“Ecco perché Draghi sarà eletto Presidente della Repubblica e il pendolo della politica riporterà l’asse al centro”. Di seguito le riflessioni del cittadino bernaldese Pinuccio Rinaldi.
Ancora una volta sarà Renzi, una volta uscito dal centrosinistra, determinerà il risultato delle elezioni presidenziali.
Nella geografia politica pre-voto, infatti, egli dovrà scegliere in quale area collocarsi. Considerato che come già detto è ormai fuori dalla sinistra, e ritenendo il Movimento 5 Stelle un partito in estinzione, causa la futura riduzione del numero dei parlamentari e soprattutto perché privi di progetto politico (tutti i temi con i quali sono nati sono stati abbandonati) e perché anche privi di leadership (Conte-Di Maio-Grilllo-Di Battista) e poi perché da partito anti sistema sono diventati di sistema, però senza essere strutturati per operare nel sistema.
Considerando anche che le restanti sigle politiche dimoranti a sinistra sono ininfluenti per consistenza, dovrà quindi collocarsi a destra, ed in questa collocazione di area, offrirà il suo pacchetto di voti che sarà determinante per l’esito elettivo del Presidente della Repubblica
Considerato che la liturgia politica del processo di votazione prevede che sia il partito maggioritario ad indicare il nominativo da eleggere, ne consegue che la destra proporrà il nome di Berlusconi.
Questo passaggio obbligato offre occasioni irripetibili sia a Renzi che a Berlusconi.
Al primo perché, offrendo la sua dote determinante di voti si ascriverà il merito di aver fatto eleggere il Presidente della Repubblica e gli permetterà anche di mettere a frutto la conseguenza che questo evento determinerà, come vedremo più avanti.
Con questa offerta Berlusconi si troverà a dover scegliere tra un risultato certo ed uno incerto. Quello incerto è quello della sua elezione a Presidente della Repubblica perché se è vero che con i voti di Renzi esiste la certezza del numero è anche vero che non esiste la certezza dell’urna.
Il risultato certo, invece, sarà quello che otterrà se rinuncerà alla sua candidatura (sfruttando l’occasione dei veti ripetuti da Letta e dai ritornelli provenienti da sinistra circa la divisibilità che genera il suo nome) e indicherà Draghi come candidato da votare per la figura del Presidente della Repubblica (a cui nessuna forza politica potrà opporre il veto). Questo passaggio lo porrà nella condizione inoppugnabile di essere l’uomo politico capace di rinunciare ad un interesse privato a favore di quello della Nazione e a confermare per l’ennesima volta di essere il politico capace di individuare le migliori risorse necessarie all’Italia (cosa già avvenuta in precedenza con lo stesso Draghi alla comunità europea) e di ottenere così la completa riabilitazione della sua figura politica.
Quando questo passaggio avverrà produrrà un ulteriore risultato politico più generale, che è quello di produrre la pacificazione delle tifoserie politiche e la chiusura di un periodo caratterizzato da battaglie su molti fronti.
Berlusconi, pago del risultato ottenuto e conscio della propria anagrafe e della propria condizione sanitaria (ha disertato tutti gli appuntamenti giudiziari) si ritirerà dalla politica attiva e conseguentemente determinerà la fine di Forza Italia come compagine politica.
Quest’ultimo evento consentirà a Renzi di riappropriarsi dei consensi dimoranti in quell’area, confermando anche una vecchia profezia dello stesso Berlusconi che ebbe a dire “se non fosse di sinistra sarebbe il mio erede”.
Eletto così Draghi presidente della Repubblica, l’attuale governo dei migliori si troverebbe a dover scegliere se continuare ad essere tale facendo continuare a vivere il governo in carica, oppure partecipare al futuro governo dei saggi (perché di saggezza bisogna parlare). Questa saggezza vorrebbe che nel contesto di pandemia ancora esistente e nello stringente obbligo di realizzare tutti gli impegni sottoscritti con la comunità europea di modifiche normative e costituzionali e di opere strutturali, tutti partecipassero ad onore questi impegni, indipendentemente da chi andrà a sostituire Draghi alla presidenza del consiglio dei ministri.
Sostituzione che Draghi opererà nel segno del pragmatismo, a cui ci ha dimostrato di essere legato (nella sua funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri) ha commissariato tutti i partiti slegandosi dalla logica politica) e conferirà l’incarico a chi ha dimostrato piena rispondenza a questo criterio – Giorgetti titolare del dicastero del MISE – il quale ha già realizzato tutti gli impegni sottoscritti. Questa nomina otterrà il doppio risultato, quello di desalinizzare la Lega (che così non sarebbe più contrastata in Europa) e quello di garantirsi l’efficienza necessaria all’opera del governo.
Con Draghi presidente della Repubblica l’Europa ed il mondo economico e diplomatico si sentirebbero garantiti dall’immutabilità della posizione dell’Italia in tutti i contesti.
Con il governo dei saggi, a cui nessuna forza politica si dovrà sottrarre, l’Italia tornerebbe ad essere a pieno titolo quella nazione che la storia del dopo-guerra ha certificato.
In questo modo il pendolo della politica porterà al 2023 il nuovo scenario politico che vedrà la nascita dell’area di centro, che sarà l’area politica capace di stabilizzare il sistema, e che come prima detto, la storia ha certificato possibile e positivo.