Si è svolto nel pomeriggio nel cineteatro Don Bosco a Potenza l’evento “Motore Mezzogiorno. Ripartenza Italia” promosso da Confindustria Basilicata con il presidente Bonomi, i ministri Carfagna e Giovannini, il viceministro Pichetto Fratin e il governatore Bardi.
La Basilicata, in linea con il trend nazionale, sta vivendo una fase di delicata ripartenza post Covid, con prospettive di crescita legate alla doppia transizione ecologica e digitale che sarà possibile raggiungere nei prossimi anni, a condizione di intercettare le opportunità delle ingenti risorse europee disponibili, a partire da quelle del Pnrr, e portare a compimento le necessarie riforme di cui il Paese è in attesa da tempo.
Un presupposto, questo, necessario non solo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo locale ma alla complessiva crescita economica e sociale italiana, all’interno di un progetto comune e coerente per il Mezzogiorno che consenta il superamento dei divari territoriali e competitivi che allontanano il Sud dal Nord e il Paese dall’Europa.
Confindustria Basilicata, alla luce della rilevanza della sfida per il futuro della regione, ha inteso promuovere un confronto su questi temi con il coinvolgimento dei vari livelli istituzionali, locali e nazionali, all’interno dell’evento “Motore Mezzogiorno, Ripartenza Italia”.
Per l’occasione ha raggiunto per la prima volta in Basilicata il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Dopo i saluti del sindaco della Città di Potenza, Mario Guarente, è arrivata la relazione introduttiva del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma. Hanno partecipato al dibattito, coordinato dal giornalista del Sole 24 Ore, Carmine Fotina, il Viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin e il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi. A seguire gli interventi del ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna e del ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.
Le conclusioni sono state affidate al presidente Bonomi.
La relazione introduttiva del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma
Buon pomeriggio e grazie a Voi tutti.
Questo teatro accoglie oggi uno spaccato straordinariamente ampio della nostra comunità che dà ulteriore forza al senso di questa iniziativa: confrontarci sulle condizioni da soddisfare e le traiettorie da percorrere per la ripartenza del Paese, a partire dal contributo che possono apportare il Mezzogiorno e la Basilicata.
Grazie al Sindaco Guarente, al Presidente Bardi, ai Ministri Carfagna e Giovannini, al Vice Ministro, Todde.
E ancora grazie di cuore al Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ai Vice Presidenti nazionali, ai numerosi colleghi Presidenti delle articolazioni territoriali e regionali del nostro sistema che con la loro presenza, dimostrano idem sentire e solido spirito di squadra.
Un saluto ai tanti amici imprenditori.
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A nessuno di noi sfugge la straordinaria “eccezione” che stiamo vivendo.
Usciamo da una delle più violente aggressioni alla nostra salute pubblica e privata.
Il Paese ha affrontato la pandemia con coraggio e con lucida intelligenza collettiva, nonostante le tensioni alimentate da un evidente cumulo di sofferenze e di sacrifici che si trascinavano dalla crisi economica del 2008.
Ma l’”eccezione” non sta solo nelle drammatiche sequenze della crisi fin qui sofferta.
L’Europa ha lanciato la sua sfida incardinata sulla coesione e ha messo in campo, Next Generation EU offrendoci la possibilità, attraverso il Pnrr, di attenuare l’impatto economico e sociale della pandemia, e al contempo di costruire un Paese più innovativo, verde, dinamico e inclusivo e, soprattutto, più coeso.
L’“eccezione” è anche nelle sfide a cui siamo chiamati.
Gli obiettivi, la portata strategica degli strumenti a nostra disposizione e l’effetto perequativo del programma, pretendono risposte straordinarie sia per respiro strategico sia per capacità di impiego.
L’impresa evoca quindi responsabilità ineludibili cui hanno il dovere di assolvere, non solo il Governo nazionale, ma anche le Istituzioni regionali e locali, e l’intero sistema delle forze sociali, con l’obiettivo di trasformare in meglio il nostro Paese, risvegliando passioni sopite o disperse.
