Programmazione europea 2021-2027, Summa (Cgil): “Dalla Regione Basilicata un silenzio preoccupante. Necessario un confronto urgente”. Di seguito la nota integrale.
“Al netto degli incontri interlocutori avvenuti con le competenti Autorità di Gestione circa un anno fa, nel corso dei quali Cgil, Cisl e Uil Basilicata hanno strasmesso una serie di proposte articolate e complete su ciascun obiettivo di policy, a oggi nulla è dato sapere su quanto avviene in materia di programmazione europea in Basilicata”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Con la notifica ufficiale il 17 gennaio scorso da parte dell’Italia all’Unione Europea del proprio accordo di partenariato – spiega Summa – è possibile cominciare a presentare i programmi regionali relativi al nuovo ciclo di programmazione europea 2021-2027. L’esplicita indicazione da parte del dipartimento di Coesione della presidenza del Consiglio dei ministri è che i programmi vengano notificati entro giugno 2022 affinché la Commissione Europea possa approvarli entro dicembre. Il rischio è che qualora l’approvazione slittasse oltre il 2022, andrebbero perse tutte le risorse relative al 2022 e parte di quelle per il 2021.
È evidente – prosegue il segretario – come sarebbe necessaria una attività negoziale permanente tra i componenti del partenariato per giungere alla definizione di un programma regionale condiviso e che parta dall’ascolto delle esigenze, dei fabbisogni, delle esperienze e che tenga conto del contributo di tutti. Lo stesso per ciò che attiene la convocazione da parte della Regione dei comitati di sorveglianza relativamente al Fondo sviluppo e coesione per il prossimo settennio. L’Fsc ha un ruolo di complementarietà fondamentale rispetto ai programmi 2021-2027 e alle missioni e componenti del Pnrr, potendo risultare strategico rispetto alla copertura di spese che vengono escluse ai sensi delle regole europee nell’uso dei fondi Sie e Pnrr. Le risorse del Fsc potrebbero coprire le spese di manutenzione stradale non finanziabili tramite Pnrr o fondi Sie oppure le spese in gestione corrente per il personale educativo e scolastico da inserire negli investimenti del Pnrr su nidi e scuole dell’infanzia.
Onde evitare la dispersione di risorse – aggiunge Summa – o peggio, la loro erogazione a pioggia in maniera inefficace, è fondamentale avviare quanto prima il confronto, con una particolare attenzione su alcuni temi fondamentali. C’è la questione dell’investimento sulle strategie territoriali: l’Europa prevede coalizioni locali che promuovano una progettualità integrata sui temi della rigenerazione territoriale, integrando le risorse del Fesr con quelle del Fse+. Come viene declinato questo tema all’interno del Por Basilicata? La Regione ha definito su quali aree interne e urbane investire? Con quali misure? Con quali tempi e modalità di selezione verranno effettuati i bandi?
C’è un tema prioritario che riguarda l’occupazione dei giovani – sottolinea il leader della Cgil lucana – a cui finora, nonostante le tante risorse investite, a partire da Garanzia Giovani, non si è riusciti a trovare risposte efficaci. La stessa Comunità Europea ha evidenziato la necessità di un forte coordinamento tra istituzioni pubbliche in materia, affinché si garantisca una programmazione integrata sul tema. Considerati anche gli obblighi di concentrazione tematica (almeno il 12,5% di risorse del fondo FSE+), è evidente che la Regione debba definire misure di sistema che non possono essere che il frutto di una serrata concertazione, con una particolare attenzione ai cosiddetti “sotto target”, problema particolarmente presente per la Basilicata, ovvero quelle fasce di giovani con profili formativi e professionali poco appetibili per il mercato del lavoro, su cui occorre investire per l’accrescimento delle conoscenze e delle competenze.
La regola della concentrazione tematica – avverte Summa – vale sul tema dell’inclusione, su cui dovranno essere investite almeno il 25% delle risorse FSE+, con misure esplicitamente disegnate sui “target” e non su generiche categorie di “svantaggiati”: impostazione quanto mai adeguata per il contesto lucano, su cui sono presenti enormi fasce di povertà, materiale ed educativa, ed esiste ancora una platea vastissima di beneficiari di misure di sostegno al reddito su cui è fondamentale intervenire con progetti specifici. Lo stesso vale per i migranti, a cui vanno dedicate misure non solo di accoglienza bensì anche di integrazione socio-lavorativa.
C’è, infine, il tema, non ultimo per importanza, della creazione di occupazione di qualità. È evidente come ormai la creazione di posti di lavoro non sia condizione sufficiente per affermare che una misura abbia avuto successo. Occorre guardare anche la qualità dell’occupazione creata: la tipologia di contratto, il salario, le misure connesse, la formazione. Il problema del “lavoro povero” o precario è una realtà devastante, soprattutto nella nostra regione, dove finisce per influire profondamente sulla qualità di vita di migliaia di giovani che non sono messi nella condizione di progettare la propria esistenza su basi solide.
Gli incentivi alle imprese non bastano né per creare né per stabilizzare il lavoro – conclude Summa – occorre un contesto di accompagnamento e monitoraggio continuo, quale l’Osservatorio Mercato del Lavoro, esistente sulla carta ma mai riunitosi, per misurare concretamente gli impatti delle misure. Ogni misura varata, a partire dal piano Gol, di cui a oggi siamo ancora agli incontri interlocutori, dovrà contenere forti condizionalità sul tema occupazionale, a partire dai giovani e dalle donne, queste ultime sempre in grande difficoltà di partecipazione al mercato del lavoro lucano. Torniamo, quindi, a ribadire, la necessità di un confronto convocato in tempi stretti, onde evitare l’ennesimo spreco di ingenti risorse senza alcuna reale ricaduta sulla condizione di vita dei cittadini lucani”.