Ampia partecipazione al confronto avuto stamattina tra la Cia con le Regioni italiane e gli Assessori Agricoltura – tra cui Francesco Fanelli (Basilicata) – sulla definizione del PSN . L’1 gennaio 2023 sarà in vigore la nuova Politica Agricola Comune (Pac) con un nuovo sistema organizzativo (New Delivery Model) basato su un unico documento di programmazione e gestione – il Piano strategico nazionale, PSN-, che il Mipaaf dovrà presentare entro il 31 dicembre 2021 alla Commissione Ue. L’incontro odierno nella sede di Cia-Agricoltori Italiani fra i membri della Giunta nazionale e tutti gli assessori regionali del settore rurale è stata l’occasione di un confronto politico e tecnico affinché il PSN sia all’altezza delle sfide che attendono il sistema agroalimentare, sia in termini di sostenibilità ambientale che economica.
Cia sottolinea l’importanza del superamento del sistema dei “titoli storici” con un meccanismo di convergenza interna finalizzato a una maggiore equità del sostegno al reddito degli agricoltori. Provvedimento che garantirebbe anche più facilità di accesso alla terra per i più giovani e implementerebbe l’orientamento delle imprese al mercato. Il mantenimento del sistema dei “pagamenti accoppiati” resta uno strumento importante per favorire produzioni ritenute strategiche per lo Stato membro e per sostenere settori in difficoltà. Cia propone, inoltre, il rafforzamento delle misure a supporto dei mercati agricoli come le Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) con l’allargamento ad altri settori strategici per l’agricoltura, come quello zootecnico e cerealicolo.
Un’importante novità è la nuova architettura verde Pac, che vede rafforzarsi le cosiddette condizionalità -requisiti minimi che i beneficiari devono rispettare- e introduce gli eco-regimi di cui ogni Stato membro dovrà dotarsi, che determineranno un pagamento annuale aggiuntivo agli agricoltori impegnati in pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Nell’attuale discussione sugli ambiti principali (benessere animale e resistenza antimicrobica; pratiche agro-ecologiche; biodiversità e certificazioni ambientali), Cia sottolinea la necessità di definire misure che possano avere una diffusa applicabilità sul territorio nazionale e siano chiare e facilmente misurabili, con un corrispettivo economico adeguato agli impegni richiesti.
Cia è favorevole a destinare una parte rilevante delle risorse degli eco-schemi al sostegno del bio, ma ritiene opportuno incoraggiare in eguale misura sia i produttori che si affacciano per la prima volta al biologico e devono iniziare il periodo di “conversione”, sia quelli che già si trovano nella fase di “mantenimento” affinché proseguano il loro impegno. Riguardo all’obiettivo di ridurre, entro il 2030, l’uso dei prodotti fitosanitari chimici del 50%, Cia nutre riserve sulla proposta Mipaaf che non prevede una misura premiante le aziende agricole che non praticano la produzione biologica né quella integrata certificata. Occorre, dunque, incentivare anche i produttori che utilizzano strumenti di agricoltura di precisione e tecniche di bioprotezione.
L’Ue, all’interno del Next Generation EU, ha deciso di dedicare delle risorse specifiche proprio al II pilastro della Pac, riconoscendo il contributo che le aree rurali per il rilancio dell’economia in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, come già nel progetto Cia “Il Paese che vogliamo”, che mette le aree interne al centro della strategia di sviluppo dell’agricoltura. L’uso più efficiente delle risorse dello sviluppo rurale, dunque, deve diventare una priorità. La futura programmazione dovrà essere elaborata di concerto con le Regioni, con l’obiettivo di supportare, in sinergia anche con altri fondi europei, le imprese agricole e più in generale tutte le aree rurali.
La definizione di un unico Piano strategico nazionale comporterà una nuova gestione anche nella governance per la programmazione delle politiche del II pilastro. Prioritario per Cia l’obiettivo della semplificazione, per favorire l’uso efficiente delle risorse, come pure la stabilizzazione del reddito degli agricoltori tramite misure più efficienti di gestione del rischio, alla luce dell’impatto sempre maggiore dei cambiamenti climatici e dell’instabilità di mercato.