Piattaforma per il trattamento dei rifiuti a La Martella, il consigliere comunale di Matera Civica, Pasquale Doria, segnala altri buoni motivi per ripensarci.
Di seguito la nota integrale.
Ripensamenti in corso? Magari.
Pare stiano maturando concrete possibilità che l’ipotesi di realizzare una piattaforma per il trattamento dei rifiuti lontano dall’area della discarica in contrada La Martella. E’ la nuova e spinosa questione che in questi giorni è tornata ad agitare i sonni dei residenti del borgo, e non solo, dall’ormai lontano 1994. La loro volontà non può essere ignorata.
Con le loro proteste, un altro tentativo lo avevano sventato nella scorsa legislatura. Alla fine, si disse di no.
Se dovesse comunque andare in porto l’intenzione comunicata nei giorni scorsi dall’attuale maggioranza, non è detto che i vecchi proponenti non si attivino per una ricorso e relativa richiesta di danni. Del resto, i privati avevano già acquistato il suolo a suon di denari dal Consorzio industriale e ottenuto anche una serie di via libera utili a partire, per cui in via Moro non sembri strano se a livello legale c’è già chi è in vigile attesa.
Sfugge, tuttavia, un altro aspetto rispetto agli altri segnalati con dovizia di particolari nei giorni scorsi, a partire dalle questioni più squisitamente ambientali. Il Consiglio comunale ha recentemente approvato il nuovo regolamento urbanistico che definisce il contesto urbano del borgo La Martella con una sigla, “T1”. Significa che è classificato in tutto e quale tessuto urbano non diverso da quello dei centri storici, nel caso specifico ai Sassi di Matera. Ma una ingombrante piattaforma per il trattamento dei rifiuti come vicina di casa quanto è compatibile con il riconoscimento di una vicenda storicamente in grado di raccontarsi ben oltre i confini regionali?
Appendice non secondaria. Il nostro ente locale si è dotato di un Osservatorio ambientale.
Esercizio pleonastico? Oppure, è necessario confrontarsi con questa realtà in cui gli attori istituzionali e civili in esso rappresentati potranno dire la loro?
Nessun impianto è perfetto, del tutto sicuro, oppure esentato a priori da possibili guasti e avarie. Il dubbio è naturalmente lecito. Non meno utile è fare tesoro di esperienze passate riconducibili a realtà presenti sul territorio, limitrofe all’abitato. Nonostante le ripetute istanze della comunità, sollecitazioni da parte di associazioni e di singoli cittadini, ancora oggi il discorso non è chiaro per quanto riguarda il cosiddetto cementificio. Si produce solo cemento?
Che dire, ancora oggi si può contare unicamente su un monitoraggio condotto dall’azienda. Pochino.
Un precedente da tenere a mente. Per la ragione che non si è mai arrivati a pronunciare una parola definitiva sul tipo d’impatto ambientale, la ricaduta a carico del suolo. Quanto sappiamo da fonti terze, ovvero quanto è esteso sul territorio l’ombrello di polveri sottili, di particolato spalmato dalle correnti d’aria a carico di una vasta zona in cui sono riposte buona parte delle nostre migliori speranze, il Parco della Murgia e dintorni?
Ad ogni modo, inutile demordere. I materani vengono da lontano, le radici sono profonde e sanno che nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte ci sarà sempre un’alba nuova, un nuovo giorno che ci riguarderà da vicino almeno fino a quando il libero esercizio del controllo democratico consentirà di confrontarci per il bene della comunità.