Mercoledì 2 febbraio 2022 al Cinema Guerrieri (ex Cinema Comunale) Matera per la rassegna Il cineclub è in programma il film “Titane” di Julia Ducournau (Francia/Belgio, 2021)
Orari: 17:30 – 19:35 – 21:40
Posto Unico: 5 euro.
Sinossi
Alexia, una placca di titanio nel cranio, è una lap dancer e serial killer con un’attrazione fatale per il metallo. Incinta di una Cadillac,
cambia i connotati e trova rifugio da un comandante dei pompieri convinto di aver ritrovato il figlio scomparso. Prove generali di
cult: un amplesso motorizzato, una mattanza durante un’orgia, una rianimazione a ritmo di macarena, una serata danzante in
caserma. Appunti per un nuovo sguardo, potentissimo: una giovane regista che usa muscolarmente la sua opera seconda come
palestra steroidale per testare visioni e possibilità. Un film imperfetto se cerchiamo compiutezza narrativa o la rassicurazione delle
riflessioni organiche, ma la sua forza sta altrove: sono schegge di idee in un lavoro incurante dei suoi continui azzardi e anomalie,
che mescola il body horror metallico dei Tetsuo di Tsukamoto con la sensualità del thriller e l’ambiguità del dramma famigliare.
Ma Titane è già oltre sé, sono note sparse sul passato prossimo e un work in progress di qualcosa che vedremo nel futuro. Nel
presente, il film è quello che dice e che fa con i corpi. Titaniche le performance di Rousselle e Lindon, due sfide al corpo, alle sue
concezioni e funzioni. Lui, palestrato prossimo alla terza età, mentre si fa l’ennesima iniezione per gonfiare i muscoli ammette la
sconfitta: «Sono vecchio». Lei, un corpo espanso, una mostruosità fluida che terrorizza il conforto dei generi (come gender e
come genre), la vecchia carne che si spezza dando vita a una neonata umanità mutante. Titane è un film che ci dice che il corpo
degli uomini è finito, mentre quello delle donne è senza limiti.
Comincia come uno psyco thriller, prosegue come un cyber horror, per andare poi a impastoiarsi in un mélo familiare ad alta carica
di sofferenza. La protagonista, da bambina ferita (in ogni senso) a causa di padre sgarbato e anaffettivo, diventa serial killer e auto
dancer (fa la lap in un motor show) e, eliminati finalmente i genitori, fugge. In panni maschili, si fa “riconoscere” da un comandante
dei pompieri devastato dalla scomparsa, dieci anni prima, del figlio, e fatto di steroidi. Ma Alexia (che ha una placca di titanio nel
lobo destro del cranio) nel frattempo è rimasta incinta dopo un amplesso con una Cadillac, e la gravidanza non è semplice, con
ferite dalle quali sanguina olio. Non è legittimo interrogarsi sulle trame degli horror; e l’assemblaggio di pezzi di Titane, il secondo
lungometraggio di Julia Ducournau e Palma d’oro a Cannes 2021, potrebbe anche funzionare, se il tutto non fosse troppo
ambizioso, narcisistico e modaiolo. Se alla base c’è Cronenberg (eccome! Con tutto il cyberpunk), alla superficie c’è Winding Refn,
con il suo luccicore freddo. Ma Ducournau non acchiappa né il dolore (profondo, carnale, non metallico) del primo, né l’ironica
freddezza del secondo. Perché in mezzo c’è il femminile e il suo riscatto (revenge movie), e con questi la confusione di genere
(plauso al ballo degli allegri pompieri, se il ridicolo non è, come sospetto, involontario), l’ambiguità che ci devasta ma potrebbe
salvarci, la ricerca di affetto. Il tutto in veste chic molto francese e autocompiaciuta, che tiene a distanza chiunque non si faccia
stupire da una provocazione confusa, velleitaria, ricercata a tavolino.