La sfida dell’equilibrio fra progresso e sostenibilità a partire dalle riflessioni che Leonardo Sinisgalli ospitava sulle pagine della rivista “Civiltà delle Macchine” è stata al centro del seminario “Sinisgalli ieri e oggi: chimica, industria e ambiente” organizzato nei giorni scorsi dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli e dall’Università degli Studi della Basilicata a Potenza nell’Aula Magna dell’Ateneo lucano, a due anni dall’ultimo appuntamento sinisgalliano in presenza prima della pandemia. Obiettivo del seminario è stato quello di analizzare l’evoluzione del dibattito sui temi energetici e lo sviluppo industriale fra gli anni ’50 e l’oggi, partendo dal volume La chimica in «Civiltà delle macchine» di Leonardo Sinisgalli (Osanna Edizioni 2020) a cura di Maurizio D’Auria e Francesco F. Summa, che raccoglie gli articoli della rivista della Finmeccanica dedicati proprio a questi temi.
L’incontro, moderato dalla prof.ssa Brigida Bochicchio, è stato aperto dai saluti del prof. Fabrizio Caccavale in rappresentanza del Magnifico Rettore dell’Università della Basilicata, del Presidente della Fondazione Sinisgalli, Mimmo Sammartino, del Direttore del Dipartimento di Scienze, Roberto Teghil, di Antonio Candela per la Bcc Basilicata, socio sostenitore della Fondazione, della prof.ssa Maria Teresa Imbriani, rappresentante dell’Ateneo nel Cda della Fondazione. Da parte di costoro è stata messa in risalto la necessità di far dialogare scienza e umanesimo, tecnica e creatività, manualità e ingegno, divulgazione e ricerca estetica, proprio come faceva Leonardo Sinisgalli, in virtù di quell’approccio alla complessità e alla globalità del sapere da cui non si può prescindere per fronteggiare le sfide attuali, come quella tra sviluppo e salvaguardia dell’ambiente.
Come ha evidenziato il prof. Maurizio D’Auria (Università degli Studi della Basilicata) nella sua relazione, le basi di queste problematiche venivano poste proprio negli anni in cui nasceva la rivista “Civiltà delle macchine”, quelli della ricostruzione post bellica del nostro Paese, intrisi di un ottimismo incondizionato verso il progresso, e per nulla consapevoli delle conseguenze sul paesaggio e sulla salute che la veloce crescita industriale avrebbe potuto determinare.
Lo stesso approccio che un decennio dopo si ritrova a Taranto, dove l’inaugurazione del più grande impianto siderurgico d’Europa venne celebrata con toni trionfalistici, salvo generare sin da subito il malcontento della popolazione per il riversamento delle polveri sulla città. Per mitigare il problema, negli anni ’70 venne chiamato un paesaggista a progettare la realizzazione di collinette artificiali che fungessero da barriera sia per il vento che a livello visivo. Solo più avanti e per un caso fortuito, ha ricostruito nel suo intervento Vittorio Esposito di ARPA Puglia, si scoprì che quelle collinette erano state realizzate con i rifiuti dell’impianto siderurgico, trasformandosi in una vera e propria discarica a cielo aperto, di cui nessuno si era curato, e generando un impatto irreversibile sul paesaggio.
L’importanza di gestire le problematiche ambientali in fase di insorgenza e non di emergenza, passando da una gestione centralizzata dei grandi istituti a quella delle “sentinelle dell’ambiente” sui singoli territori, è stata al centro della relazione del prof. Luigi Campanella, Emerito presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, che ha così evidenziato la necessità di un cambiamento culturale nell’approccio a tali problematiche.
Nella relazione del prof. Luciano D’Alessio (Università degli Studi della Basilicata) è stata invece la cultura delle immagini a intrecciarsi alla chimica attraverso un viaggio estetico lungo i decenni: dalle illustrazioni che campeggiano sulla rivista “Civiltà delle Macchine”, in cui le apparecchiature chimiche vengono umanizzate, passando per gli scatti realizzati nell’impianto siderurgico di Taranto, dove a farla da padrone è la potenza del fuoco, a quelli di una fonderia di epoca greco- romana di cui resta ancora traccia in Calabria, fino ad arrivare al volo degli uccelli studiato per elaborare la teoria della complessità, con la quale il nostro Giorgio Parisi ha vinto il Premio Nobel per la fisica, e alle carte assorbenti di Leonardo Sinisgalli, la cui irregolarità può essere descritta non attraverso la geometria euclidea ma quella frattale.
Il tema dell’approvvigionamento energetico e di come questo possa conciliarsi con la riduzione delle emissioni attraverso una spinta verso le fonti rinnovabili, ma anche il dibattito su rischi e benefici del nucleare e sulla nuova strada segnata dall’idrogeno, è stato infine affrontato dal prof. Antonio D’Angola (Università degli Studi della Basilicata), anche alla luce degli obiettivi indicati dalla recente Cop26 di Glasgow e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.