Nel corso di una cerimonia, organizzata stamani al teatro Stabile di Potenza, in occasione del Giorno della memoria, dalla Prefettura, in collaborazione con il Comune e l’Unicef, la “Medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti” è stata consegnata ai parenti dei militari Giuseppe Carmine Petrocelli, Antonio Sabia e Vincenzo Talucci.
“Una giornata importante, è un dovere di tutti ricordare il significato del 27 gennaio di 77 anni fa – ha detto il prefetto di Potenza, Michele Campanaro – così come è un dovere ricordare il significato delle leggi raziali del 1938.
Di seguito il report integrale e le foto dell’evento.
In un teatro Stabile gremito di ospiti, si è celebrata la Giornata della Memoria alla quale hanno preso parte il Prefetto di Potenza Michele Campanaro, il Sindaco di Potenza, Mario Guarente, la presidente dell’Unicef Basilicata Angela Granata, gli assessori alle Politiche giovanili – Pari opportunità e alla Pubblica istruzione, rispettivamente Vittoria Rotunno e Alessandra Sagarese, l’arcivescovo di Potenza – Marsico Nuovo – Muro Lucano, monsignor Salvatore Ligorio, il vicepresidente della Giunta regionale, Francesco Fanelli, il presidente della Provincia di Potenza Rocco Guarino, le autorità militari e civili, oltre a una delegazione di studenti. Dopo l’inno nazionale e una performance di Manola Rotunno su un testo di Primo Levi, il video-messaggio dell’assessore alla Memoria della Comunità ebraica di Roma, Massimo Finzi, ha aperto la serie di saluti istituzionali e interventi. Per il sindaco Guarente è stato importante ricordare come “il 27 gennaio sia stato scelto come ‘Giorno della Memoria’ perché anniversario della liberazione di Auschwitz – Birkenau da parte delle truppe russe. Confesso di aver dormito poco questa notte pensando a cosa significhi questa giornata e ho riflettuto su come l’iniziativa che insieme a Prefettura e Unicef abbiamo organizzato, sia rivolta soprattutto ai più giovani, giovani come una ragazzina di 13 anni che lavorava nel 1943 in una fabbrica di munizioni, munizioni che poi sarebbero servite per uccidere, e per uccidere persone anche a lei molto care. Quella bambina raccontò della ‘Marcia della morte’ con la quale 50.000 persone, con i piedi piagati, attraversarono le pianure polacche innevate per essere rinchiuse nei campi di concentramento. Quella bambina però lesse in quel drammatico pellegrinaggio la trasformazione da ‘Marcia della morte’ a ‘Marcia della Vita’, un monito per le nuove generazioni certamente a non ripetere quei tremendi orrori, ma anche un’occasione per riflettere e apprezzare quanto di buono oggi si ha a disposizione. Quella ragazzina si chiama Liliana Segre”. L’assessore Rotunno si è soffermata sul particolare “dei capelli rasati ai prigionieri, tonnellate di capigliature che venivano usate per fare coperte, in un tragico riciclo, quasi a voler perpetuare per sempre quel regime di morte, che da un lato copriva chi veniva ammassato nei campi, e dall’altro scopriva un sistema nel quale anche i capelli diventavano elemento di un drammatico destino. La cancellazione dell’umanità difronte alla quale però non possiamo e non dobbiamo arrenderci, anzi il cui ricordo dobbiamo trasferire alle generazioni che si affacciano alla vita. E’ sempre più necessario che l’infanzia veda i propri diritti garantiti”. L’assessore Sagarese ha spiegato come “la conoscenza e il ricordo sono strumenti per vincere l’indifferenza e per battersi sempre e comunque in difesa della vita umana. E allora quali migliori interlocutori se non gli studenti in questa giornata. I giovani devono essere protagonisti del loro tempo, partecipi della vita sociale e politica della loro città, attori e testimoni del presente, di ogni giorno. Ogni essere umano è depositario di eguali e inviolabili diritti, senza alcuna discriminazione, e ai giovani va chiesto di applicare questo assunto nella quotidianità, rendendolo un principio guida delle loro esistenze. Lo studio, la cultura, il confronto, l’ascolto, costituiscono la ricchezza più grande e lo strumento più forte per costruire il futuro migliore che gli stessi ragazzi devono collaborare a creare, generando una coscienza collettiva, sempre più improntata alla tolleranza, all’apertura, alla composizione dei conflitti, al riconoscimento dei diritti, alla difesa della libertà”.