“C’è l’impegno da parte degli assessori regionali Fanelli e Leone a richiedere ufficialmente la possibilità di consentire la caccia al cinghiale in tutti i periodi dell’anno e per raggiungere questo risultato nei prossimi giorni verrà proposta al Consiglio regionale l’approvazione di uno specifico ordine del giorno da sottoporre al vaglio delle assemblee di tutte le Regioni italiane per far modificare la leggenazionale in un momento di emergenza sanitaria”. E’ quanto fa sapere il presidente dell’Associazione regionale allevatori di Basilicata, Palmino Ferramosca, che a Potenza ha incontrato, assieme al direttore Giuseppe Brillante, i due esponenti della Giunta regionale di Basilicata per un confronto sull’emergenza legata alla peste suina africana. Una malattia virale, altamente contagiosa,molto spesso letale, che non si trasmette all’uomo, ma che colpisce esclusivamente i suini ed i cinghiali i quali ultimi sono i principali trasmettitori. Individuato un focolaio anche in Italia, ad inizio anno è stata riscontrata su alcune carcasse di cinghiali trail Piemonte e la Liguria. Per combatterla non esiste alcuna cura ovaccino, il timore della sua diffusione ha indotto già alcuni Paesi extraeuropei a bloccare le importazioni di carni e salumi da tutto il territorio italiano. “Nella riunione i due assessori si sono detti pienamente consapevoli del grave rischio per la nostra suinicoltura,sia commerciale che sanitaria, – ha aggiunto Ferramosca – e concordemente hanno individuato che il principale intervento da dover realizzare, per evitare la catastrofe, è quello di incidere in maniera determinante sulla diminuzione del numero dei cinghiali presenti nelle nostre aree”. “Gli assessori hanno anche datomandato all’ufficio regionale veterinario ed all’Ara Basilicata –ha spiegato Brillante – di predisporre insieme ad una puntualerelazione sui rischi della peste una verifica e valutazione dei costiper dotare gli allevamenti suinicoli lucani, con particolareattenzione a quelli condotti allo stato brado o semibrado come quellidel suino nero lucano, degli strumenti di biosicurezza che possanoimpedire l’introduzione del virus della peste”. Quella del suinonero lucano è una razza molto ben adattata al territorio ed alle condizioni climatiche ed ambientali e per la sua rusticità in grado di essere allevata all’aperto ed indirizzata alla vita pascolativa anche in aree marginali. Proprio per queste particolarità le carni sono particolarmente ricercate specie per produrre i tipici salumi lucani: la salsiccia pezzente della montagna materana (presidio SlowFood), la salsiccia a catena di Cancellara, l’annuglia di Laurenzana, la soppressata e tanti altri. L’intero patrimonio zootecnico suinicolo e di biodiversità rischia di venire annullato dall’avanzare della peste suina africana “Come Ara abbiamo chiesto alla Regione – ha continuato Brillante – la necessità di misure tempestive per creare una barriera sanitaria con il coinvolgimento di tutti ed attivare un monitoraggio continuo ed un processo di informazione e di allerta su tutto il territorio. Il primo intervento operativo, indispensabile, è procedere immediatamente ad un drastico depopolamento degli animali selvatici,in particolare del cinghiale. L’altro fronte importante su cui intervenire con urgenza è relativo all’implementazione degli strumenti di biosicurezza negli allevamenti suinicoli e principalmente la doppia recinzione per gli allevamenti all’aperto.Non ultimo, è opportuno, come fatto già da altre regioni, – ha concluso il direttore dell’Ara Basilicata – attivare un nucleo di coordinamento regionale per la prevenzione e la sorveglianza della peste suina africana che possa indicare ed applicare le ulteriori misure di contrasto sulla base di quanto previsto dal Piano di Sorveglianza Nazionale e dalle indicazioni provenienti dal territorio”.
Gen 28