Ma per riuscire, dobbiamo guardare ai limiti che hanno determinato i nostri ritardi e risolverli riprendendo la strada della cooperazione strategica.
Veniano da vent’anni difficili nel corso dei quali l’Italia ha registrato tassi di crescita dimezzati rispetto alla media europea e con il Mezzogiorno che ha pagato il prezzo di una convergenza sempre più lontana dagli obiettivi. E ciò anche per ragioni che attengono alla debolezza strutturale di un Sud penalizzato dai divari di cittadinanza, incapace di risolvere le sue distonie e di assumere una soggettività unitaria così da superare la frammentazione di un regionalismo anarchico e la sua corsa verso obiettivi spesso angustamente localistici.
Si impone, dunque, una significativa discontinuità con il passato per evitare che l’ingente mole di risorse, circa 210 Miliardi di euro, destinate al Sud dal PNRR, da strumenti vecchi e nuovi della coesione e dalle politiche ordinarie di bilancio, venga indirizzata e gestita come semplice sommatoria di istanze locali, svincolate da comuni priorità.
Abbiamo tutti il dovere di scongiurare che prevalga la profezia di un Paese unito dal virus e diviso dalla ripartenza.
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Il Paese in questo anno si è instradato lungo un trend di crescita che va anche oltre le attese, ma non mancano all’orizzonte elementi di potenziale rallentamento, sia endogeni che esogeni.
L’economia lucana, come ci segnala il recente aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia, è cresciuta nei primi nove mesi dell’anno recuperando in parte il calo registrato nel 2020, con un trend positivo che ha interessato tutti i principali settori.
In risalita anche la fiducia delle imprese per le attese a breve termine sul fatturato e per la dinamica degli investimenti che dovrebbe rimanere positiva anche nel corso del prossimo anno.
Il tutto ci induce a un moderato ottimismo, ma non ci esime dal considerare alcune situazioni che possono avere effetti positivi o negativi in base alla qualità delle risposte che si riusciranno a mettere in campo.
Le analisi ci segnalano, infatti, che la ripresa è trainata principalmente dal Nord e che i ritardi strutturali del Sud restano e pesano in maniera significativa.
Ci attende, per questo, un non facile percorso verso l’obiettivo della convergenza.
Ad esso devono concorrere tutti all’unisono, perché la crescita sostenuta del Sud non fa bene solo alle regioni del Mezzogiorno ma a tutto il Paese, integrato più di quanto si pensi, anche sul versante economico. Per ogni euro investito al Sud, 40 centesimi diventano acquisti di beni e servizi nelle altre aree del Paese e non viceversa.
Appunto: Motore Mezzogiorno, Ripartenza Italia.
Ma tutti, in questa sala, sappiamo che la riduzione dei divari – territoriali, generazionali, di genere e di competenze – richiede:
– un cambiamento radicale nei metodi, di cui deve farsi carico la volontà politica e civile collettiva,
– il potenziamento della dotazione organica degli enti locali del Mezzogiorno
– procedure finalmente davvero semplificate che ci consentano di fare le cose.
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Mi soffermo su alcune principali questioni che interessano la nostra regione.
In primis, l’automotive, parte fondamentale del PIL italiano, e ancor più di quello lucano.
Possiamo dire senza mezzi termini che l’Auto in Italia, e anche purtroppo a Melfi, necessita di cure urgenti per evitare danni irreversibili.
Le nostre aziende, prevalentemente fornitrici di Stellantis Melfi ed in molti casi facenti parte di gruppi internazionali, sanno bene che qualsiasi sistema dipende dalla sua competitività e sono in grado di affrontare la sfida.
Ma la minaccia in atto è che il loro vantaggio derivante dalla prossimità non valga più: in nome di una presunta competitività, esse potrebbero ricevere target price basati su assunzioni di costo al di fuori del perimetro locale o, peggio ancora, nazionale.
