Grande successo questa sera nell’auditorium Serra di Cava del Sole per il concerto “Vengo anch’io, no tu no!” con Paolo Jannacci per il terzo appuntamento della Stagione orchestrale 2021-2022 dell’ICO Magna Grecia. Il figlio d’arte ha eseguito i titoli più celebri di un immenso repertorio, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal Maestro Domenico Riina, con Daniele Moretto alla tromba: in scaletta “Solaris”, “Musical”, “Faceva il palo”, “L’uomo a metà, “Io e te”, “Voglio parlarti adesso”, “L’armando, “Vincenzina e la fabbrica”, il medley con “La vita, la vita”, “Ci vuole orecchio” “Messico e nuvole”, e “Com’è difficile” e il gran finale con “Vengo anch’io”, il brano sicuramente più celebre e popolare di Enzo Iannacci, pronto a coinvolgere il pubblico in sala per le citazioni “No tu no” e “Perché no”. Bis struggenti quelli scelti da Paolo Iannacci, che ha reso omaggio a papà Enzo con “El purtava i scarp del tennis” e “Sfiorisci belfiore”.
Prima del concerto “Vengo anch’io, no tu no!” il cantautore Paolo Iannacci ha concesso un’intervista per SassiLive.
Paolo, qual è la canzone di suo padre alla quale è più affezionato? “La canzone è il brano con cui apro questo concerto con l’Orchestra della Magna Grecia, che si chiama Musical, del 1980, dell’album “Ci vuole orecchio”. L’album si doveva chiamare Musical poi è venuto fuori “Ci vuole orecchio”, che aveva una dirompenza assoluta e hanno cambiato tutto”.
E’ stato complicato scegliere i suoi brani e quelli di suo padre per formare la migliore scaletta per uno spettacolo come quello di questa sera a Matera? “No, anche perchè la maggioranza dei brani sono quelli di papà, ma anche quando lo facevamo con lui non era difficile trovare una mescolanza, perchè ci sono dei brani adatti al momento dello spettacolo e sono vicini al momento storico e umano della mia storia, di mio padre. C’è un momento in cui facciamo un brano di Tenco, che lui faceva dedicata a Luigi e io lo faccio dedicato a mio padre. Ci sono due-tre brani miei sparsi ma hanno una loro attinenza nel momento della scaletta. Faccio anche un brano di Sanremo, “Voglio parlarti adesso”, tra l’altro un’idea di Piero Romano, ed è inserito dopo “Io e te” un altro brano d’amore scritto in un periodo difficile, negli anni di piombo, un brano duro, una storia d’amore abbastanza dura e poi c’è un’altra storia d’amore, quella del terzo millennio”.
Torneresti a Sanremo? “Si, mi piacerebbe perchè Sanremo è l’elemento principe della comunicazione musicale italiana, è una bella kermesse, è un bel momento di visibilità, perchè no”.
Con l’Orchestra della Magna Grecia come si è trovato. “Ieri siamo stati a Taranto ed è andato tutto molto bene. L’Orchestra Magna Grecia è una splendida realtà e sono veramente rimasto impressionato dalla gentilezza dei partecipanti, anche dal punto di vista estetico musicale. Loro suonano in maniera professionale ma hanno anche tanta gentilezza visiva ma anche nel tratto musicale”.
Prossimo lavoro? “Ci sto ancora pensando per il titolo ma ci sto lavorando”.
Quale futuro per la musica italiana tenuto conto che ci sono diversi talent ma poi molti artisti si perdono strada facendo? “Ognuno deve fare quello che si sente, lo deve fare al meglio che può e con grande rispetto per se stessi e per gli altri. Non è che ci si può inventare da un momento all’altro artisti. Bisogna fare la gavetta, lo dico anche ai miei allievi, bisogna fare una propria esperienza personale che ti dà le basi su cui poter poi lavorare. Io prima di poter gestire anche una situazione del genere ho lavorato 20 anni. Poi uno ci può mettere 2 anni anzichè 20, perchè è vero ci sono talenti, però è importante che ci siano queste manifestazioni. Va bene i talent, va bene tutto, ci sono delle realtà splendide ma io ricordo sempre che non è una scorciatoia, anzi, è un trampolino che se hai delle lacune devi ricordarti di colmarle al più presto”.
A parte tuo padre quali sono stati i tuoi riferimenti nella musica italiana e internazionale? “E’ sempre stato all’inizio dal punto di vista internazionale mi sono sempre bilanciato tra la West Coast, quindi un elemento d’arrangiamento principe come quello di Quincy Jones e un altro grande produttore-arrangiatore come David Foster, per quanto riguarda il jazz sento tutt’ora Bill Evans, mentre una volta sentivo Calderazzo. Come mette giù le mani Bill Evans non c’è nessuno. Poi ascoltavo anche Armando Anthony Corea prima che diventasse un po’ troppo articolato. Al teatro Smeraldo l’ho ascoltato per la prima volta con la Electric Band ed è stato eccezionale con Frank Gambale, Eric Marienthal e Scott Henderson. Per quanto riguarda gli italiani Paolo Conte e Giorgia.
E un nome su cui potresti scommettere adesso? “I giovani sono tutti molto bravi tecnicamente ma per la smania di bruciare le tappe, che l’abbiamo avuta tutti, ci si perde un po’ per strada, però penso ai Pinguini Tattici Nucleari, loro hanno cercato di dare una forma particolare alla loro musica e al loro modo di concepire la musica e quindi loro secondo me sono bravissimi”.
Michele Capolupo
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Nella fotogallery www.SassiLive.it Paolo Iannacci durante le prove per il concerto all’auditorium Serra di Cava del Sole e il live
Biografia
Diventa un musicista professionista dal 1988. Vanta collaborazioni con grandi artisti, citandone alcuni: Dario Fo, Paolo Conte, Chico Buarque, Ornella Vanoni, Claudio Bisio, Massimo Ranieri, J-Ax e soprattutto il padre Enzo di cui ha prodotto tutti i dischi dal 1994 al 2013.
Tra le onorificenze più importanti: Targa Tenco: 2002 (miglior canzone italiana “Lettera da lontano”), 2004 (miglior canzone italiana “L’uomo a metà”), 2005 (migliore album ” Milano 3-6-2005″).
Nell’ambito del jazz ha pubblicato gli album strumentali: “Notes” 1999, “Tape 1” (2004), “My Tangos” (2005), “Trio” (2008), “Allegra” (2013) “Hard Playing (2017).
Ha scritto per Mondadori “Aspettando al Semaforo”, l’unica biografia di Enzo Jannacci che racconta qualcosa di vero (2011)