Martedì 30 novembre 2021 alle ore 19 al cinema 2 Torri di Potenza è in programma la proiezione di Credo in un solo padre, film denuncia sul tema della violenza domestica del regista ebolitano Luca Guardabascio.
«Il lungometraggio – racconta Guardabascio – partendo da una storia realmente accaduta in un paesino al confine tra la Campania e la Basilicata tratto dal libro di Ferruccio Michele Tuozzo “Senza far rumore”, èla sofferta preghiera che una donna recita per scongiurare l’ennesima violenza di un carnefice. E’ un grido di dolore, come quello di tutte le donne e le persone vittime di violenza».
Un omaggio a tutte coloro che subiscono soprusi di qualunque genere, con l’auspicio che certi fatti non accadano più.Un invito e uno stimolo per denunciare, denunciare e denunciare sempre.
La vita di una famiglia è punteggiata e sconvolta da crudi rituali di violenza domestica quotidiana. Giuseppe è un padre padrone. Violento. Dispotico. Feroce. Misogino. Omofobo. Nel paese nessuno vede. Nessuno sente. Nessuno parla. Ma tutti sanno. E così diventano tutti complici di quello squallore, della schiavitù imposta alle vittime degli abusi. L’indifferenza è più forte della loro coscienza. Quando Gerardo, giovane padre di famiglia emigra in Austria per guadagnare più denaro così da permettere una vita più agiata alla moglie e ai due figli, la donna e i bambini restano a vivere nella fattoria del suocero. Quest’assenza sarà l’inizio di un incubo.
Credo in un solo padre, attraverso il muto grido di dolore della sua protagonista, lancia una forte denuncia su un tema quanto mai attuale e prioritario della violenza sulle donne: basti pensare che sono 103 le donne uccise dall’inizio dell’anno; di queste, 87 in ambito familiare e affettivo.Un dramma sotto gli occhi di tutti, nelle mura di casa, sul lavoro, nella società. Che il film cerca di ricostruire, mostrando da un lato il dramma di una realtà familiare e sociale sconvolta da crudi rituali di violenza domestica quotidiana e dall’altra l’assordante silenzio del paese in cui tutti sanno e sono complici ossequiosi di quello squallore, del degrado, della schiavitù imposta alle vittime degli abusi da parte di un padre padrone onnipotente in casa, temuto e rispettato dalla comunità.
Coraggiosa e inedita la scelta di aver assunto per la realizzazione del film persone vittime di abusi e violenze nella crew tecnica.
Nel cast i lucani Anna Rita del Piano, che interpreta zia Filomena, moglie di zio Domenico, cui ha dato il volto, nella sua ultima interpretazione, un mostro sacro quale Flavio Bucci, scomparso il 18 febbraio 2020, e i fratellini Yuri e Sveva Rosa. Sveva interpreta Carmela Bianco, una bambina che vive nella masseria del nonno-padrone Giuseppe, interpretato da un eccellente Massimo Bonetti, con la sua famiglia, composta dalla mamma Maria, cui dà il volto Anna Marcello, vittima delle violenze del suocero, dal papà Gerardo, che emigra in Austria per lavoro, cui dà vita e anima il talentuoso Giordano Petri, dallo zio Ciriaco, uno strepitoso Claudio Madia, reso disabile dalle ripetute violenze del padre Giuseppe (interpretato da piccolo da Joshua Nathan Guardabascio), e dal fratello Rocco, l’adolescente Denis Tuozzo.Yuri, invece, interpreta, a inizio pellicola, il ruolo di Donato, figlio ribelle di nonno Giuseppe, affidato in età adulta a Francesco Baccini che ne ha curato anche la colonna sonora.Nel cast, oltre ai già citati interpreti, Lucia Bendia è la moglie di Donato; Danilo Brugiainterpreta nonno Giuseppe da giovane e Donatella Pompadour sua moglie Veronica; Chiara Primavesi è Carmela divenuta ormai ragazza; Francesca Cardinale, nipote di Claudia, è Ninetta Sbardella, una ragazza in gabbia costretta a subire le violenze dei fratelli che sogna di poter fuggire; Silva Bertocchi è Concetta; Luca Lionello è Eugenio Salzano, Maddalena Ischiale è Aba; Marc Fiorini il bisnonno; Roberto Ciufoliche lascia i panni del comico per dare volto a Alfonso Murano, personaggio non del tutto pulito che convince il marito di Maria a cercare fortuna all’estero per puro tornaconto personale; Maurizio Ferrini è il postino.
«Gli attori sono stati tutti bravissimi – racconta il cineasta –, e i bambini che hanno saputo dare a un film duro e crudo lampi di dolcezza e poesia, con una grandissima professionalità».
Nel finale un messaggio di speranza: dalla violenza si può e si deve uscire, con l’aiuto di tutti, come emerge dal finale in cui aleggia il sogno di un futuro migliore e viene lanciato un messaggio di speranza.