Gli impatti che ne conseguirebbero sarebbero devastanti per il tessuto imprenditoriale che ruota attorno a questi insediamenti e per l’occupazione.
E allora, Presidente Bonomi, Ti chiedo che Confindustria faccia sentire con forza la sua voce al Presidente Draghi e al Governo perché il nostro sistema automotive non venga lasciato solo.
Imperativi sono la “corretta” gestione della transizione ecologica secondo il principio di neutralità tecnologica, e il sostegno alla capacità competitiva delle tante aziende facenti parte del parco industriale di Melfi che occupano circa 7000 unità.
Ammortizzatori sociali ad hoc per governare la transizione; formazione professionale di alto profilo; investimenti in innovazione tecnologica, riduzione del cuneo fiscale: sono questi gli interventi da attivare senza indugio.
La posta in gioco è alta: si tratta di dare continuità a una buona fetta del tessuto produttivo che ha cambiato il volto di questa regione e di garantire il futuro di donne e uomini che negli anni hanno costruito una professionalità da non disperdere.
Presidente Bonomi, Signori Ministri, Presidente Bardi, è tempo che lo Stato Italiano, se non può essere azionista del gruppo Stellantis, come lo è la Francia, giochi almeno il ruolo di autorevole portatore di interesse, in nome ed in rappresentanza di tutte le imprese e lavoratori italiani del comparto!
Altra questione che richiede azioni efficaci è il costo della bolletta elettrica per imprese e famiglie.
Le misure d’urgenza adottate dal Governo sono utili ma non risolutive e sufficienti.
Occorre valorizzare al meglio le risorse a disposizione del nostro Paese, e la Basilicata può e deve giocare un ruolo importante nel mix energetico nazionale all’interno degli obiettivi di decarbonizzazione.
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle energie fossili, va portato a naturale completamento il percorso iniziato 30 anni fa massimizzando le ricadute sul territorio.
Nell’Oil&Gas sono necessarie procedure più celeri sul versante del permitting, funzionali ad agevolare gli interventi di ammodernamento degli impianti, le operazioni accessorie in relazione ad alcuni punti di estrazione, i nuovi investimenti per la gestione delle acque e gli auspicabili progetti di transizione ecologica.
Esiste un qualificato indotto di imprese operanti all’interno della filiera fossile che va preservato unitamente allo sviluppo delle attività economiche no oil, e, per questo, auguriamo una rapida conclusione dell’iter di approvazione in Consiglio Regionale dello strumento dei “Contratti di sviluppo a valenza regionale.
Anche sul tema delle rinnovabili, che chiama il Paese intero ad una sfida estremamente impegnativa per il raggiungimento dei target di capacità di generazione, la Basilicata deve giocare al meglio la sua partita.
Nei mesi scorsi abbiamo sostenuto un vivace confronto dialettico con la Regione Basilicata in merito ad un provvedimento normativo che ritenevamo incoerente e fortemente ostativo dello sviluppo delle rinnovabili.
La sua impugnativa da parte del Governo per illegittimità costituzionale conferma la fondatezza delle nostre riserve e sottolinea la necessità di accelerare sul versante della pianificazione territoriale per addivenire ad una appropriata definizione delle aree idonee, che renda concretamente agibili gli investimenti programmati dalle imprese.
La transizione ecologica non può essere solo uno slogan, essa impone scelte rapide, responsabili e congruenti con l’obiettivo.
Possiamo essere regione modello su questo terreno e ora dobbiamo capitalizzare il grande patrimonio di partenza – naturale, morfologico e imprenditoriale – indirizzando energie e risorse verso le frontiere più sfidanti, in particolare quella dell’idrogeno.
Non c’è territorio più adatto della Basilicata, dotata com’è di cavità naturali e pozzi esausti, a vincere questa sfida, che può vedere un naturale collegamento con il distretto industriale di Brindisi e di Taranto, creando una filiera dell’idrogeno che utilizzi anche le potenzialità delle fonti rinnovabili installate e da installare sull’intera area vasta, sino al Vulture Melfese e alla Daunia. Abbiamo tutte le condizioni per realizzare la valle dell’idrogenoappulo-lucana, quale centro per la ricerca e la produzione.
