Io come Luce sono cresciuta nei crepacci della vita dove, alla fine, è tutta questione di sliding doors”.
Così oggi Ambra Angiolini parla di sé come del suo personaggio ne “La notte più lunga dell’anno”, il bel film, dall’anima sperimentale, rarefatta, di Simone Aleandri girato a Potenza fuori concorso al Torino Film Festival e ora in sala dal 27 gennaio con Vision.
Stiamo parlando della notte più lunga dell’anno, quella tra il 21 e il 22 dicembre (solstizio d’inverno), una notte magica con il sole che tramonta intorno alle 16.30 e sorge all’indomani alle 7.30. All’interno di questa lunga notte, quattro storie senza troppa speranza si intrecciano e si sfiorano in una piccola città di provincia (Potenza) dove le luci natalizie sembrano essere dappertutto. C’è un politico (Massimo Popolizio) che ad un passo dalle elezioni, che dovrebbero confermarlo, scopre che sta per essere arrestato. Nella seconda storia invece una cubista non giovanissima (Ambra Angiolini), che vive con un padre impossibile e malato (Alessandro Haber), ha deciso di cambiare vita,, stufa del suo lavoro. C’è poi un ragazzo (Luigi Fedele) coinvolto in una relazione con una donna molto più grande, la sua ex professoressa, e tre ventenni molto annoiati e senza ambizioni in cerca di emozioni forti a bordo di un modernissimo carro funebre. Non ultimo c’è lo sguardo pacioso di Sergio, un anziano benzinaio che vive nella stazione di rifornimento aperta tutta la notte e che ha come unico amico il suo cane. “Quando ho letto la sceneggiatura – dice ancora Ambra all’Ansa reduce dal teatro con “Il nodo”, una storia di bullismo, e nel cast de la serie tv “Le fate ignoranti” di Ozpetek – ho capito che quello che era successo a Luce sarebbe potuto accadere anche a me, perché in qualche modo è una donna molto moderna che cerca naufragi”. Popolizio sottolinea: “Il mio personaggio è un po’ un democristiano del Sud e non un democristiano veneto. E chi se ne intende capisce che voglio dire”.