Padre Basilio Gavazzeni: “Lettera di elogio all’Ospedale di Matera”. Di seguito il testo integrale.
All’Ospedale di che cosa si può scrivere se non di Ospedale, e dell’Ospedale che ti ospita. Tristi e inaccettabili le chitarronate denigratorie che di tanto in tanto lo investono. Sono stato portato qui, defedato e senza respiro, il pomeriggio di sabato 9 gennaio. Al Pronto Soccorso il dottor Coniglio e i collaboratori mi hanno assicurato il supporto più dosato di fratello Ossigeno e i farmaci più efficaci. A sera mi hanno ricoverato nel reparto di Pneumologia. Persone care mi hanno garantito che ero “attenzionato”. è probabile, ma non è mia pretesa. Odio i privilegi. Chi credo d’essere? Ho imparato a provvedere a me stesso e a non suonare mai invano il campanello. Si pensi agli altri! Così, ho visto attenzionatissimo, il mio compagno di stanza, un novantenne d’Irsina con poco fiato, ma come una quercia. Quanto accudito il brav’uomo! Due giorni di cura hanno consentito che venissi spostato nel Reparto di Chirurgia dove c’è una dislocazione di Geriatria. Non posso che essere grato al personale per il servizio ricevuto, grato sia ai medici sia ai più umili inservienti. Bello vedere il dottor Costantino passare con lunghe falcate per i suoi corridoi, osservando, soppesando, tutto controllando con minime parole. L’elogio è d’obbligo, senza alcuna volontà di captatio benevolentiae, senza piaggeria. Purtroppo si vorrebbe che l’Ospedale fosse un eldorado della cura risolutiva anche davanti all’impossibile. E poi ci si esercita in confronti con realtà sanitarie di altrove osannate come migliori. Insostenibile e ingiusto atteggiamento! Grazie, Ospedale di Matera, per quel che sei essenziale alveare della cura, vero presidio contro il male fisico. Grazie per la dovizia di farmaci che dispieghi con puntualità e senza risparmio. Il cibo che provvedi è abbondante e buono. Il personale, talora in affanno, è giovane e stupendo per igiene e correttezza. Da pochi si potrebbe sollecitare più cortesia e accortezza. Può capitare che il silenzio notturno sia rotto da alcune voci squillanti che richiamano al soccorso, ma altri procede per i corridoi con il passo più felpato. Il degente è centrato su di sé e sulla propria salute. Giustissimo, ma nessuno deve pretendere di insediarsi qui con mille voglie. Esistono anche gli altri, quelli che soffrono di più, quelli che muoiono fra sussurri e grida. Si muore anche in Ospedale, ma soprattutto si guarisce. È una maison de Dieu a suo modo colma di preghiere, nonostante le apparenze secolari. Non è il kitsch religioso sparso qua e là da devoti che santifica l’Ospedale. È il dolore e il combattimento per la vita nei quali gli inferi non possono affondare i loro denti, per dirla con Charles Baudelaire. Viva l’Ospedale di Matera. E di nuovo grazie agli uomini e alle donne che lo reggono.
Nella foto Padre Basilio Gavazzeni (foto www.SassiLive.it)