Altra grande novità è rappresentata dalle importanti prospettive di crescita e di sviluppo offerte dal PNRR all’edilizia, settore storico e nevralgico per la tenuta economica e sociale anche dei nostri piccoli comuni.
Grazie soprattutto alle misure straordinarie dei Superbonus e agli investimenti infrastrutturali pubblici attesi si stimano robusti tassi di crescita, a dimostrazione che il comparto è ritornato reattivo a livello regionale e pronto a contribuire, insieme al resto del Mezzogiorno, alla ripartenza dell’intero Paese.
Va da sé che la disponibilità di risorse rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente, atteso che risulteranno determinanti, in Basilicata come nel resto del Paese, progettualità e capacità amministrativa adeguate per spendere nei tempi previsti e bene.
E’ indispensabile perciò un netto cambio di passo per evitare di rimanere al palo, come sta avvenendo, ad esempio, per importanti ed urgenti opere di messa in sicurezza del territorio che sono ancora in attesa di essere progettate.
In Basilicata sono 140 gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico previsti dal programma, per complessive 385 opere che interessano la maggioranza dei Comuni lucani e con risorse disponibili per complessivi 152 milioni di euro.
E’ dunque imprescindibile rimuovere gli ostacoli che bloccano le progettazioni e l’esecuzione del programma per non perdere finanziamenti disponibili e, soprattutto, per garantire il diritto dell’intera nostra comunità a vivere in un territorio sicuro.
Con riferimento alle imprese lucane del legno-arredo – eccellenza produttiva dell’economia regionale e significativa espressione del Bello e Ben Fatto italiano – va segnalata la straordinaria capacità di resilienza e di ripresa dimostrata durante e dopo la pandemia, pur dovendo competere con produttori dell’est Europa che si avvantaggiano non solo grazie a pratiche di dumping fiscale, sociale e ambientale, ma anche per un costo del lavoro inferiore di oltre il 50%.
Non è più rinviabile un massiccio e strutturato intervento di riduzione del cuneo fiscale, che ovviamente deve riguardare tutte le imprese di ogni settore, così come è necessario che la misura Decontribuzione Sud, attualmente prorogata solo temporaneamente, venga estesa al 2029, anche se, come pare di capire, Ministro Carfagna, il confronto è in corso con Bruxelles.
Da ultimo, ma non per importanza, un cenno alla filiera turistica regionale che, dopo il picco registrato in concomitanza di Matera 2019, si è trovata in serissima difficoltà a causa della pandemia.
I segnali registrati nel corso di quest’anno ci rendono moderatamente ottimisti sullo scenario atteso, sul quale però influirà l’evoluzione della pandemia che in queste ultime settimane mostra segnali di rialzo.
Il comparto, anche grazie al serrato impegno dell’APT, sta condividendo un piano strategico di marketing turistico incentrato sulla sostenibilità e l’innovazione e proiettato a dare visione, idee e progettualità nuove per il futuro.
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Mi avvio alle conclusioni, non prima di aver sfiorato alcune questioni, che da noi, come nel resto del Mezzogiorno, hanno una valenza più pervasiva.
La prima riguarda la capacità del composito sistema di enti, territoriali e funzionali, presenti nelle Regioni di intercettare e spendere presto e bene le ingenti risorse messe a disposizione dal PNRR e dai Fondi strutturali e di investimento europei.
La Basilicata, insieme ad altre regioni del Mezzogiorno, ha subito, negli ultimi dieci anni, la maggiore riduzione di organico negli enti pubblici per effetto dell’esodo.
Occorre intervenire con ogni urgenza sul rafforzamento quali-quantitativo delle dotazioni organiche se si vuol realmente incidere sul divario di performance tra le diverse aree del Paese.
