Con 131mila ettari di superficie irrigabile, quasi il 14% dell’intera superficie agraria-forestale, la Basilicata si trova ad affrontare il problema dell’estensione dell’irrigazione come elemento essenziale di sviluppo. In dettaglio le aree suscettibili di irrigazione sono concentrate per più di un terzo nel Metapontino (48mila ettari tra fascia litoranea e pre-litonarea e terrazzi interni), nell’area Ofanto (32mila ettari), Alto Agri (8mila) e schemi minori interni (13mila) . Da questi dati prende le mosse il nuovo incontro-dibattito promosso dalla Cia-Agricoltori a Potenza per domani giovedì 28 (ore 15) in modalità remota sul tema “Agricoltura intensiva, aree irrigue e cambiamenti climatici”. I lavori prevedono, dopo l’introduzione del presidente Cia Matera Giuseppe Stasi, interventi di M. Greco (Unibas, facoltà ingegneria), C. Mennone (Alsia – Asd Pantanello-Bernalda), C. Marcucci (direttore bonificazione – Regione Umbria), G. Musacchio (amministratore Cdb Basilicata), B. Dirollo (dip. Sviluppo Agro-alimentare e Territorio Cia), N. Stolfi (Gruppo 183 esperto in materie ambientali e climatiche). Coordina i lavori Donato Distefano, Cia e componente esecutivo Anbi.
La nostra regione – sottolinea la Cia – possiede una grande risorsa non ancora sfruttata utilmente ed integralmente che è rappresentata dalla notevole disponibilità stimabile in un miliardo di metri cubi/anno di acqua. I limiti della utilizzazione di questa risorsa sono strettamente legati alla delimitazione delle zone suscettibili d’irrigazione. Di qui le proposte di piani per l’utilizzazione delle acque dell’Ofanto, dell’Agri, del Sinni, del Cavone, del Bradano e Basento La necessità di realizzare grandi invasi, in conseguenza dei sempre più cresciuti fabbisogni di acqua per uso agricolo, potabile ed industriale, offre anche un decisivo contributo all’antico problema delle sistemazioni e conservazione del suolo. Invasare acqua nei serbatoi significa anche moderare le piene ed eliminare la causa principale dei “disturbi” dei corsi di acqua e nei terreni che attraversano. Per queste ragioni – spiega Donato Distefano – è opportuno tener presente che la spesa generalmente elevata per realizzare gli invasi riesce a produrre benefici e positivi effetti anche sulla conservazione del suolo e sulla conservazione del suolo e sulla corretta regolazione dei flussi idrici. Il problema degli invasi e della reperibilità dell’acqua è così dibattuto e di così grande attualità ed importanza per Basilicata e Puglia che deve trovare una necessaria risoluzione di globale finanziamento sia pure ripartito in un periodo di tempo proporzionato alle crescenti necessità delle due regioni. In questa ottica agricoltura, ambiente e territorio sono i capisaldi di una nuova strategia di sviluppo e di benessere per la Basilicata. Al centro della strategia il coinvolgimento delle aziende agricole quali presidi sul territorio che possano mettere in campo la propria profonda conoscenza delle zone interessate e garantire all’occorrenza servizi agro-meccanici e di manutenzione locale. Per la Cia la riqualificazione fluviale si attua attraverso ii contratti di fiume e di paesaggio e l’istituzione alla Regione di un “tavolo permanente di gestione dell’acqua” per uso irriguo. Altro fattore che sarà approfondito è quello del cambiamento climatico che ha determinato negli anni lunghi periodi di siccità con effetti anche pesanti sulla disponibilità di dighe ed invasi.
L’area del Metapontino – dice il presidente Cia Matera Giuseppe Stasi – è dal punto di vista climatico una delle zone più felici d’Europa. Continuiamo a sollecitare di concentrare gli sforzi perché sorga un’agricoltura fortemente specializzata con tendenza all’ortofrutticoltura i cui prodotti vengono esportati nel Nord Europa che non può produrre le nostre primizie i nostri frutti di qualità se non in serra a costi elevati. E’ evidente che un’agricoltura irrigua e competitiva va accompagnata da studi di mercato.
Altri dati diffusi dalla Cia: 3653 aziende agricole assuntrici di manodopera per 32550 lavoratori dipendenti e 2milioni 900 mila giornate lavorative l’anno a cui aggiungere 8110 lavoratori autonomi più circa 10mila familiari per un totale di oltre 4 milioni di giornate lavorative l’anno.