Nicola Locuratolo in una nota contesta la decisione di realizzare la linea ferroviaria turistica Rocchetta Sant’Antonio-Gioia del Colle. Di seguito la nota integrale.
Come nella Bibbia si racconta di Esaù e Giacobbe che si guadagnò il diritto della primogenitura con un piatto di lenticchie, così la popolazione dell’alta Murgia si è venduta la possibilità di guadagnarsi la connessione con l’Europa con la misera posta di 32 milioni di euro per una ferrovia turistica…???
E l’Alta Capacità che doveva opportunamente transitare sui binari posti fin dal 1921 sulla ferrovia Rocchetta-S. Antonio-Gioia del Colle, in direzione Taranto, strategico porto militare allora e, nel futuro prossimo industriale con il polo siderurgico (ILVA), è ora costretta a seguire pedissequamente la successione Bari-Taranto-Sud.
E’ mancata la visione europeista di una infrastruttura risolutiva e connettiva del nord/Italia-sud/Italia quale il TEN T-10, il MI-PA (via Matera) ed è mancato soprattutto perché ha trionfato il localismo becero che si è mosso nella logica del fare il “colpo grosso” nel proprio “orticello” alla faccia del “mio vicino”.
E’ mancato lo spirito corale di una popolazione da sempre bistrattata e nell’ordine:
1. Cerignola campagna, mancato il favorevole parere espresso dal Comune di Cerignola sul ruolo da svolgere della stazione di Cerignola campagna anche in funzione di uno sviluppo collegato all’area prossimale di Manfredonia ed il suo porto;
2. Malgrado l’opportunità di risolvere la mancanza di collegamento ferroviario di due centri pugliesi rilevanti, il Comune di Canosa di Puglia ed il Comune di Minervino Murge con una stazione comune in località Samele;
3. Malgrado l’opportunità della traslazione della stazione di Spinazzola nella piana sottostante in località Savuco per un rapido collegamento nord-sud;
4. Malgrado la richiesta mancata dal Comune di Spinazzola-Poggiorsini e Gravina di Puglia di un collegamento con la ferrovia Matera-Ferrandina per un ottimale corridoio infrastrutturale ferroviario nord-sud che toccasse anche la città di Matera, secolarmente condannata all’isolamento ferroviario.
E, per ognuno di questi quattro punti, le relative popolazioni sono rimaste inerti e non partecipative anche perché le forze politiche che dovrebbero essere le prime reattive a cogliere i fermenti dello sviluppo a largo raggio sono rimaste anche esse inerti con buona pace di tutti.
5. E poi c’è l’area interportuale di Taranto collocata nella piana Pisticci-Ferrandina che ha bisogno di una infrastruttura ferroviaria di rapido collegamento con le due linee rivierasche: la tirrenica e l’adriatica.
La prima, la tirrenica, una “storica” linea pioniera che collega la piana del Metaponto, la piana ionica, con la piana campana di Battipaglia, ma separate dal valico di Tito a quota 1000 metri.
Ci sono 37 gallerie sulla tratta Battipaglia-Potenza ed è lunga quasi due chilometri la galleria delle “armi” in cui nel 1944 si consumò la più grande tragedia ferroviaria che contò ben 517 morti.
Su questo percorso pioneristico ed angusto dovranno “inerpicarsi” i treni porta containers fino almeno oltre i 900 metri di altitudine di Potenza su una distanza di 70 chilometri da Battipaglia.
La seconda, l’Adriatica, “irraggiungibile” senza il collegamento della Ferrandina-Matera con la linea ferroviaria Gravina-Spinazzola-Barletta (ora eletta tratta turistica).
E’ questa l’ipoteca più ostativa dello sviluppo dell’area ZES di Pisticci-Ferrandina, area retro portuale del porto di Taranto.
Come si può barattare con 32 milioni di euro la cristallizzazione del sottosviluppo di una intera area interna e di più: la linea “turistica” Rocchetta-S. Antonio-Gioia del Colle!
Ma si può?! Quale cecità?? No!! Ci bendiamo gli occhi per non voler vedere!
Ma, oltre ancora:
6. E che dire di tutta la costa ionica della Calabria che è stata privata da oltre un trentennio della storica linea ferroviaria dell’emigrazione calabra verso l’Europa centrale e verso il nord Italia, il MI-LE con le vetture di coda da staccare a Bari per Sibari-Crotone-Catanzaro-Reggio Calabria.
Oggi, ancora nel 2020, tutta la popolazione calabrese e ionica è costretta a viaggiare in autobus di linee private senza poter accedere a servizi ferroviari di Stato. E’ una vergogna insopportabile.
E la linea Ferrandina verso sud, inserendosi sulla ionica, potrebbe ripristinare, o meglio, avrebbe potuto ripristinare la MI-R.Calabria via Matera, scaricando così non solo la ZES di Ferrandina, ma anche le ZES portuali ioniche calabresi e, forse, anche Gioia Tauro potrebbe trovare l’opportunità di scaricare sull’adriatica i suoi volumi di traffico intermodale.
Comunque va da sé che questa linea intermodale evita che un qualsiasi flusso passi per le stazioni urbane di Taranto e di Bari con un risparmio di un centinaio di chilometri ed un risparmio di alcune ore nel tempo di percorrenza. E non è poca cosa!
Oggi così, può dirsi conclusa, almeno da parte mia, questa annosa questione che mi ha visto impegnato allo spasimo.
Voglio ricordare il mio testo “La Ferrovia “incompiuta” e beffarda” in Amazon/Libreria.
Io ho finito la mia…vita e mi sento in pace con me stesso.
Auguro ad ognuno di voi lo stesso mio percorso.
Il mio è stato un bel sogno: il Mi-Pa (via Matera). AUGURI!!!
Nicola Locuratolo