E a tal proposito, è lecito chiedere al Ministro Carfagna cosa accadrà nella malaugurata ipotesi in cui le Regioni del Mezzogiorno non dovessero riuscire ad esprimere una progettualità adeguata per accedere ai finanziamenti disponibili sui bandi.
Noi non grideremo allo scandalo qualora, sulla base dei monitoraggi che si andranno a fare, dovesse assumersi la scelta di attivare poteri sostitutivi. Per dirla con le parole di Deng Xiaoping: “Non importa se il gatto è bianco o nero, finché cattura i topi”.
Seconda questione: oggi viviamo la pagina affascinante della transizione ecologica che ci pone di fronte alla sfida di una radicale riconversione che si alimenta di fattori di inedita modernità.
Uno scenario che pretende un enorme salto nelle visioni e nei linguaggi della cultura e della politica. Le istituzioni devono aprirsi alla società e coinvolgere al meglio le grandi competenze della comunità scientifica e del mondo delle imprese anche per fermare e non rendere inesorabile lo spopolamento delle nostre regioni.
Stiamo portando avanti la significativa esperienza dei Cluster Tecnologici, costituiti in attuazione della governance della S3 regionale, per creare e sviluppare relazioni stabili tra la ricerca e la produzione e seguiamo con interesse l’Avviso Pubblico dell’Agenzia per la Coesione Territoriale sugli Ecosistemi dell’innovazione nel Mezzogiorno.
Bisogna, dunque, sostenere a tutti i livelli istituzionali scelte di politica industriale che portino ad un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo.
La terza questione attiene alle competenze richieste dalle imprese impegnate nella doppia transizione.
Le imprese faticano a trovare 4 profili su 10, soprattutto nelle materie cosiddette Stem.
La difficoltà principale è la mancanza di candidati seguita dall’inadeguatezza della preparazione scolastica ordinaria.
Per noi la risposta a tale emergenza è da anni l’ITS.
Ed è per questo che crediamo fortemente nel progetto avviato in Basilicata sull’ “Efficienza Energetica” che auspichiamo a breve possa contare anche sulle risorse destinate al progetto “Sistema Meccanica” per soddisfare le esigenze di un altro settore cruciale per tutta l’industria lucana.
C’è poi il tema che attiene alle competenze finalizzate all’occupabilità dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale, che riguarda una vasta platea di soggetti tra i quali, i percettori del reddito di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza è certamente uno strumento utile per il contrasto alle situazioni di povertà reale, ma assolutamente inefficace rispetto agli obiettivi di inserimento lavorativo.
Si sta mettendo mano alla sua riforma ma è di tutta evidenza che la sfida si gioca sul terreno delle politiche attive, per le quali è auspicabile che nell’utilizzo delle cospicue risorse disponibili vengano valorizzate appieno le Agenzie per il Lavoro private.
Quarta, ma non ultima questione, è la costruzione di reti infrastrutturali, logistiche e digitali, idonee.
Ancora oggi queste diseconomie esterne costituiscono una zavorra in grado di vanificare ogni sforzo in termini di riequilibrio socioeconomico e di recupero di competitività delle imprese e dei territori.
La Basilicata ha bisogno di recuperare efficienza nei collegamenti stradali, in maniera funzionale alla connettività con la rete TEN-T e ai sistemi logistici ad essa asserviti.
Tra le tante opere in tal senso necessarie su tutte, per importanza strategica ed utilità vi è il Corridoio Stradale “Salerno-Potenza Bari”. Si tratta, infatti, di una infrastruttura viaria di enorme interesse per il Mezzogiorno per connettere trasversalmente il territorio campano, lucano e pugliese.
Il Ministro Giovannini sa che abbiamo grandi attese anche per le rotaie dell’alta velocità “Salerno – Reggio Calabria” e “Taranto – Battipaglia” inserite del PNRR, ma per cogliere appieno l’obiettivo abbiamo bisogno di intercettare la dorsale adriatica e di tempi certi.
Avrà allora un senso più compiuto declinare i nuovi acronimi dello sviluppo, a partire dalle Zes.
