite di migliaia di persone e famiglie non si scherza”. Di seguito la nota integrale.
“I silenzi sul tema Stellantis del ministro della Lega Giorgetti fanno rumore come l’immobilismo della Regione Basilicata e del presidente Bardi. È tempo di agire. Serve chiarezza. Urgono quelle risposte che i lavoratori aspettano ormai da troppo tempo. Con il lavoro e le vite di migliaia di persone e famiglie non si scherza. Il quadro che è emerso dall’incontro organizzato dalla FIOM a Rionero sul tema Stellantis di Melfi, a cui ho avuto il piacere di partecipare, è imbarazzante e molto preoccupante.
Quando sentiamo dire che la politica non riesce a far niente, dunque, dobbiamo tenere conto del fatto che negli anni i governi hanno ceduto sempre di più nei confronti di questo colosso a livello di margini di manovra.
Su Melfi, appunto, il quadro è poco edificante e giustamente la preoccupazione dei lavoratori è la nostra. Le condizioni di lavoro sono difficili e da quest’estate si è andati avanti a singhiozzo. Il contenimento degli esuberi appare già utopia, anche i trasferisti sono stati rimandati a casa. L’assenza dei microchip non può giustificare la totale mancanza di un calendario e la comunicazione giornaliera (attraverso un messaggio) che il più delle volte riferisce di restare a casa. Un modo di fare ancor più estremizzato nei confronti dei lavoratori RCL (risorse a capacità limitata). Ecco, questo modo di fare ha creato un cortocircuito preoccupante nella normale dialettica tra azienda e lavoratori. Ora è il momento che i vertici della major facciano chiarezza.
Come Movimento 5 Stelle, ci spingeremo in tutte le sedi opportune perché ci sia un intervento forte da parte del governo nei confronti dell’azienda. Il futuro di Melfi è avvolto da troppa nebbia. Servono road map chiare e non fumose, e soprattutto è necessaria un’operazione verità sui livelli occupazionali che si possono e si vogliono mantenere. I silenzi sul tema Stellantis del ministro della Lega Giorgetti fanno rumore come l’immobilismo della Regione Basilicata e del presidente Bardi. È tempo di agire. Serve chiarezza. Urgono quelle risposte che i lavoratori aspettano ormai da troppo tempo. Con il lavoro e le vite di migliaia di persone e famiglie non si scherza.
Per quanto mi riguarda sono pronto ad agire attraverso atti parlamentari, a re-interrogare l’esecutivo su Melfi insieme ai colleghi del Senato che seguono la commissione Industria. Se l’azienda non ci fornisce un quadro chiaro, vogliamo che almeno l’esecutivo riesca a darci informazioni nette su quali leve si possono utilizzare perché lo stabilimento di Melfi non venga semi-smantellato. Il know how maturato qui nei decenni è un patrimonio troppo grande che non va disperso: Melfi è maestra nelle produzioni di auto. Ci è voluto il M5s al governo per iniziare a parlare di strumenti punitivi per le aziende che delocalizzano e premianti per quelle che invece rilanciano le produzioni sul territorio, al sud in particolar modo. Non ci fermeremo certo qui. Da Fondo di Garanzia Pmi a Transizione 4.0, fino a tutte le misure messe a punto in pandemia per dare liquidità al nostro mondo produttivo, siamo la forza politica che più di tutte si è spesa per dare sostegni concreti al mondo dell’industria.
E tanto altro abbiamo in cantiere col Superbonus imprese. Qui però si pagano salatissime scelte sbagliate fatte nel passato remoto e reiterate nel passato prossimo. Il fatto che il segmento dell’automotive abbia messo al bando la competenza produttiva in nome del gigantismo aziendale che oggi il mercato richiede è la stortura più grande di tutte. Ed è lì che bisogna intervenire, puntando i riflettori sullo stabilimento Stellantis di Melfi, nato circa un anno fa dalla fusione tra FCA e PSA e che rappresenta il coronamento di un percorso partito tanti anni prima, sin dall’era Marchionne con la fusione tra Fiat e Charysler datata 2009. Nel bel mezzo, si sono susseguiti governi che hanno continuato a foraggiare un colosso dell’auto che piano piano ha portato la sua sede legale e fiscale in Olanda, ma che soprattutto ha fatto spesso il gioco delle tre carte con i principali siti produttivi italiani chiudendone alcuni, depotenziandone altri, senza mai dare vere garanzie e senza volontà di non dispendere competenze, potenzialità e know how.
Questo già crea un problema non da poco per la politica: visto che ci si trova a dover monitorare piani industriali e investimenti di una società che di italiano ha sempre meno, agendo in un quadro estremamente diverso da quello in cui agiva la Fiat negli anni d’oro”.