Nei Digital Maturity Indexes (Desi) elaborati dal Politecnico di Milano, il nostro Paese è fra gli ultimi classificati in Europa. È vero, c’è stato nel biennio 2020/’21 un grande slancio ‘popolare’ di affidamento al’ digitale’ con 150 milioni di pagamenti gestiti tramite PagoPa, 170 milioni di fatture elettroniche alla pubblica amministrazione, quasi 13 milioni di credenziali Spid , 8 milioni di download dell’App Io e 10 di Immuni, eppure siamo entrati nella crisi del Covid-19 ancora al quart’ultimo posto in Europa per livello di digitalizzazione (25 su 28), capitale umano e lavoro digitale, connettività, integrazione delle tecnologie, servizi pubblici digitali all’interno delle regioni.
Si può immaginare, dunque, un divario digitale nazionale sommato ad altri divari socio-economici che investono diverse regioni, oltre quelle meridionali. Sono nove le regioni con un punteggio superiore alla media italiana (50), sette del Nord e due del Centro: Lombardia, Lazio e Provincia di Trento sono le regioni più “digitali” con punteggi intorno a 57. Sotto la media italiana, si collocano tutte le regioni del Mezzogiorno e tre del Centro-Nord (Veneto, Valle d’Aosta, Umbria). La Basilicata prende in coda un punteggio di 27 sopra la Calabria, ultima a 18 punti.
Come riuscire a migliorare il posizionamento digitale italiano e regionale nel breve periodo? Servono gli interventi strutturali previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) come potente ‘fattor comune’. Il Piano dedica a iniziative di digitalizzazione oltre 65 miliardi di euro nelle sue sei missioni (ben di più dei 40 miliardi di euro della sola missione 1, specificamente dedicata alla transizione digitale).
Ma il meccanismo virtuoso deve produrre effetti cumulativi! Decisivo è raccordare il Pnrr con gli altri piani strategici, specie il Piano nazionale ICT, coordinare le risorse disponibili per la trasformazione digitale e collegare il centro con le periferie, le esigenze di breve con quelle di lungo periodo. L’idea è di una Regione che si attivi e trasformi in linguaggio ed infrastruttura digitale l’immagine di un ecosistema che rafforzi le opportunità di sviluppo economico e di integrazione sociale, in sinergia con un Patto per il lavoro e per il clima di livello regionale. Un quadro chiaro e definito di scelte ineludibili per rendere il digitale propulsore straordinario dei processi economici (sviluppo della capacità produttiva ICT-based, dell’economia della conoscenza); dei processi sociali (capacitazione all’esercizio della cittadinanza digitale, supporto ai processi di comunità ed alla produzione di beni comuni); dei processi istituzionali ed amministrativi (servizi di e-government, identità digitale, framework di interoperabilità, semplificazione istituzionale ed amministrativa, servizi associati, servizio informativo territoriale (Sit), ecc.).
Contemporaneamente, i diversi servizi già attivati, ma molto frammentati e disomogenei, richiedono una gestione tecnica e specialistica che l’Amministrazione regionale da sola non può garantire più (dovendosi concentrare, più propriamente, sulla programmazione delle politiche e sulla gestione dei processi di spesa).
Da più parti, incluso il mondo sindacale, si rivendica un modello organizzativo innovativo, di straordinaria efficacia con una gestione pubblica più specializzata tecnicamente che centralizzi e razionalizzi l’insieme delle funzioni e dei servizi dell’agenda digitale regionale.
Un nuovo soggetto agenziale, in house, catalizzatore e reset organizzativo della transizione digitale nella regione, permettendo di concentrare ed attuare strategie di management efficaci.
Piani digitali allo stato insussistenti ed improbabili senza la costituzione di un polo ICT pubblico non ostile al mercato; anzi, interlocutore e sollecitatore di formule creative, con soggetti privati e del terzo settore.
L’agenzia diventa un qualificato ed autonomo centro di imputazione capace di realizzare, mettere a sistema tutta la programmazione regionale per la società dell’informazione, sia sul profilo delle infrastrutture che dei servizi e delle procedure di e-government.
Sulla base di indirizzi e controlli cogenti degli organi politici regionali è auspicabile un puntuale e stringente Contratto di Servizio che detti le condizioni generali di erogazione delle funzioni, le modalità per assicurare il raccordo tecnico-organizzativo e operativo delle performances informatiche assicurate.
Oltre a prevedere, cosa di non poco conto, il passaggio delle risorse umane alla nuova società in house rivenienti dalle precedenti esperienze di ricorso all’esterno. Un recupero di grande valore sociale e di giusta continuità tecnico – professionale, assicurata da figure inserite in un nuovo, più moderno contesto aziendale, arricchito da una più articolata ed elevata dotazione organica. Nel quadro di una originale sperimentazione di livello meridionale della transizione digitale curata da una regia regionale che guarda al futuro.
Vincenzo Tortorelli, Segretario Generale UIL
Giancarlo Vainieri, responsabile Centro studi sociali e del lavoro UIL