Queste necessitano di un quadro ordinamentale chiaro, con governance stabili e dotate di autonome strutture, nel mentre continuiamo a registrare ritardi nella nomina dei Commissari Straordinari di Governo.
Anche perché in questa partita, si gioca il futuro del Mezzogiorno, piattaforma logistica naturale per i traffici commerciali da est a ovest e da nord a sud, che, con le quattro aree Zes ha un incredibile potenziale di sviluppo che fa leva sull’economia del mare.
Per la Basilicata, cerniera logistica per vocazione geografica, con la sua Zes Jonica, è in gioco la possibilità di attrarre investimenti industriali anche esteri che possano tra l’altro accorciare le filiere degli approvvigionamenti che la pandemia ci ha posto come una drammatica necessità, a partire dalla Valbasento, retroporto più prossimo a Taranto, per finire alle altre aree industriali della regione.
Ma perché questo avvenga si deve accelerare sulle semplificazioni, sulla zona franca doganale e soprattutto sul centro logistico intermodale!
Riguardo al deficit digitale riteniamo che la banda ultralarga sia requisito essenziale di ogni area industriale moderna e fattore abilitanti per l’utilizzo delle nuove tecnologie e per le modalità di lavoro smart e flessibile che, esplose durante la pandemia, devono essere oggi la nuova normalità.
In conclusione, la Basilicata e le altre regioni del Mezzogiorno vivono questi cammini di transizione come una nuova pelle sotto l’imperativo della rigenerazione. Tutti i soggetti portatori di interessi generali devono concorrere alla definizione di una programmazione ispirata a una visione chiara del domani, nella quale l’Impresa possa produrre ricchezza, sviluppo sociale e progresso tecnologico. In una parola, innovazione economica e sociale. Di cui auspichiamo di trovare ampia traccia nel Piano strategico regionale che abbiamo fortemente auspicato e che è stato approvato proprio nelle ultime ore.
Ministro Carfagna, come sa, tra i disegni di legge collegati alla legge di bilancio è ricomparso quello relativo all’attuazione dell’autonomia differenziata. Un testo ancora non c’è. C’è invece la nostra forte preoccupazione che riemerga, fuori tempo massimoe in contrasto con le reali esigenze di ripresa economica vera e inclusiva del Paese, un disegno politico basato su un’idea di concorrenza territoriale che nessun beneficio porta all’Italia. Sono certo che tutte le forze politiche e sociali lucane e meridionali non assisteranno inermi di fronte ad un disegno disgregativo dell’unità democratica del Paese.
Comune deve essere, pertanto, l’impegno a trovare il filo di un ragionamento moderno, depurato da ignoranze e pregiudizi e rivolto ad un futuro affidato ad una generazione libera e coraggiosa che progetti ed agisca e sia pronta a scrivere una nuova storia.
Concludo citando le parole di Eraclito: “Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare”.
Bardi: “Con il Piano strategico e il PNRR riparte la Basilicata”
Nell’incontro di Confindustria dal titolo “Motore Mezzogiorno, Ripartenza Italia”, il presidente ha sottolineato tra l’altro che “il rafforzamento del sistema imprenditoriale ‘endogeno’ diventa condizione di successo dell’intero percorso programmatico prospettato per il decennio 20-30”
“Creare lavoro, dotare il nostro territorio di infrastrutture e di una rete di servizi per i trasporti, la sanità e l’istruzione, è la strada maestra per rendere più competitiva e attrattiva la Basilicata, come scritto anche nel Piano strategico regionale. Nel quale – e mi auguro lo abbiate apprezzato – l’imprenditoria è al centro di tutta l’analisi”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, che è intervenuto oggi a Potenza nell’incontro di Confindustria dal titolo “Motore Mezzogiorno, Ripartenza Italia”, alla presenza dei ministri Carfagna e Giovannini e del presidente di Confindustria Bonomi.
