Adriana Domeniconi, vice segretario nazionale UN.SI.AU Settore Industria Terziario Terzo Settore in una nota chiede al Governo Draghi di intervenire attraverso una serie di misure per ridurre le tasse sui carburanti, tagliando Iva e accise su benzina e gasolio. Di seguito la nota integrale.
Carissima benzina, questo esordio non è l’inizio di una lettera, ma purtroppo la constatazione che il carburante, indispensabile ai nostri spostamenti, incide notevolmente sui costi del menage quotidiano Nel silenzio più totale e assoluto i nostri governanti hanno aumentato in modo aggressivo il prezzo del greggio.
Infatti in un giorno gli schermi luminosi dei distributori di benzina hanno registrato uno straordinario e vertiginoso picco con un costo veramente esagerato che si poteva vedere solo nelle aree di servizio delle autostrade dove solitamente viene venduto ad un prezzo più salato.
In un Paese dove la maggior parte dei cittadini spera di poter tornare a vivere serenamente, fiduciosa nella convinzione che venga debellata la pandemia da Covid che ci affligge da illo tempore, si assiste, poi, e si prova sulla propria pelle la indignazione per i rincari su ogni tipo di genere di consumo.
A strozzare sul nascere la ripresa economica e far crollare i consumi non è solo il caro bollette e l’impennata dei prezzi dei carburanti ma anche l’inflazione; a lanciare l’allarme è l’Unsiau che, sempre attenta alle esigenze delle fasce più deboli, denuncia e mette in evidenza i soprusi perpetrati dalla nostra scellerata casta governativa.
La corsa dei prezzi dovuta al caro energia e alla penuria dell’offerta di fronte a una domanda in forte crescita, rischia di ridurre fortemente i consumi.
Con il rischio di incidere pesantemente anche sugli acquisti di Natale e rallentare la crescita nel 2022.Come il ben noto pifferaio magico della omonima favola che, con il suo suono melodioso ed intrigante trasporta chi lo ascolta nell’inferno e negli inferi della perdizione e della violenza diventando il principe del male, così gli uomini che siedono sugli scranni del Parlamento, hanno distolto l’attenzione dei poveri “sudditi” sulle decisioni economiche prese ed attuate amplificando il problema del virus per tassare il più possibile ogni necessità del fruitore,indisturbati, senza clamore in modo che non ci fosse nessuna contestazione di sorta.
I numeri parlano chiaro. Sono palesi ed evidenti a tutti Nell’ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3% si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro di consumi che potrebbero arrivare fino a 5,3 miliardi. Come? Nell’ipotesi – più che realistica – di un’inflazione al 4%. Sono queste le stime sugli effetti di un rialzo dell’inflazione sui consumi delle famiglie nel quarto trimestre 2021. Inflazione e aumento delle spese obbligate potrebbero ridurre i consumi e il potere di acquisto. “Occorre, dunque, utilizzare presto e bene le risorse europee messe a disposizione e, a volte, non utilizzate per incuria o interessi personali e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi , fIn entrambi gli scenari inflazionistici, infatti quasi i tre quarti della perdita deriverebbero da un’immediata riduzione del potere d’acquisto del reddito disponibile. Il resto dall’erosione della ricchezza finanziaria in liquidi. Su questa riduzione dei consumi pesa soprattutto l’aumento delle spese obbligate per il rincaro dei prezzi dell’energia, che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas.
I sostegni stanziati per il caro bollette insufficienti il governo deve far sì che tali potenziali incrementi dei prezzi – dato per quasi certo un aumento dell’inflazione oltre il 3% – non riducano gli acquisti natalizi. Anche perché i cosiddetti “ristori” annunciati dal governo , e, in alcuni casi mai pervenuti nelle tasche dei cittadini, per neutralizzare gli effetti del caro bollette sui bilanci delle famiglie non sono sufficienti. Ragion per cui non si potrebbero trascurare neppure conseguenze più rilevanti per l’anno 2022. Anche in termini di crescita economica, negativamente influenzata da una minore domanda reale di consumo”,
L’allarme lanciato dall’associazione delle imprese è condiviso in modo particolare dall’Unsiau. Si chiede, pertanto, al governo di correre ai ripari per salvare le feste degli italiani e il commercio. “Una riduzione dei consumi per 5,3 miliardi equivarrebbe ad una minore spesa pari a -204 euro a famiglia solo in occasione del Natale. Insomma, il rischio concreto è quello di un Natale ‘in bianco’. Con una forte riduzione dei consumi in tutti i settori legati alla festività, dai regali agli addobbi, passando per viaggi e alimentari, ed effetti a cascata per l’economia nazionale. In un momento in cui la ripresa dovrebbe essere sostenuta e aiutata.
“Subito taglio tasse sui carburanti”
“Per questo l’Unsiau e le categorie delle imprese ribadiscono la richiesta al governo di intervenire adottando come prima misura la riduzione delle tasse sui carburanti, tagliando Iva e accise su benzina e gasolio. In modo da contenere la spesa delle famiglie per i rifornimenti e limitare la crescita dei prezzi al dettaglio e investendo e mettendo in atto i benefici e sostegni per i cittadini, imprese ed industrie che sono solo vessati, angariati e vessati da tasse ingenti.