Corte dei Conti e Comune di Montalbano Jonico, intervento di Ronco (M5s). Di seguito la nota integrale.
Ci sono voluti 6 anni – ma poi i nodi vengono sempre al pettine – affinché la Corte dei Conti bacchettasse l’amministrazione di Piero Marrese per l’abitudine della sua amministrazione e del suo assessore al bilancio, Giuseppe di Sanzo, di far ricorso a un “oneroso” metodo di finanziamento (lo dice la Corte dei Conti), che va sotto il nome tecnico di “scoperto di cassa”.
Attuato per reperire liquidità senza avere le entrate di copertura reale e senza che negli anni relativi a queste operazioni di cassa, le cifre esposte venissero effettivamente coperte per intere. Nonostante l’amministrazione passata presieduta sempre da Marrese, abbia goduto di un aiuto regionale in più tranche di complessivi 3,4 milioni di euro di finanziamento pubblico al fine di contenere la situazione debitoria del Comune di Montalbano. Situazione debitoria che a quanto pare, aumenta e non diminuisce. Lo specchietto presente nella relazione della Corte dei Conti è implacabile per capire come l’amministrazione si è procurato liquidità in questi anni.
Tutto parte nel 2016 con uno scoperto di cassa di 1.356.948 euro e 506.331.21 euro non restituiti, per arrivare negli anni successivi anche a uno scoperto di quasi 1 milione e ottocentomila euro e, nel 2019 e 2020, a mancate restituzioni di quasi l’intera cifra di scoperto effettuata.
Il primo e unico ad avere dubbi sul meccanismo finanziario amministrativo e a denunciarlo pubblicamente con comunicati stampa e in Consiglio comunale, dal 2015 in poi, è stato l’allora consigliere comunale del M5S, Giovanni Ronco, guadagnandosi due querele e due processi (uno ancora in corso e l’altro concluso con assoluzione), insieme ad altri due attivisti del Movimento.
Il vicesindaco Giuseppe di Sanzo, è lo stesso assessore al bilancio della precedente amministrazione che con la Tari nel 2015 unificò due regimi contabili differenti (Tarsu del 2012 e Tari del 2015 – procedura vietata alle amministrazioni pubbliche), tant’è che l’anno successivo, il M5S, obbligò l’amministrazione a restituire ai montalbanesi circa 80 mila euro ingiustamente prelevati l’anno prima, ricalcolando al ribasso la Tari del 2016. Le sue dimissioni sarebbero un atto di coerenza politica.
Intanto, questa amministrazione – della quale si scopre quanto sia pura propaganda la vulgata fatta girare tra i cittadini in questi anni sui debiti municipali risanati dall’amministrazione – ha ora 60 giorni di tempo per reperire circa 1,5 milioni di euro per mettere i conti in ordine.
Ricordiamo che le tasse che pagano i cittadini sono già al massimo consentito dalla legge.