“La Basilicata – ha detto il presidente della Regione – si conferma sempre di più come una sorta di crocevia delle grandi questioni irrisolte del nostro tempo: ambiente e sviluppo sostenibile, uso delle risorse naturali, energia, ritardo infrastrutturale, spopolamento dei piccoli centri. Parole che richiamano alla mente le caratteristiche di una regione dove parlare di ‘transizione ecologica’, espressione oggi molto in voga, assume un significato particolare. La pandemia ha certamente frenato l’attività di programmazione, non solo della Regione ma di tutte le istituzioni pubbliche. Ne ha risentito anche l’elaborazione del Piano strategico regionale, che oggi finalmente c’è. Se lo avessimo approvato nel 2019 o nel 2020, oggi sarebbe carta straccia, tra Covid e PNRR. Ma in questi due anni, che coincidono sostanzialmente con l’avvio della legislatura, come governo regionale non siamo rimasti fermi: nella fase più difficile dell’emergenza, e fino agli ultimi mesi, la Regione Basilicata ha investito ben 177 milioni di euro, resi immediatamente disponibili grazie a procedure rapide e al lavoro intenso dei nostri uffici, per fronteggiare l’emergenza covid attraverso misure di sostegno del sistema produttivo e di rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, oltre che con interventi mirati ad aiutare le fasce più deboli della popolazione”.
“Nel Piano Strategico Regionale, il rafforzamento del sistema imprenditoriale ‘endogeno’ diventa condizione di successo dell’intero percorso programmatico prospettato per il decennio 20-30. Noi – ha detto ancora Bardi – abbiamo bisogno che le imprese crescano, che ci siano nuove imprese, abbattendo i muri all’ingresso – anche attraverso il cambiamento della macchina regionale che stiamo facendo – e che i giovani possano costruirsi il proprio futuro in Basilicata. Abbiamo bisogno di più imprese, anche per liberare questa Regione dal controllo asfissiante della burocrazia, della cattiva politica e del clientelismo. Più imprese significa più donne e uomini liberi, che non devono chiedere il ‘favore’ alla politica, ma devono pretendere dalle Istituzioni servizi, prestazioni, efficienza. Si tratta in altri termini di preparare il superamento dell’attuale ‘blocco sociale’, formatosi alla cultura della dipendenza dai trasferimenti di risorse dall’esterno e dal predominio dello stato, con un nuovo ‘blocco’, quello delle nuove generazioni che intende vivere del proprio lavoro. È un cambio epocale, generazionale, necessario”.
“Con buona pace di qualche commentatore della domenica, vorrei ricordare – ha concluso il presidente – che quando auspico che i giovani andati altrove a formarsi possano tornare in Basilicata, non mi riferisco al solito stantio tentativo di alimentare clientele locali, come nel passato, ma alla necessità di creare occasioni di lavoro stabili per questi giovani, che devono avere la possibilità di ‘scegliere’ la Basilicata. Non ricerca di favori, ma opportunità, diritti e doveri. E trasparenza nei comportamenti di tutti, etica ed estetica pubblica – a partire dagli amministratori – come ho più volte sottolineato. Io ci sono. Il mio impegno è esclusivamente per la mia terra. Non ho altri interessi. Ma serve il sostegno, il supporto e la spinta delle forze più dinamiche nella nostra bellissima Basilicata. Conto su di voi”.
Senatore Salvatore Margiotta, Capogruppo Pd in Commissione Lavori pubblici e comunicazioni: “In arrivo importanti finanziamenti, ora determinante l’efficienza di regione e amministrazione. Partecipino a bandi. Il centro sinistra sia opposizione costruttiva e competente. In gioco il futuro delle nuove generazioni”
(Potenza) “Intervenendo oggi al Convegno organizzato a Potenza da Confindustria Basilicata, ‘Motore Mezzogiorno, Ripartenza Italia’, brillantemente aperto dalla relazione del Presidente Francesco Somma, il Ministro Giovannini ha ribadito la priorità, nell’ambito del PNRR, del primo lotto dell’Alta Velocità Salerno-Reggio, e della Potenza-Battipaglia, programmate dal Governo Conte Bis, ed in particolare dal Mit, nel periodo in cui ho svolto il ruolo di Sottosegretario”. Lo dichiara in una nota il Senatore Salvatore Margiotta, Capogruppo Pd in Commissione Lavori pubblici e comunicazioni.
