“I Ministeri e gli Enti locali hanno e avranno un ruolo decisivo nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tutti ne sono coscienti a partire dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e della maggior parte dei componenti del Governo”.
Lo dichiarano il Segretario Nazionale Ugl Autonomie, Ornella Petillo e il Segretario Nazionale FP, Alessandro Di Stefano, sottolineando che “nonostante tale consapevolezza, si continua a portare avanti una narrazione diffamante, anche nei confronti dei lavoratori che hanno in carico l’attuazione i processi lavorativi a livello centrale e locale. Il Ministro Brunetta persevera in una retorica controproducente, come avveniva in passato quando apostrofava la categoria quale insieme di fannulloni, ora prendendosela con i lavoratori che sono in smart working. Le parole sono importanti e hanno il loro peso per le modalità e per come vengono espresse. Continuare a sparare sul dipendente pubblico è sbagliato e fa molto male al Paese . Se in un momento così importante della storia economico e sociale del Paese, dove anche la politica si è stretta compatta attorno al Capo dello Stato, continuare a denigrare i lavoratori della Pubblica Amministrazione significa erodere alla base il progetto attuativo della ripresa. Sollecitiamo una riflessione sulla sfida di lavoro che hanno dovuto affrontare i dipendenti delle Regioni, dei Comuni delle Province negli ultimi due anni di emergenza sanitaria nel far fronte alle situazioni di difficoltà delle persone, dove la prossimità dei servizi erano l’unico strumento di salvezza. La pandemia ha messo alla prova la capacità di reazione degli enti locali che si poggiano soprattutto sulle spalle dei suoi impiegati che a, fronte della crescita di responsabilità e compiti nel corso dell’ultimo decennio hanno perso più del 30% del proprio organico”. Infine “il lavoro agile non è una concessione, ma una diversa modalità di lavoro che si basa soprattutto sulla capacità di programmare e pianificare, responsabilità che è in capo alla dirigenza, spesso non all’altezza di tale compito scaricando sui lavoratori carenze di efficienza lavorativa”, conclude Petillo.