“Altri importanti finanziamenti, nel settore idrico, programmati nello stesso periodo, avranno l’approvazione definitiva nei prossimi giorni. Tra essi, opere che andranno a completamento degli schemi irrigui, attese da anni. Tutti interventi individuati dal Governo; ora si apre una fase importantissima in cui saranno il protagonismo, la capacità e l’efficienza della Regione anzitutto, e delle Amministrazioni locali, partecipando ai bandi che via via saranno esperiti, a determinare il flusso di ulteriori ingenti finanziamenti. Vedremo se la Regione sarà in grado di farlo”, continua Margiotta. “Il centro sinistra dovrà essere vigile, e svolgere fino in fondo il ruolo di opposizione costruttiva e competente. Non possiamo lasciare nelle
mani di nessuno i destini del nostro territorio, che nel prossimo quinquennio dovrà giocare un ruolo decisivo per il futuro delle nuove generazioni”, conclude il senatore.
Convegno Motore Mezzogiorno, consigliere regionale Marcello Pittella:”No a refrain inconcludenti dalla Regione. Si lavori”.
“Piano nazionale di ripresa e resilienza, piani di sviluppo, transizione ecologica e filiera dell’idrogeno sono alcune delle partite dirimenti per il futuro prossimo della Basilicata. Ed il governo regionale, al netto del solito refrain inconcludente che tanto piace recitare, deve andare non al rimorchio ma deve essere traino su questi asset.”
Lo dichiara il consigliere regionale, Marcello Pittella, a margine dell’iniziativa Motore Mezzogiorno promossa da Confindustria Basilicata.
“I flussi di investimento da soli non basteranno. É necessario – aggiunge Pittella – una lucida azione programmatoria ed un fermo indirizzo politico-istituzionale, sino ad oggi molto fioco se non del tutto assente, per raggiungere obiettivi reali e non lasciare che le opportunità che si presentano in questo tempo siano solo titoli e slogan, tra l’altro malamente interpretati. I ritardi registrati dal governo Bardi – continua Pittella – sul Piano Strategico Regionale (atto non nuovo o eccezionale ma dovuto) non possono più verificarsi, pena ricadute negative per la nostra Basilicata.
Mi auguro – continua Pittella – che lodevoli iniziative come quella voluta oggi da Confindustria siano da pungolo e stimolo per recuperare terreno su progetti a cui tanto abbiamo lavorato nella passata legislatura come le Zes, l’innovazione tecnologica, il piano sul dissesto idrogeologico, e che si inizi a lavorare seriamente nella consapevolezza che non ci sarà nessuno che lo farà al nostro posto, e neanche il passato basterà. Se non aiuta la memoria – conclude il consigliere – perché non supportata dalla conoscenza, sia di aiuto almeno uno scatto d’orgoglio. Dinanzi a target, tempistiche e risorse chiare indicate dal governo nazionale si faccia dunque uno sforzo di vera responsabilità.”
“Non è più il tempo dei buoni propositi. Questo è il tempo delle scelte. È positivo aver posto al centro la questione delle grandi transizioni che riguardano il nostro paese e la nostra regione. La transizione ecologica prima di tutto. Aver incentrato la propria relazione su idrogeno, chimica verde, energia è sicuramente un passo avanti. Allo stesso tempo va data centralità al tema del deficit infrastrutturale che ingabbia la nostra regione e ne frena lo slancio economico. La nostra è regione di grandi corridoi per persone e merci con la direttrice stradale e ferroviaria Salerno-Potenza-Taranto che deve essere integrata al corridoio verso la dorsale adriatica. Infine, la transizione digitale che deve partire dal recupero del divario sia tecnologico sia di